Dune Prophecy: recensione della serie tv spin-off di Dune
Dune Prophecy non regge il confronto con la saga cinematografica di Villeneuve a causa del poco tempo a disposizione che non rendono giustizia alla mitologia e ai giochi di potere
Se vi approcciate a Dune Prophecy perchè siete fan della saga cinematografica di Villeneuve e sperate di ritrovare le stesse atmosfere e una storia simile, rimarrete delusi. Ma la serie di Diane Ademu-John e Alison Schapker è più una finestra nello stesso universo narrativo, sulla mitologia di Herbert, ma con le sue differenze. Ambientato più di 10000 anni prima la nascita di Paul Atreides, Dune Prophecy approfondisce la figura delle Bene Gesserit e di come in un mondo devastato dalla guerra, ma ancora bagnato dall’acqua, le sacerdotesse hanno tirato i fili del destino di un intero Impero.
Indice
Trama – Dune Prophecy, la recensione
Le Bene Gesserit, figure già fondamentali nella saga di Dune e chiave di lettura dell’universo letterario di Frank Herbert, sono qui fondamentali. Ne seguiamo le orme dal momento in cui la gerarchia muta e la sorellanza diventa più forte che mai. Queste donne, infatti, costituiscono una fitta rete di informatrici la cui facciata è quella di essere semplici consigliere, donne educate alle regole sociali, colte e argute, ma nella realtà le Bene Gesserit vengono formate ed addestrate alla veggenza e nel leggere i più piccoli segnali del corpo umano alla ricerca di bugie, quelle stesse bugie con cui è poi facile manovrare i potenti a cui vengono affidate come consigliere.
Questo è il piano di Valya Harkonnen (interpretata da una sempre magnetica Emily Watson) che vuole ampliare la sorellanza tramite discepole ambiziose e pronte all’azione con l’obiettivo di far sedere una delle Sorelle sul trono. Questo è solamente il punto di partenza di Dune Prophecy che è ambientato in un momento di forte tensione. Una guerra disastrosa tra gli esseri umani e le macchine ha visto i primi uscire vincitori e una nuova gerarchia politica in cui la famiglia Atreides è stata coperta di gloria mentre quella degli Harkonnen è stata bandita, considerati traditori. Valya e sua sorella Tula hanno il sogno di ribaltare un tale destino.
L’inevitabile confronto con la saga cinematografica – Dune Prophecy, la recensione
Dune Prophecy è una serie estremamente ambiziosa. Inevitabilmente si scontra con la saga cinematografica e non ne esce vincitrice, ma è anche uno scontro poco equo. I film di Villeneuve godono di tutti i privilegi che hanno i blockbuster e, banalmente, un budget che permette al comparto tecnico e sonoro di essere eccelso. Dune Prophecy non ha le medesime possibilità, ma fa quel che può. Esteticamente, quindi, è molto meno maestoso, ma richiama ad un tipo di fantascienza classica fatta di luoghi chiusi e austeri, veicoli tondi e grigi, costumi poco elaborati, ma molto eleganti. Insomma Dune Prophecy fa quel che può con quello che ha, e questo gli riesce molto bene.
Se da una parte il confronto è inevitabile, dall’altra la serie non gode nemmeno del pregio di inserirsi in un universo narrativo già conosciuto poiché è ambientato troppo indietro nel tempo per potersi permettere di saltare delle spiegazioni o di dare delle cose già per scontate. L’ambizione sta anche nel voler raccontare molto in poco tempo. In appena sei puntate, infatti, viene raccontata una guerra e le sue ripercussioni, le origini di due famiglie, ma anche una nuova gerarchia e tutte le ripercussioni politiche che essa porta con sé. È difficile concentrarsi sulla lore e sul world building quando si ha la necessità di presentare personaggi completamente nuovi e di dettagliare il loro arco narrativo, ma è praticamente impossibile farlo in appena sei ore.
In conclusione – Dune Prophecy, la recensione
Questo rende Dune Prophecy meno affascinante, troppo superficiale per colpire davvero nel segno a causa di una mitologia complessa che ha bisogno del suo tempo per essere assimilata. Ed è un gran peccato perché la scuola per diventare Bene Gesserit e il loro compito nell’Imperium avrebbe meritato molto di più. Ad essere degno di nota è l’impegno di Emily Watson, un’attrice che non ha bisogno di conferme che è riuscita a creare un personaggio solido lì dove la sceneggiatura era carente con i suoi modi severi, l’espressione impenetrabile, un rigido codice morale e un’ambizione che non può essere ostacolata da nulla.
Dune Prophecy ha le sembianze di un prodotto secondario che non riesce ad inserirsi nel franchise cinematografico a cui appartiene a causa del poco tempo a disposizione, di un budget limitato, ma soprattutto per la scelta di ambientare una storia che accade troppi anni prima gli eventi raccontati in Dune.
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- La mitologia delle Bene Gesserit
- L'interpretazione di Emily Watson
Lati negativi
- Il poco tempo a disposizione non rende giustizia alla mitologia, agli scontri politici e ai giochi di potere