Squid Game 2: recensione del kdrama di Netflix

La totale mancanza d'inventiva e una sceneggiatura pigra che ricalca la prima stagione in tutto e per tutto rendono questa seconda stagione di Squid Game una delusione

Se dovessimo definire Squid Game con una sola parola quella che sceglieremo sarebbe senz’altro atipico. É atipico il processo con cui è venuto alla luce, un’idea che bazzicava da molto tempo nella mente del regista e sceneggiatore Hwang Dong-hyuk che ha trovato terreno fertile solamente su Netflix e con una distribuzione globale; è atipica la risposta che ha ricevuto, specialmente nel mercato occidentale e in particolare in America dove, dopo Parasite, hanno aperto uno spiraglio alle produzioni coreane. Ma, soprattutto, è atipico il suo percorso.

Squid Game è nata con l’intento ben preciso di denunciare la società sudcoreana che abbandona a loro stessi le persone più povere, gli emarginati, i malati che, per tentare di sopravvivere, sono obbligati a richiedere prestiti che non riusciranno mai a ripagare. Il mercato nero degli organi e degli strozzini, però, sono il male minore. Dietro ai giochi mortali ci sono degli spettatori ricchi ed annoiati il cui hobby è vedere morire ed uccidersi fra di loro persone che reputano dei rifiuti umani. E la prima stagione ci era riuscita magnificamente. La domanda quando è stata annunciata la seconda stagione era solo una: cos’altro ha da aggiungere ad un discorso che, se non fosse per il finale aperto, sarebbe concluso?

Indice

La trama, in breve – Squid Game, la recensione

Squid Game

Squid Game. Siren Pictures Inc.

Il finale della precedente stagione ci aveva lasciato con un Seong Gi-hun che deve scegliere se salire su un aereo per ricongiungersi con la sua famiglia oppure se restare a Seoul e dare la caccia alle persone che ci sono dietro i giochi. Da una parte la possibilità di vivere una vita tranquilla, con il ricco montepremi che gli garantisce uno stile di vita che poteva solamente sognare, ma sarebbe stata anche una vita fatta di sensi di colpa e di ingiustizia. Come si può andare avanti sapendo che quello che è successo a lui e ai suoi compagni continua ad accadere ad altre persone?

Il Seong Gi-hun (Lee Jung-jae) della seconda stagione non è più l’uomo allegro e (per quanto possibile) sereno che è entrato nei giochi. Da sognatore e giocatore d’azzardo a giustiziere, Seong Gi-hun sceglie di restare in Corea e usare il montepremi per onorare la memoria dei suoi compagni morti durante i giochi, aiutando le loro famiglie ed escogitando un piano per fermare l’associazione dall’interno.
Qual è questo piano? Chiedere di poter partecipare di nuovo, farsi impiantare un microchip in un dente e avere un piccolo esercito comandato dal poliziotto Hwang Jun-ho (Wi Ha-joon) pronto ad intervenire. Peccato che Front Man sia più astuto di lui e scopre il microchip. Seong Gi-hun si ritrova quindi a rivivere lo stesso incubo.

Mancanza d’inventiva – Squid Game, la recensione

Squid Game 2 1

Squid Game. Siren Pictures Inc.

Ritorniamo al punto di partenza anche noi spettatori e, come Seong Gi-hun, riviviamo una serie già vista. E questa è la grande pecca di Squid Game: tutto sa di vecchio. Questa seconda stagione manca d’inventiva. Le uniche cose cambiate sono i giochi – a parte Un, due, tre, stella! con l’iconica bambola – e un comparto tecnico molto più curato grazie ad una regia più autoriale e una fotografia che si prende qualche libertà artistica.

Riportare Seong Gi-hun nella stessa arena con altri personaggi è come rivedere la prima stagione, ma senza l’effetto novità. Le dinamiche di potere, i rapporti che si creano tra i giocatori, perfino la presenza del giocatore 001 che in realtà è una figura importante all’interno della creazione del gioco sa di già visto. Passato l’effetto novità, quel che rimane è una copia sbiadita di una storia che era migliore. Perfino i personaggi richiamano con i loro caratteri e comportamenti i compagni di Gi-hun della precedente edizione.

Un messaggio che si perde a favore del facile consenso – Squid Game, la recensione

Squid Game 3

Squid Game. Siren Pictures Inc.

La ripetitività degli eventi impedisce anche all’arco narrativo di Seong Gi-hun, così entusiasmante sulla carta, di brillare. Un gran peccato vista anche l’ottima interpretazione di Lee Jung-jae che è pronto a portare il suo personaggio ad un altro livello, bloccato però da una sceneggiatura pigra. A sorpresa, è il personaggio di Salesman (interpretato da un bravissimo Gong Yoo) che riesce a ritagliarsi il suo spazio e a posizionarsi un gradino sopra gli altri. Anche con il poco spazio concessogli, Salesman è un ottimo specchio riflesso di Gi-hun e di come sarebbe potuto diventare.

A causa della scelta facile di andare a colpo sicuro facendo leva sul successo della prima stagione, ad essere di minor presa è anche la critica al capitalismo e all’individualismo che perdono valore a favore di una serie che ormai ha tutte le sembianze di una macchina per far soldi facili. Un messaggio che si è già affievolito con il reality show a lui dedicato, quella parodia grottesca di Squid Game: la sfida, ma che con questa seconda stagione si va a totalmente a perdere.

 

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Squid Game 2

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Il comparto tecnico è migliorato rispetto alla scorsa stagione
  • Le interpretazioni continuano ad essere un punto di forza della serie

Lati negativi

  • La sceneggiatura pigra che rovina il messaggio originale
  • Non c'è veramente nulla di nuovo, tutto sa di già visto

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