Il Gattopardo: recensione della serie tv Netflix

L'adattamento per Netflix de Il Gattopardo è un melodramma storico non molto riuscito a causa di una sceneggiatura spesso superficiale.

Adattare Il Gattopardo è una scelta ardita, specialmente se a farlo è una piattaforma streaming nel 2025. Ma dopo la scommessa vinta con Cento anni di solitudine, Netflix ci prova ancora una volta e sceglie di adattare per il piccolo schermo il capolavoro della letteratura italiana Novecentesca di Tomasi di Lampedusa, adattato già per il grande schermo nel 1963 da Luchino Visconti, film che è diventato un pilastro della storia del cinema nostrano.

La serie tv scritta da Richard Warlow e Benji Walters ha quindi un importante fardello sulle spalle: non deve solamente confrontarsi con due mostri sacri – uno letterario, l’altro cinematografico -, ma deve anche parlare al pubblico di oggi. O almeno queste sono le intenzioni della serie che vuole, senza snaturare l’opera originale, aprire un varco tra la storia di una famiglia nobile ai tempi di Garibaldi e dell’unione d’Italia e lo spettatore odierno. Intenzioni che non sono rispettate pienamente a causa del voler essere contemporaneo anche se la storia narrata non si presta ad altre interpretazioni.

Indice

La diversa percezione dei personaggi – Il Gattopardo, la recensione

Il Gattopardo

Il Gattopardo. Indiana Production, Moonage Pictures.

Ci sono racconti che non parlano allo stesso modo in diverse epoche, ma che catturano il pubblico che quegli eventi li hanno vissuti sulla loro pelle. È il caso dell’opera di Tomasi di Lampedusa, ambientata nel 1860, che racconta l’unione d’Italia e l’arrivo di Garibaldi in Sicilia attraverso gli occhi di una nobile famiglia, i Salina, guidata dal principe Fabrizio – detto anche il gattopardo, interpretato da Kim Rossi Stuart – che non riesce ad integrarsi con la società che sta cambiando attorno a lui.

Nell’opera originale, Fabrizio è un uomo moralmente ed intellettualmente superiore per via del suo status sociale. Tomasi di Lampedusa lo ha sempre descritto come un rappresentante di un’intera classe sociale che, sebbene i soldi e il prestigio, si ritrova impotente a dover subire dei cambiamenti più grandi di loro. Un personaggio che, agli occhi di uno spettatore odierno, sembra più arrogante e sbruffone di quel che voleva essere in origine. Se negli anni Cinquanta, quando il libro è stato pubblicato, un personaggio aristocratico si eleva al di sopra di tutte le altre classi sociali e veniva
considerato un faro di speranza, una guida; ora viene visto solamente come un privilegiato.

Una delusione cocente – Il Gattopardo, la recensione

Il Gattopardo.

Il Gattopardo. Indiana Production, Moonage Pictures.

La percezione differente dei personaggi è ancor più palese in Don Calogero Sedara (Francesco Colella), il sindaco di Donnafugata. Di umili origini, ha ribaltato la propria posizione sociale grazie all’abilità politica e al carisma guadagnandosi la posizione che occupa. Nell’opera originale, Sedara appariva un personaggio subdolo, un arrivista che vuole sedere tra i nobili senza esserlo, ma guardato con gli occhi di oggi si fa più il tifo per lui che per il gattopardo.

Il Gattopardo di Netflix cerca di far tutto, ma non riesce ad arrivare (quasi) a nessuno. La colpa è di una sceneggiatura che non colpisce, che non va in profondità e che strizza l’occhio allo stile da soap opera. A differenza di Cento anni di solitudine che racconta la storia così com’è, senza sentire la necessità di contestualizzarla nel periodo attuale, e curandola in ogni sua parte, Il Gattopardo si sforza per dimostrare qualcosa che non è: una storia che è invecchiata male. Non si ha la stessa percezione quando si legge il romanzo, né quando si guarda il film di Visconti, ma lo si pensa quando ci si approccia alla serie tv.

Cambiamenti da accogliere – Il Gattopardo, la recensione

Il Gattopardo 2

Il Gattopardo. Indiana Production, Moonage Pictures.

Ad essere un cambiamento piacevole – ma anche qui, non è completamente riuscito – è il tempo maggiore riservato ai due personaggi femminili più importanti. Angelica Sedara e Concetta Corbera di Salina (rispettivamente Deva Cassel e Benedetta Porcaroli) hanno più visibilità rispetto al tempo dedicato loro nell’opera originale.

Sebbene siano più risolute, il loro ruolo rimane quello di supporto del protagonista attorno al quale gravitano. Anche in questo caso, però, una sceneggiatura scritta in maniera superficiale non le fa spiccare come dovrebbero. Ad essere di pregio, invece, sono i costumi e le scenografie che arrivano lì dove la sceneggiatura non riesce.

 

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Il Gattopardo

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Le scenografie e i costumi
  • Alcuni cambiamenti apportati all'opera originale sono positivi, come dare maggior spazio ai personagi femmini...

Lati negativi

  • Al contrario, la volontà di rendere la storia appetibile al pubblico di oggi risulta forzata, quasi stridente
  • La sceneggiatura è spesso superficiale e strizza l'occhio alla soap opera

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