Sconfort Zone: recensione della nuova serie di Maccio Capatonda

Maccio Capatonda esce dalla comfort zone della sua comicità abituale confrontandosi con una serie all'apparenza più convenzionale ma con momenti esilaranti e qualche colpo di genio. Su Prime Video.

Dal 20 marzo è disponibile su Prime Video Sconfort Zone, la nuova serie di e con Maccio Capatonda. Una “serie seria”, come recita il claim, in cui il comico, pur restando ben saldo ai toni della commedia, mette da parte la sua vena più nonsense e le sue maschere più iconiche in favore di una storia pseudo-autobiografica non solo più vicina al personaggio di Maccio ma anche al suo interprete, Marcello Macchia, alle prese, qui, con una terapia psicoanalitica sperimentale per ritrovare la creatività perduta.

Tornato alla ribalta proprio su Prime grazie a LOL e, successivamente, al film Il migliore dei mondi, l’autore di Italiano medio e Omicidio all’Italiana si riconfronta così con la serialità a più di dieci anni di distanza dall’esperimento televisivo di Mario. Nel farlo, questa volta, si ispira a titoli seriali recenti e – almeno secondo i suoi standard – più tradizionali come Sono Lillo e Vita da Carlo, mettendo in scena (una versione romanzata di) se stesso e la propria crisi creativa. Una parabola – scritta assieme a Alessandro Bosi, Mary Stella Brugiati e Valerio Desirò – intelligente e a tratti esilarante che riesce a essere, tra pregi e difetti, curiosa e anomala come il suo protagonista.

Indice:

Trama – Sconfort Zone recensione

Maccio Capatonda, alias Marcello Macchia, confessa, in un’intervista, di essere in piena crisi creativa. Sente di non avere più idee e i suoi personaggi storici, da Padre Maronno a Mariottide, cominciano a stargli veramente stretti. Tutto cambia però quando fa la conoscenza di un luminare della psichiatria, il dottor Arnaldo Braggadocio (Giorgio Montanini), che gli propone una terapia sperimentale per uscire dalla sua comfort zone, affrontare le sue paure e ritrovare, finalmente, la sua creatività.

Per cominciare dovrà fingersi per una settimana malato terminale in una clinica, immedesimandosi in quel ruolo fino a sperimentare un’esperienza di pre-morte. A quel punto sarà pronto per affrontare tutte le sue più grandi paure in “prove” settimanali sempre più assurde e incomprensibili, da quella di far prendere tutte le sue decisioni professionali a uno sconosciuto a quella di fare a botte, fino a quella di tradire la sua compagna Miriam (Francesca Inaudi). Riuscirà così Maccio a ritrovare la propria creatività e, soprattutto, a non mandare a rotoli la sua vita pubblica e privata?

Sconfort Zone recensione

Sconfort Zone. Banijay Italia

Terapia d’urto

Nel panorama cinematografico (e seriale) nostrano Maccio Capatonda è sempre stato un ufo. Un oggetto strano e difficilmente catalogabile capace, nel tempo, di adattare la propria vena comica e surreale a prodotti sempre differenti e dal sempre più ampio respiro. Dai finti trailer degli esordi fino ai film veri e propri Macchia ha infatti saputo, negli anni, mantenere (quasi) intatte tutte le sue peculiarità. Una costante, questa, che sembra non fare eccezione nemmeno quando il comico si confronta con un format già consolidato, trovando nella serialità da piattaforma l’occasione per ri-mettersi in gioco (e in scena) in modo originale e, come sempre, spiazzante.

Ultima di una serie di titoli che, da Io sono Lillo a Vita da Carlo (ora su Paramount +), mettono al centro della narrazione la vita pseudo-autobiografica di comici e attori di successo alle prese con versioni iper romanzate di sé, Sconfort Zone è infatti al contempo una nuova sfida per Maccio Capatonda e la messa in abisso di quella sfida stessa. La storia di una crisi creativa e del bisogno di superarla rompendo i soliti schemi e cercando, nel farlo, di non tradire se stessi.

Sconfort Zone recensione

Sconfort Zone. Banijay Italia

Una “serie seria”

Sarebbe fin troppo facile, e probabilmente sbagliato, a questo punto, dire che Sconfort Zone sia la serie della maturità di Maccio Capatonda. Sicuramente però è quella in cui l’autore, inevitabilmente, mette da parte il suo ingombrante personaggio per dare spazio, a modo suo, a se stesso, ai suoi dubbi e alle sue paure, riuscendo a reinventarsi per l’ennesima volta. Proprio dalle paure e dal bisogno di affrontarle, mettendosi ancora una volta in gioco, prende infatti piede una vicenda dove i confini tra realtà e finzione sfumano allo stesso modo in cui si sfaldano quelli tra generi e toni differenti.

Il risultato è così una serie che, pur non distanziandosi radicalmente da quello che la circonda o l’ha preceduta (a partire dalla presenza di comici e comedian ormai noti anche al pubblico della piattaforma, come il trio di amici composto da Edoardo Ferrario, Gianluca Fru e Valerio Lundini), mantiene intatto lo sguardo peculiare del suo autore.

Sconfort Zone recensione

Sconfort Zone. Banijay Italia

Un’anomalia seriale

Uno sguardo, quello dietro a Sconfort Zone che, pur tenendo a bada le derive più surreali e paradossali della comicità del suo interprete principale, riesce a essere originale anche in situazioni già viste. Una prova seriale che, a prima vista, potrebbe sembrare il tentativo di normalizzare un personaggio imprendibile ma che riesce a essere, al netto di difetti più o meno evidenti (certe sequenze inserite quasi a forza, tempi comici non sempre perfetti), un’anomalia anche per prodotti seriali oramai ben codificati.

Un’odissea tragicomica in sei episodi da trenta minuti circa l’uno, fatta di citazioni più o meno imprevedibili (dall’immancabile Ritorno al futuro a Non è la Rai) e personaggi sopra le righe, che gioca con la sua stessa irrisolutezza (l’ironia su un finale un po’ tirato via) e riesce a divertire in un modo diverso da quello in cui l’autore ci ha sempre abituato, anche a costo di spiazzare o straniare il suo pubblico.

Sconfort Zone

Voto - 7

7

Lati positivi

  • La serie affronta in maniera originale ed esilarante la crisi creativa del suo autore
  • Virando, almeno in parte, verso territori più realistici Maccio Capatonda dimostra la sua capacità di reinventarsi continuamente, sperimentando forme di comicità sempre nuove

Lati negativi

  • La parabola del protagonista sembra rimanere (seppur consapevolmente) irrisolta
  • Alcune sequenze non sono gestite al meglio e non sempre i tempi comici funzionano

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