The Last of Us 2: come la seconda stagione ha già superato la storia del gioco

La seconda stagione di The Last of Us si prepara già ad accogliere alcuni cambiamenti rispetto al gioco

Negli ultimi anni, gli appassionati di videogiochi hanno ricevuto vere e proprie gemme grazie ad adattamenti di altissimo livello. Serie come Castlevania e Arcane su Netflix hanno fissato nuovi standard, seguite poi dall’arrivo di The Last of Us, che ha ulteriormente alzato l’asticella. La prima stagione ha lasciato il segno, raccontando una storia potente e disturbante, tra clicker terrificanti e riflessioni sul lato oscuro della natura umana. Dopo un finale mozzafiato – che i fan del videogioco già conoscevano da anni – non restava che attendere con impazienza il seguito.

Ora che la seconda stagione è finalmente qui, possiamo iniziare a esaminare come The Last of Us – Parte II sia stato adattato per il piccolo schermo. Rispetto al primo capitolo, il secondo videogioco ha generato molte più discussioni, dividendo i fan per alcune scelte narrative forti. I personaggi sono così ben scritti che, quando falliscono o non sopravvivono, è difficile non viverla come un affronto personale.

La serie ha già introdotto alcune modifiche rispetto alla versione originale del gioco. E anche se, a prima vista, possono sembrare dettagli minori, potrebbero essere proprio questi cambiamenti a rendere la storia ancora più intensa e coinvolgente nel lungo termine.

La seconda stagione di The Last of Us riscrive le regole del gioco — e stavolta, lo fa meglio

the last of us 2

Sony Pictures Television, PlayStation Productions, Naughty Dog, The Mighty Mint, Word Games

La première della seconda stagione di The Last of Us ha già messo in chiaro una cosa: questa volta, la storia sarà raccontata con maggiore empatia, equilibrio e profondità. Uno dei cambiamenti più significativi riguarda l’introduzione anticipata di Abby (Kaitlyn Dever), personaggio controverso del secondo capitolo videoludico. Mentre nel gioco il pubblico veniva spinto ad odiarla prima di comprenderla, la serie capovolge la dinamica, mostrandone subito il dolore e l’umanità. Una scelta narrativa che rende più facile entrare in empatia con lei, pur non condividendo le sue azioni.

Altro momento potente è l’anticipazione di una scena chiave tra Ellie e Joel, originariamente posta alla fine del gioco. Nella serie, quel dialogo sul portico — carico di rimpianti e affetto trattenuto — arriva subito, aiutando lo spettatore a comprendere meglio il senso di colpa che guiderà Ellie nelle sue prossime scelte.

Sul fronte horror, la seconda stagione alza la posta anche in termini di minacce. Oltre ai noti clicker e bloater, la serie introduce presto gli Stalker, infetti più intelligenti e insidiosi, mai visti nella prima stagione e raramente incontrati nel gioco. La loro comparsa precoce suggerisce che avranno un ruolo più importante e inquietante nei prossimi episodi.

Infine, la missione con Ellie e Dina mostra quanto sia forte il loro legame, ma anche quanto il mondo attorno a loro stia cambiando — e diventando ancora più pericoloso.

Con queste scelte narrative e creative, The Last of Us dimostra non solo di rispettare il materiale originale, ma di volerlo ampliare e migliorare. E per ora, ci sta riuscendo.

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