Trust: il rapimento Getty, serie FX con Donald Sutherland e Luca Marinelli
Ecco a voi il nostro parere sulla serie targata FX Trust: il rapimento Getty, che vede Donald Sutherland nelle vesti del vecchio magnate del petrolio e Luca Marinelli nei panni di uno dei rapitori.
Poco citata nei trend di discussione sui social, più occupati a parlare delle numerose serie cancellate, Trust è una serie che meriterebbe molta più attenzione. Il poco interessamento potrebbe essere anche dovuto ad un altro motivo: il tema del rapimento di Pual Getty III è già stato trattato da Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott. Il tutto, meno di un anno fa.
Trust: il rapimento di Paul Getty, serie FX con Donald Sutherland e Luca Marinelli
Trust: la storia della famiglia Getty
La notizia di una serie che tratta di un tema appena trasposto potrebbe, indubbiamente, risultare poco appetitosa. Ma basta guardare il primo episodio di Trust per capire che la serie merita. Parecchio. Prodotta da Danny Boyle, che ha diretto anche alcuni degli otto episodi andati attualmente in onda su Sky, Trust è una serie che eccelle in tutti i campi.
Andando più nello specifico, Trust si preoccupa di scavare a fondo negli scheletri nell’armadio di una famiglia che per decenni ha monopolizzato l’economia mondiale. Petrolio, finanza, immobiliare, arte: i tentacoli di Paul getty Sr. non hanno confini. Tuttavia, mentre l’attività imprenditoriale regala continui successi al patriarca Getty, non si può dire lo stesso della vita familiare.
Figli inadatti ed inadeguati a proseguire l’impero del padre, cortigiane e amanti, droga: il vecchio Paul non ha eredi che lo soddisfino nel suo albero genealogico. E, come se non bastasse, la mafia calabrese decide di rapire il nipote a Roma e di chiedere un grosso riscatto. Ma Paul Getty Sr. non è disposto a sborsare un centesimo.
Fra passato e presente, fra Inghilterra e Italia
Il pregio della serie è quello di potersi prendere più tempo rispetto al film. Con tale vantaggio, gli autori hanno potuto approfondire di più il passato di ogni singolo elemento della famiglia e di chi le ruota intorno. Attraverso l’uso di lunghi flashback, gli sceneggiatori cercano di rispondere alla continua domanda che lo spettatore si pone: com’è possibile tale astio fra i componenti della famiglia?
Un altro pregio della serie, va subito evidenziato, è la sapiente separazione fra le scene ambientate in Inghilterra e quelle ambientate in Italia. Tutto ciò è stato possibile grazie alla perfetta scelta delle location e degli attori, sia inglesi e americani, sia, soprattutto, italiani.
Se da un lato troviamo mostri sacri come Donald Sutherland e Hilary Swank, dall’altro abbiamo un cast italiano che, se possibile, spesso è riuscito a pareggiare in termini di talento. A cominciare da Luca Marinelli, che qui interpreta Primo, l’ideatore del rapimento del giovane Paul; un personaggio decisamente sopra le righe, in cui non fatichiamo a riconoscere alcuni tratti de lo Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot. Entrambi i personaggi, infatti, sono due criminali stanchi del provincialismo, e che vogliono fare il proverbiale botto: il salto di qualità.
Non solo Marinelli, si diceva: Giuseppe Battiston, Francesco Colella, Nicola Rignanese, sono solo alcuni degli attori che stanno tenendo altissimo il nome della recitazione italiana. Rignanese, in particolare, da vita a un intenso scambio di battute con Sutherland nella cornice dei resti di un’antica villa romana.
Fiducia
L’Italia e l’Inghilterra, due mondi che vengono dipinti in maniera molto diversa. Grigia, affaristica, pomposa: è questa l’atmosfera che si respira nella tenuta dei Getty vicino Londra. Luminosa, piena d’arte, estremamente accogliente e allo stesso tempo estremamente pericolosa: è questa l’Italia fra Roma e la Calabria messa in scena da Trust. L’Italia, in particolare, viene fotografata con dei risultati fra i più riusciti e affascinanti degli ultimi anni. Roma e le campagne della Calabria, in particolare, sono spesso protagoniste assolute della scena, tanto quanto gli attori.
Arrivati al termine di questo nostro approfondimento, va detto che al momento dell’uscita di questo articolo gli episodi rilasciati sono otto, e, dunque, mancano due episodi al termine. Ottavo episodio che è stato diretto da Emanuele Crialese, che ha regalato alla serie momenti di altissima qualità e tensione. D’altronde, ogni episodio è caratterizzato da regie davvero ispirate e musiche sempre incalzanti e ben contestualizzate. Al di là dei pregi appena elencati, la serie deve tutto al surrealismo di una vicenda familiare in cui spesso la realtà ha superato l’immaginazione.
Ed è molto interessante notare come gli autori abbiano voluto far vedere come spesso i rapitori si rivelino più umani dei familiari del giovane Paul. Affascinati dal candore del ragazzo (magistralmente interpretato da Harris Dickinson) i rapitori si chiederanno spesso quanta poca umanità abbia il vecchio Paul verso il proprio nipote.