I primi (veri) ricordi che ho del cinema
Tutti siamo andati al cinema da piccoli. Ma qual è la prima, vera, esperienza cinematografica che ci ricordiamo?
Da piccolo sono andato molte volte al cinema. Film Disney, cartoni animati assortiti e così via. Di molti film mi sovvengono alla memoria alcune sequenze, nonché le emozioni che provai nel momento in cui le vidi. Un esempio? Prendetemi per scemo o suscettibile, ma io non sono riuscito a finire di vedere il film di Mr. Bean al cinema. Perché? Perché il quadro che lui rovina e poi dipinge di nuovo, nella versione “ridisegnata” da Mr.Bean mi faceva spaventare da morire. Il motivo, ad oggi, mi risulta ancora incognito. Oppure quella volta che, piccolissimo, andai a vedere il film delle Spice Girls con mia sorella e le sue amiche. Ecco di quello ricordo ben poco, per fortuna.
Ma allora, qual è la prima esperienza cinematografica che mi ricordo in maniera nitida, precisa e completa?
Correva l’anno 2002, Gennaio, più precisamente. Un bimbo di nove anni, basso, con il capello riccio, passa le sue giornate a sognare villaggi medievali, spade, guerrieri e chi più ne ha più ne metta. In televisione circolano dei trailer che attirano la sua attenzione: uno stregone con una lunga barba grigia, e la tunica dello stesso colore, degli omuncoli con i piedi pelosi, spade, orchi, cavalieri, battaglie. Inutile tentare di resistere, il sottoscritto novenne chiede ai genitori di andare al cinema a vedere quel film: Il signore degli anelli- la compagnia dell’anello.
I miei genitori sono sempre stati degli amanti di libri e di musica, ma per ciò che riguarda il cinema sono sempre stati molto neutri. Inoltre il fantasy non è il loro genere preferito: mia madre divora thriller, mio padre, fan sfegatato di Fantozzi (ad oggi, come dargli torto). Ah, aggiungeteci una sorella in piena adolescenza: elfi e orchetti erano gli ultimi dei suoi pensieri.
Ciò nonostante… Si va al cinema!
Primo problema: il film dura tre ore. Impensabile andare allo spettacolo delle 22. Si va a quello delle 19. Quindi snack e bibite alla mano si va al cinema Tiffany, Palermo.
Su di giri e letteralmente in piedi sulla poltrona del cinema, il film comincia. Primi cinque minuti e già sono in estasi: battaglie con migliaia di uomini ed elfi sullo schermo (in quel periodo giocavo a Age of empires: numero massimo di omini sul piccolo schermo del pc, 50), un nemico praticamente immortale, una leggenda che prende forma sullo schermo e poi stop. Prati verdi, ruscelli, piccole case dentro delle caverne. E Gandalf. Gandalf il grigio. Il terzo nonno che avrei sempre voluto avere.
La storia del film è conosciuta, e sarei sciocco a raccontarla. Quello che posso raccontare sono le reazioni dei componenti della mia famiglia alle varie sequenze del film: mia madre “Che str…ate” (Ripeto, non ama i fantasy), mio padre, forse più per farmi contento, segue il film attentamente, anche se noto qualche sbadiglio qua e là. Mia sorella: non pervenuta. Fino al momento in cui (SPOILER ALERT?) Boromir muore per salvare Merry e Pipino. E lì, mentre il corno di Gondor risuona nell’aere, mia sorella inizia a piangere. L’ho presa in giro per anni.
Tre ore dopo, titoli di coda, musica e le luci si accendono. I miei tre compagni d’avventura sono provati, neanche avessero portato l’anello a Mordor.
E io?
Io non riuscivo a credere a due cose. La prima, è il fatto che il film fosse in realtà l’inizio di una trilogia: per giorni mi sono chiesto che senso avesse il finale del film. Perdonatemi, ero un bambino che non conosceva J.R.R Tolkien. La seconda cosa che mi veniva difficile da concepire era questa: “com’è possibile che esista qualcosa di talmente figo?”.
Ero consapevole che quello sarebbe stato l’ultimo film della trilogia che avrei visto con i miei genitori e mia sorella. Poco male: andai gli anni dopo con i miei amichetti, gasati quanto me e ripagati da due capitoli splendidi.
Ma, ancora oggi, La compagnia dell’anello resta il mio capitolo preferito (nonché, probabilmente, il mio film preferito) e quello che io considero il migliore della saga. Forse lo è, forse no. Quelli sono gusti. Penso, però, che il mio amore per questa pellicola, che, quando lo becco in tv, lo riguardo interamente, sia dettato da quell’esperienza che ha dato il via al mio amore per il cinema, dando una forte spinta alla mia curiosità verso il genere fantasy, ma anche nel conoscere gli attori, il regista e tutto il mondo che ruota attorno a quella, ma anche ad altre, produzione cinematografica.
Quindi, nonostante gli sbadigli e nonostante i “che Str…ate”, penso che debba ringraziare davvero molto i miei genitori, che hanno dovuto “sopportare” tre ore di un film che, diciamocela tutta, ad un non fan del fantasy risulta pesante da digerire. E, tutto questo, per alimentare la mia passione per il fantastico che, piano piano, si è andata evolvendo in passione verso le grandi storie raccontate attraverso le immagini, attraverso i suoni e attraverso la recitazione degli attori.