Narcos: Mexico: recensione della serie Netflix
Dopo tre stagioni ambientate in Colombia, Netflix approda in Messico con una nuova stagione della fortunata serie con Narcos: Mexico
Narcos: Mexico recensione. A scanso di qualunque equivoco una cosa va detta: questa non è la quarta stagione di Narcos. Quella di cui parliamo oggi è la prima stagione di una sorta di sottocapitolo della serie stessa. Se infatti si sceglie su Netflix Narcos, vi accorgerete subito che non troverete la quarta stagione. Invece troverete la prima stagione di Narcos: Mexico.
Comunque la si voglia vedere, è innegabile il fermento che Narcos crea intorno a sé stessa alla notizia di una nuova stagione, che sia in Colombia o in Messico. E, proprio in Messico si riapre la storia dei narcotrafficanti di Netflix. Cambia lo stato, ma non il risultato: Netflix ci regala, ancora una volta, una stagione che difficilmente verrà dimenticata.
Narcos: Mexico – Recensione della serie Netflix
Archiviata la parentesi colombiana, durata ben tre stagioni, Netflix ha deciso di spostare il proprio obiettivo verso il Messico. Uno stato che, dal punto di vista degli statunitensi risulta un pericolo molto più grande rispetto la Colombia per il semplice fatto che il Messico confina con gli USA. Ed è qui che comincia la storia di Narcos: Mexico, a Sinaloa, dove facciamo la conoscenza del primo protagonista della storia: Miguel Angel Felix Gallardo.
Gallardo è stato colui che ha reso il narcotraffico messicano organizzato, avendo raccolto sotto un’unica federazione vari gruppi di criminali fino ad allora autonomi. È così che, negli anni ottanta, gli Stati Uniti si accorgono che dal Messico inizia ad arrivare tanta, tantissima Marijuana. E quando i narcotrafficanti fanno tanti soldi, il governo americano decide di mandare agenti sul campo per fermarli.
Kiki Camarena
Ed è qui che entra in campo il secondo protagonista della serie: Kiki Camarena, interpretato da Michael Peña. Kiki Camarena è stato un agente della DEA, dipartimento anti droga americano, che ha operato in Messico durante quegli anni. La storia di Camarena, senza fare spoiler, è diventata leggendaria e emblematica della lotta contro il narcotraffico.
Se nelle prime stagioni di Narcos troviamo delle storie che spesso cominciano “in corsa”, Narcos: Mexico ha il pregio di ingranare episodio dopo episodio. I primi episodi, infatti, ci mostrano da un lato la scalata lenta e pericolosa di Gallardo e dall’altra una DEA decisamente lontana dai mezzi odierni. Per i primi due, tre episodi, possiamo dire, si spara davvero poco. E questo aiuta a creare una tensione che resterà palpabile per tutta la stagione. Narcos ha saputo fare del fascino del male il suo punto di forza, che lo si condivida o no. Dopo le prime due stagioni dedicate a Escobar il timore di una terza stagione senza di lui aveva dato molti timori. E, invece, la terza stagione, anche se considerata inferiore rispetto alle prime due, ci ha regalato momenti di alta tv e personaggi memorabili. Gli stessi timori si sono ripresentati, forse maggiormente, all’annuncio di un cambio così radicale alla serie.
Miguel Angel Felix Gallardo
E invece Netflix azzecca un’altra volta gli ingredienti e ci regala un’altra stagione di altissima qualità, che, ancora una volta, ci farà chiedere: qual è la stagione migliore? Merito di ciò, chiaramente, va ai protagonisti della serie. Restando sul versante criminale, Gallardo (interpretato magistralmente da Diego Luna) è un personaggio che, a differenza di quelli delle prime stagioni, vediamo crescere dal nulla.
L’impresa di Miguel, detto lo Smilzo, parte da una piccola serra di Marijuana coltivata dietro casa dall’amico fraterno Rafa Quintero. Fino a creare il più grande cartello di narcotrafficanti più grande degli anni ’80: il cartello di Guadalajara. È interessante notare come di episodio in episodio, Gallardo inizi a prendere coscienza di sè e della sua idea rivoluzionaria. E con questa, vediamo crescere il suo ego e la sua insaziabile voglia di espandersi sempre di più. Con risultati spesso grandiosi e, spesso, catastrofici e mortali.
Intorno a lui troviamo un campionario di personaggi secondari criminali che risultano fra i più azzeccati del brand Narcos. In particolare Rafa Quintero e il boss Don Neto sono fra i personaggi di supporto meglio caratterizzati degli ultimi tempi. Il rapporto fra questi due, soprattutto, ci offrirà alcuni momenti di ilarità (paradossali, visto il tema) che aiutano lo spettatore a entrare nella quotidianità di personaggi simili.
Leyenda
Dall’altro lato invece troviamo le forze dell’ordine, in particolare la DEA che opera in suolo messicano. Il punto di vista della polizia è, in questa stagione, preso molto più in considerazione rispetto al passato. Nelle prime due stagioni troviamo Murphy e Peña a combattere Escobar, ma i riflettori sono puntati soprattutto su Pablo. Nella terza stagione la polizia è quasi relegata in secondo piano. Qui, invece, la storia si divide perfettamente fra Gallardo e i suoi sottoposti e la squadra della DEA, soprattutto dal punto di vista di Kiki Camarena.
L’agente viene mandato in Messico quasi per punizione per il suo comportamento esuberante, e, una volta arrivato a Guadalajara, molte cose sono chiare. Guadalajara sta diventando il centro mondiale del narcotraffico e la corruzione della politica e delle forze dell’ordine è inarrestabile.
Ciò che rende Narcos: Mexico una stagione davvero riuscita è l’aver posto l’accento sulla totale instabilità dei rapporti di potere nello stato messicano. Se già in Colombia assistevamo a manovre di corruzione impensabili, in Messico la situazione è ancora peggiore. Camarena e i (pochissimi) suoi colleghi che si impegnano a combattere la crescente potenza del cartello di Guadalajara, troveranno dei veri e propri muri di corruzione e silenzio a intralciare le proprie indagini.
Narcos: Mexico – conclusioni
Come anticipato, la serie ci è davvero piaciuta, ed è sorprendente vedere come, nonostante il restyling e il trasferimento in un nuovo stato, la qualità resta altissima. Anzi, Netflix ancora una volta ci pone davanti al quesito: quale stagione ci è piaciuta di più? Qualunque sia la risposta, questa rimane una stagione di grandissimo pregio. La recitazione di tutti i personaggi aiuta a renderli memorabili ed accattivanti. Le musiche, come sempre, ci riportano in quei territori, con canzoni tipiche messicane alternate da qualche pezzo classico statunitense dell’epoca. Le ambientazioni, poi, risultano ancora più evocative di quelle colombiane. E, mentre lì venivano spesso mostrate le favelas colombiane, qui vediamo molto di più l’opulenza in cui i narcotrafficanti e i politici corrotti sguazzano grazie ai loro affari.
Narcos: Mexico azzera il contachilometri di questa macchina che, tuttavia, sembra inarrestabile, e riparte dando nuova linfa al brand. Ci si abituerà presto a sostituire i vari “malparidos” e “plata o plomo” con i più messicani “chinga” “oralè” e “pedo”. L’era dei narcotrafficanti messicani sembra appena iniziata su Netflix, e ci sentiamo di dire: buona la prima.
Narcos Mexico recensione
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Tensione sempre alta durante gli episodi
- Personaggi ben caratterizzati e accattivanti
Lati negativi
- Alcune dinamiche già viste in altre stagioni e altre serie