I segreti di Twin Peaks: recensione e analisi della serie tv di David Lynch
Analisi e recensione della celebre serie cult anni '90 Twin Peaks, diretta dal geniale David Lynch
Il 9 gennaio 1991 andava in onda, per la prima volta sugli schermi italiani I segreti di Twin Peaks. L’indimenticabile serie televisiva sarebbe diventata, sin da subito, un vero e proprio fenomeno di culto, da lasciare un solco indelebile nella memoria di tutti.
Partorita dalle menti di Mark Frost e dal geniale David Lynch, Twin Peaks ha appassionato milioni di telespettatori, già da dopo la messa in onda della prima puntata. La serie ha segnato un punto decisivo e soprattutto di rottura nel mondo televisivo precedente e futuro. Il suo successo è constatato dall’intero pubblico internazionale, che è rimasto incollato agli schermi in attesa di una risposta alla domanda canonica, diventata poi un vero e proprio tormentone: chi ha ucciso Laura Palmer?
Allo stesso tempo, Twin Peaks ha saputo frantumare quella convenzionalità rassicurante di una normale serie televisiva. Adotta, infatti, uno stile spiazzante e angosciante. Del tutto inusuale per il piccolo schermo.
Twin Peaks: recensione – Trama
Siamo sinceri. Non è semplice riassumere l’intera trama di Twin Peaks. Questo dovuto non tanto dalla mole di episodi racchiusi in tre stagioni. Affatto. Dietro la semplice e apparente lineare trama, in Twin Peaks vi è dell’altro. Tanto altro.
L’episodio pilota porta a catalogare la serie all’interno del genere noir. Ebbene, nella tranquilla, innocua e sperduta cittadina montana dello Stato di Washington, viene ritrovato un cadavere avvolto in un sacco di cellophane. Il cadavere in questione è di Laura Palmer (Sheryl Lee), una bella ragazza liceale, conosciuta da tutta l’allegra comunità.
Viene chiamato ad investigare l’agente speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan), il quale inizia ad indagare coadiuvato dallo sceriffo Harry Truman (Michael Ontkean). Ci aspetteremmo, dunque, una trama articolata mediante i migliori topos del genere poliziesco: interrogatori, probabile omicida, una pista da seguire, inseguimenti, depistaggi, colpi di genio dell’investigatore. Niente di tutto questo. O meglio: l’agente Dale Cooper sarà costretto a muoversi sia nel mondo reale, quotidiano, giornaliero e sia all’interno di un mondo fatto di sogni, illusioni, trascendente.
Dovrà confrontarsi con persone concrete, viventi, alcune delle quali strambi. Assieme ad individui paranormali, partoriti da quella realtà tanto lontana dalla nostra, quanto vicina, separata da un semplice sipario perso in mezzo ai boschi.
Twin Peaks ci porta all’interno di un mondo, la cui razionalità sembra avere poco valore. Lo stesso Dale Cooper si deve muovere usando l’immaginazione e l’istinto. Inoltre dovrà usare le sue affascinanti facoltà paranormali, che gli permettono di avere una migliore sensibilità per gli eventi che si verificano in quel mondo adiacente.
Twin Peaks: tra sogno e realtà
Era un sogno. Viviamo dentro un sogno.
Questa frase viene pronunciata dall’agente Phillip Jeffries (David Bowie), che, in Fire Walk with Me (celebre prequel della serie), sembra mettere in guardia lo spettatore. Perché se Twin Peaks è riuscita ad appassionare milioni di persone, gran parte lo deve alla capacità di aver fondato un vero e proprio immaginario mitologico, infarcito di riferimenti filosofici, metafisici e simbolici.
Quanto c’è di vero in Twin Peaks? Quanto c’è di ultraterreno? Nella serie il confine tra questi due aspetti è veramente labile, quasi trasparente al tal punto da confondersi. A tratti ci sembra di osservare una terra di passaggio, i cui protagonisti sono involucri mascherati da esseri umani.
Sono individui dai forti tratti grotteschi e assurdi, affetti da schizofrenia ironica e indecifrabile. Si innamorano e si odiano. Ridono e piangono. Passano dal dramma alla commedia. Sono schiavi di desideri puri e posticci, vittime di una totale deresponsabilizzazione delle rispettive azioni. Seguono in modo assiduo Invito all’amore, una soap opera creata parallelamente dagli stessi autori che mostra, in chiave quasi caricaturale, i sentimenti purificati dalla messa in onda.
Del tutto privo di senso, alcuni di loro danzano e cantano i tormentoni dei musical anni ’40, segno della loro totale (e forse vera) natura di esseri comandati da qualche deus ex machina. Noi spettatori siamo chiamati ad ammirare una realtà filtrata che depista le intenzioni vere di chi la vive, una specie di illusione che trasfigura se stessa.
Il mondo di Twin Peaks è un palcoscenico di corpi svuotati, animati da fattori fisici e metafisici. È stato notato, infatti, che vi è una vera e propria fenomenologia di spiriti, i cui personaggi ultraterreni entrano nel mondo reale per muovere i fili delle marionette-uomini. Passeggiano nella realtà, scegliendo le vittime col fine di impossessarsene e cibarsi delle loro paure simboleggiate dalla garmonbonzia, una crema di mais che rappresenta una specie di cibo degli dei (o demoni).
Questi personaggi astratti deformano il concetto di tempo e di spazio. Usano elementi della vita reale come mezzo di trasporto per viaggiare nel mondo degli esseri umani. L’elettricità, per esempio, è uno di questi elementi: pali della luce, ventole, semafori. Tutte porte entro cui muoversi.
La trascendenza può portare a simulare la realtà, ad aprire un sipario ed entrare in una stanza rossa dove tutto è rappresentato da immagini e suoni. Ma niente di ciò che vediamo può essere compreso. Il solo tentativo porta alla sola ed unica autodistruzione.
Twin Peaks: finale?
Soffermiamoci un attimo sulla sola terza stagione. Perché, nonostante sia l’ultima, porta con sé un grande interrogativo: Twin Peaks è davvero terminato? Possiamo parlare di finale vero e proprio all’interno di quella serie che più di tutti ha fatto la storia?
Lynch crea una terza stagione che, sì, assume quella coloritura tipica di un sequel. Tuttavia ci mette del suo, donandoci un prodotto ancora più oscuro, misterioso, le cui domande si moltiplicano sempre più. E, soprattutto, il finale di stagione è l’ennesimo pugno allo stomaco del regista e della sua capacità di prendersi gioco della nostra razionalità più cruda e cinica.
Ci troviamo dinanzi ad un finale molto aperto e fortemente enigmatico. Chiunque si sarebbe aspettato (finalmente!) un punto fermo. Ma la filmografia di Lynch ci insegna che non è così. Siamo di fronte ad un finale a libera interpretazione, che ha portato i rispettivi fan a dividersi: chi, da un lato, crede che la serie sia terminata; chi, invece, dall’altro lato pensa che siamo giunti ad un ennesimo punto cieco.
Dopotutto, chi conosce quel genio sa che perdersi in minuziose interpretazioni di ogni singola scena è del tutto inutile. Dal momento che non è quella l’intenzione dietro a tutte le sequenze oniriche e spiazzanti.
Abbiamo sempre un Dale Cooper che tenta di sconfiggere quel male insinuatosi in Twin Peaks, ma che, ahimè, sembra destinato a non riuscirci. Tutto si perde in un insieme di universi alternativi e paralleli che ritardano il punto d’arrivo dell’intera stagione e dell’obiettivo poc’anzi esplicitato.
Nonostante le critiche positive, molti aspetti della terza stagione sono rimaste irrisolte. Di certo, i momenti più belli sono quelli più in sordina, meno legati alla trama: le telefonate della leggendaria Signora Ceppo, la parlata di Gordon, la storia d’amore tra Ed e Norma.
Tuttavia, se forse non possiamo parlare di vero finale, è giusto riconoscere alcuni punti chiave. Lo spaesamento e la sensazione di irrisolutezza possono essere considerati perfetti come conclusione per la vera trama della serie. Dinanzi alla violenza e alla morte, specie in quella di una giovane donna, non abbiamo risposte.
Interpretare ogni singolo dettaglio serve a poco, perché nell’universo Lynch tutto è accaduto e tutto accadrà di nuovo. Le cose brutte succederanno, le lezioni non verranno imparate e girovagare troppo non serve a niente. I tentativi di decifrare pienamente Twin Peaks sono estremamente difficili. D’altronde:
siamo come il sognatore che sogna e vive nel sogno. Ma chi è il sognatore?
I segreti di Twin Peaks
voto - 9
9
Lati positivi
- trama
- regia
- personaggi simbolici
Lati negativi
- alcune sottotrame
- personaggi secondari