“The Neon Demon” – Recensione del film di Nicolas Winding Refn
Tra i cineasti dell’ultima generazione, uno che ha fatto molto parlare di se è indubbiamente Nicolas Winding Refn. Insieme a Lars von Trier, è uno degli autori più rilevanti del cinema danese, nonché uno dei registi più interessanti nel panorama cinematografico mondiale. L’uso marcato di colori accesi ed elettrici, che contribuiscono a dare un tocco personale alle sue opere, è talmente ridondante nei suoi film da esser diventato un’autentica “firma” del regista.
In questa recensione parleremo del film che forse meglio incarna l’apice espressivo di questa sua peculiarità, ossia The Neon Demon.
Ecco a voi la recensione di “The Neon Demon”, di Nicolas Winding Refn
“Un diamante in un mare di vetro”
Refn è un cineasta molto noto per i suoi gusti estetici assolutamente raffinati. A renderlo altrettanto noto però c’è anche il lato controverso del suo cinema. A dimostrazione di ciò, lo stesso The Neon Demon è stato un film che ha nettamente diviso sia il pubblico che la critica. Al Festival di Cannes 2016 il film venne accolto in modi contrastanti, da sonori fischi di dissenso fino a standing-ovation mosse dall’entusiasmo. Questo è sicuramente frutto di una scelta coraggiosa del cineasta danese che, durante la pellicola, non risparmia lo spettatore dalla visione di numerose sequenze disturbanti e scioccanti.
Ci troviamo sicuramente di fronte ad una grande produzione cinematografica, tra le migliori del 2000. Il mondo che Refn ci racconta, attraverso i suoi occhi ed il suo obbiettivo, è quello sfarzoso ed impietoso della moda. Una realtà che ci viene fatta apparire scintillante, luminosa, che irraggia speranza di emergere e brillare, proprio la stessa speranza della protagonista Jesse (Elle Fanning). Ben presto però vediamo come questo sogno si tramuta nella smania di supremazia, nell’annientamento della competizione con ogni mezzo, nel narcisismo assoluto. L’obbligo morale del diamante a dover emergere in un mare di vetro, a tutti i costi. Si tratta naturalmente di un’esagerazione, ma nella metafora che il film esprime, andando a grattare sul fondo, un pizzico di verità la si trova certamente.
Elemento onnipresente nella pellicola è il sangue, sia finto e scenografico che reale, vero. È quell’elemento che lungo il film ci inganna, ci sciocca, ci mette in difficoltà durante l’atto di distinzione tra sogno e realtà, mandandoci in confusione. Questo accade proprio a causa dell’alternarsi di scene di vita reale a sequenze visionarie, entrambe accompagnate per l’appunto dal sangue e da un impatto visivo eccezionale.
Un’esperienza visiva
Come abbiamo già detto in precedenza, Nicolas Winding Refn è un cineasta dallo stile molto ricercato e riconoscibile. Da dopo il suo film d’esordio, “Pusher” (primo capitolo di una trilogia) il regista danese ha sviluppato e consolidato molto il suo gusto estetico. Nei suoi due lavori precedenti a The Neon Demon, “Drive” e “Only God Forgives” possiamo ammirare benissimo i primi segnali della nascita dello “stile Refn”. Capiamo subito, guardando queste pellicole, che una forte fonte d’ispirazione risiede nel cinema di Dario Argento. Lo stesso Refn ha dichiarato più volte di aver amato i film del regista italiano da bambino, facendo di capolavori come “Profondo Rosso” e “Suspiria” dei punti di riferimento per l’evolversi del suo modo di far cinema.
In Drive e Only God Forgives troviamo molte componenti visive che si riversano poi in The Neon Demon: la violenza, il sangue, i colori accesi, i simbolismi, ma soprattutto (ovviamente) i neon. Uno dei pochi problemi riscontrabili nel film, che ha suscitato malumore in gran parte della critica, risiede però nella componente narrativa. La trama infatti è tutto sommato sterile, con pochi risvolti interessanti, lineare dall’inizio alla fine. Ciò, unito a numerose scene abbastanza turbanti, hanno contribuito al mal di pancia generale nei confronti di quest’opera.
C’è un errore di fondo però, ossia la chiave di lettura del film. Per quanto semplice, la storia che viene raccontata assume tutta un’altra importanza se si considera The Neon Demon per quello che è, ossia un’esperienza visiva. Vista in quest’ottica, la pellicola riesce a far emergere al meglio i suoi pregi migliori, ossia un comparto tecnico ineccepibile, regia coinvolgente ed illuminante, il sonoro e la musica incalzante dall’inizio alla fine ed una fotografia che lascia semplicemente senza fiato. Visto al cinema, ti trasporta in un’altra dimensione fatta di luci e suoni in cui ci si mescola e, in fine, ci si perde.
Conclusioni
Nicolas Winding Refn fa parte di una cerchia di registi in via d’estinzione. È uno di quei cineasti che non se ne importa nulla del gusto del pubblico, dei soldi, dei critici. Ignora tutto e persegue un suo progetto artistico fino alla fine, interessandosi solo all’opera in sé. Ciò gli fa onore e non può che farci amare ancor di più The Neon Demon.
Il film è un carico di tensione, di emozioni, di luci, di elementi così coesi tra loro che è difficile descriverli singolarmente, proprio per come Refn ha concepito l’idea. Lui voleva dar vita ad un viaggio che incutesse timore e suspense, che ubriacasse gli occhi dello spettatore e che lo facesse risvegliare chiedendosi dove sia stato per quasi 2 ore. Grazie alla maestosità visiva ed alla forte componente emotiva (aiutata molto dalla colonna sonora), mi sento di poter dire che l’intento di NWR è stato raggiunto con successo.
The Neon Demon - il voto
Rating - 8
8
The Good
- Regia illuminante e mai banale
- Sonorità immerive e che coinvolgono lo spettatore
- Fotografia curata nel dettaglio
- Esperienza visiva cinematografica unica nel suo complesso
The Bad
- Trama abbastanza sterile