La donna che visse due volte: 5 curiosità sul cult di Alfred Hitchcock
Cinque brevi curiosità su uno dei film più amati di sempre
Esattamente sessantuno anni fa, nel 1958, usciva nelle sale un cult indimenticabile, tra le perle del regista Alfred Hitchcock. Stiamo parlando de La donna che visse due volte (versione italiana del titolo originale, ben più noto, Vertigo). Una storia controversa, misteriosa e ricca di suspence che non disdegna i risvolti romantici e sentimentali. Con una grande coppia protagonista, Kim Novak e James Stewart, il film è tra i più amati di sempre. L’opera è tratta dal romanzo D’entre les morts (1954), scritto da Thomas Narcejac e Pierre Boileau. Il film mantiene l’impianto narrativo del romanzo mutando però alcuni significativi passaggi, modificandoli per renderli più congeniali e coerenti nel loro insieme. In questo articolo vogliamo raccontarvi alcune curiosità su La donna che visse due volte.
La vicenda segue la storia di John “Scottie” Ferguson, agente in pensione per via della sua acrofobia. Un giorno riceverà l’incarico informale di pedinare la moglie di un conoscente, per provare a capire alcuni segreti dietro le strane azioni della donna. La ricerca di Scottie comincia tra inganni, mistero e passione. Di questo prodotto sono celebri, inoltre, i contributi musicali dello straordinario compositore Bernard Herrmann che realizzò una colonna sonora affascinante e avvincente. Scopriamo cinque brevi curiosità sul gioiello cinematografico del leggendario regista britannico, approdato da poco suò catalogo italiano di Netflix.
Da flop a top – La donna che visse due volte curiosità
Oggi, nel 2019, siamo tutti pronti ad elogiarlo e a definirlo uno dei film più amati e apprezzati della storia del cinema. Quando uscì nelle sale, nel 1958, il film fu però non fu ben accolto. Gli incassi furono al di sotto delle aspettative e le cerimonie dei premi più importanti non riservarono una sorte diversa. Ricevette due nomination agli Oscar, per scenografia e sonoro, senza vincere però nessun premio. Il film con il passare degli anni però è riuscito pian piano a scalare le gerarchie dell’apprezzamento del pubblico e degli esperti del settore, diventando un vero e proprio classico, ispirando moltissimi cineasti e autori. La rivalutazione positiva sembra esser cominciata alla fine degli anni Sessanta, quando lo studioso Robin Wood lo definì il: «capolavoro di Hitchcock e uno dei quattro o cinque film più profondi e belli della storia del cinema».
Considerato già da anni tra i migliori film di sempre, nel 2012 è riuscito ad ottenere un importantissimo riconoscimento. Infatti il sondaggio Sight and Sound, per conto del British Film Institute, lo ha dichiarato il miglior film di tutti i tempi. Dopo quasi mezzo secolo di dominio di Quarto Potere, il film di Orson Welles ha dovuto abbandonare la vetta di questa classifica per far posto a questa controversa storia.
Kim Novak e James Stewart – La donna che visse due volte curiosità
Il film segna l’apice della carriera della meravigliosa Kim Novak. L’attrice, ai tempi poco conosciuta, rappresenta il classico modello della “bionda alla Hitchcock”, misteriosa e affascinante. Ma questo ruolo non era inizialmente pensato per lei. Infatti Hitchcock aveva in mente, per il ruolo di Madeleine, l’attrice Vera Miles con cui aveva già collaborato ne Il ladro. Quest’ultima, però, dovette rinunciare al ruolo a causa della gravidanza appena prima dell’inizio delle riprese. La Miles, però, riuscì a collaborare nuovamente con il regista in Psycho interpretando Lila Crane, la sorella di Marion. Successivamente la Novak sarà vittima delle parole di Hitchcock che la definirono inadeguata per il ruolo da co-protagonista. Fu, inoltre, accusata di essere poco professionale sul set (in un’occasione non si presentò per l’intero giorno di riprese).
Le accuse del regista colpirono anche il protagonista maschile della pellicola, James Stewart. Il regista britannico cercò di trovare un capro espiatorio per il fallimento al box office, accusando il protagonista maschile per la sua anzianità. Infatti, Hitchcock dichiarerà di aver sbagliato a contare su di lui perché la sua età troppo adulta risultava poco credibile con le vicende narrate e con il suo personaggio. Questo avvenimento, infatti, segnò la fine della collaborazione tra Stewart e Hitchcock (i due avevano lavorato insieme anche in La finestra sul cortile, Nodo alla gola e L’uomo che sapeva troppo).
Gli omaggi – La donna che visse due volte curiosità
La donna che visse due volte è entrato nella memoria e nei cuori di ogni amante del cinema, un cult intramontabile. E come lo amiamo spettatori e critica, anche altri autori ne sono rimasti folgorati dalla prima visione. Molti di essi hanno voluto omaggiare la pellicola di Sir Alfred Hitchcock in svariati modi: da cineasti più rinomati ai comici del nostro paese. Alcune scene del film sono mostrate proiettate ne L’esercito delle dodici scimmie, di Terry Gilliam, e nella commedia italiana La leggenda di Al, John e Jack, del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. Per una scena alla fine della prima stagione della serie tv Pretty Little Liars viene preso spunto dalla celebre scena del campanile de La donna che visse due volte. Woody Allen, in Misterioso omicidio a Manhattan (che utilizza il tema del doppio come il film di Hitchcock), omaggia il film inserendo una sua pubblicità su un autobus.
Tra gli omaggi più particolari c’è il film Alta tensione di Mel Brooks. La pellicola è infatti una parodia del film di Hitchcock: di quest’ultimo vengono riprese alcune sequenze e alcuni scenari che però vengono riletti una chiave ironica e comica. Le analogie più evidenti sono da riscontrare nel set del campanile e nelle vertigini del protagonista. La ripresa più originale è però quella nella serie tv Mad Men. La fantastica sigla d’apertura cita esplicitamente La donna che visse due volte. La stessa sigla rende omaggio ad Hitchcock in linea più generale, facendo riferimenti anche ad Intrigo Internazionale.
Lo zoom delle vertigini – La donna che visse due volte curiosità
Parlando chiaramente, né Scottie né Madeleine sono i veri protagonisti del film. La vera attrice protagonista è l’acrofobia, le vertigini di Scottie. Tutto il film, non facciamo spoiler, ruota attorno all’incapacità del protagonista di affrontare la sua paura dell’altezza. Un maestro come Alfred Hitchcock riuscì ad esprimere lo sconvolgente senso di vertigine che assale il protagonista attraverso una geniale trovata registica. Chi ha già visto il film ricorderà benissimo il celebre zoom avanti e indietro, capace di provocare anche nello spettatore un profondo senso di nausea. A dir la verità, la geniale tecnica non fu il frutto unicamente della mente del regista. L’idea, infatti, fu elaborata da un’idea di un cameraman, Irmin Roberts.
Il grandioso effetto che si raggiunse fu però portato alle estreme conseguenze. Hitchcock sembra voler sempre portare la sua sperimentazione tecnica all’esasperazione. L’effetto visivo raggiunge il suo apice in uno dei momenti clou del film, nella famosa scena del campanile. La zoomata in verticale nella scala a chiocciola è una delle più importanti della storia del cinema, se contestualizzata all’epoca di realizzazione. Per soli due secondi, la scena richiese il budget record di 19 mila dollari. Ciò che viene inquadrato dallo spettacolare zoom, non erano le scale ma in realtà un costosissimo modellino che riproduceva l’ambiente nei minimi dettagli. Inutile dire che il titolo originale del film, Vertigo, gioca proprio sull’idea del senso di vertigine: un vero peccato non averlo mantenuto nell’edizione italiana. Da queste dinamiche registiche fu coniato in seguito il nome “Effetto Vertigo” per designare la combinazione di uno zoom in avanti e di una carrellata indietro.
Il tema della spirale – La donna che visse due volte curiosità
Sono moltissimi i temi ricorrenti e i motivi dominanti ne La donna che visse due volte. Tra i più ricorrenti troviamo quello degli specchi, delle righe e del classico e ambiguo doppio (tanto caro al regista e alla sua filmografia). Quello della spirale, però, emerge fin fai titoli di testa per abbracciare tutto il film. I titoli di testa, curati da Saul Bass, sono tra i più ricordati del cinema: ricordati anche per essere uno dei primi interventi massicci di computer grafica. In essi il motivo spiralico si esaspera generando più spirali all’interno della prima, comparsa al centro di una pupilla. La spirale è anche un chiaro riferimento simbolico alla vertigine del protagonista, Scottie. Questa è presente sempre nel film, per sottolineare il dramma psicologico dell’uomo e della sua fobia.
La spirale viene sempre ricordata dall’acconciatura della protagonista femminile, che per altro rimanda a quella del quadro, identica. La spirale è enfatizzata e collegata al tema principale nella scala a chiocciola del campanile. Ma la troviamo anche sottoforma di animazione, contorcersi e colorarsi nell’incubo in cui Scottie ci sprofonda dentro. Il simbolo della spirale ha il significato simbolico di ciclicità, di ritorno a (o di) qualcosa. E ciò sembra poter essere confermato se si prova ad associarla più analiticamente a tutta la narrazione del fantastico Vertigo.