The X-Files: la recensione della serie tv di culto

Affrontiamo, in questa approfondita recensione, una delle serie tv di culto degli anni '90 e non solo: The X-Files

The X-Files ha rappresentato una delle serie tv di culto degli anni 90. Nata dalla fantasia dello sceneggiatore Chris Carter, ha debuttato nel 1993 per poi concludersi nel 2002. Nel 2016, la serie è tornata in tv per due nuove stagioni ottenendo un discreto riscontro. Oltre al prodotto televisivo, The X-Files ha generato due film, due serie spin-off, libri, videogiochi e fumetti. Un fenomeno mediatico che, al culmine della sua popolarità fra il 1994 e il 1998, ha rappresentato un unicum nel panorama televisivo mondiale.

Le avventure degli agenti FBI Fox Mulder e Dana Scully, interpretati da David Duchovny e Gillian Anderson, sono riuscite a sdoganare la fantascienza in tv dopo anni di magra. Precursori delle ondate complottiste che, grazie a internet, sono tornate di gran moda hanno attinto da un immaginario smisurato dandogli nuova linfa. Nel corso della sua storia, The X-Files ha conquistato cinque Golden Globes e 16 Emmy Awards, trasformandosi in uno dei maggiori successi per la Fox. I suoi due protagonisti sono diventati personaggi noti anche a chi non avesse mai visto un episodio, vere figure iconiche del mondo della serialità. A distanza di alcuni anni, cerchiamo di analizzare attraverso la nostra recensione questo fenomeno televisivo e capire quanto davvero abbia inciso sul mondo televisivo.

The X-Files: la recensione

Fox Mulder è un agente FBI dalle competenze impeccabili. Un passato di studi da psicologo a Oxford e la fama di agente investigativo tra i migliori del Bureau. Ha un solo problema: crede agli UFO. Non solo a quelli, sia chiaro, ma a qualsiasi fenomeno paranormale inspiegabile. L’ossessione per gli extraterrestri nacque quando, da ragazzino, vide sparire la sorellina di otto anni Samantha nel corso di un evento misterioso. Da allora, il suo desiderio di scoprire “la verità” lo ha portato a interessarsi agli X-Files, i casi irrisolti perché ammantati di occulto. Per tenerlo sotto controllo, gli alti papaveri dell’FBI gli affidano un nuovo partner, la dottoressa Dana Scully.

Scully è l’esatto opposto di Mulder, una fervente scettica e pragmatica in tutto e per tutto (ma cattolica praticante, un dettaglio che incuriosisce il partner). Tra i due si crea l’alchimia perfetta e, con il passare del tempo, entrambi dovranno rivedere le loro convinzioni. Scopriranno vere cospirazioni, anche nello stesso FBI, e si faranno innumerevoli nemici. Se la Verità è là fuori, come recitava la tagline al termine dei titoli di testa, a cosa saranno disposti i due agenti per scoperchiarla? Nasce così, quasi sottovoce e senza grande battage pubblicitario, una delle serie fenomeno della tv anni ’90.

The X-Files: come nasce un fenomeno

Quando Chris Carter, giovane sceneggiatore senza grandi successi alle spalle, propose The X-Files alle reti televisive partì dal desiderio di emulare il serial Kolchack the Night Stalker, in onda dal 1974 al 1975. Al centro di quella serie c’era un reporter che, nel corso delle sue indagini, incappava in fenomeni paranormali. Carter, però, sapeva che un’idea del genere rischiava di diventare ridicola se attualizzata: quanto è plausibile che un giornalista incontri un mostro in ogni singola indagine ?! Per questo motivo, creò una coppia di agenti FBI che sarebbero andati in prima persona a caccia di fenomeni inspiegabili. Un espediente che si rivelò una miniera d’oro.

The X-Files Recensione

I due attori protagonisti furono scelti per motivi diversi. David Duchovny era un giovane attore che si era distinto nella seconda stagione di Twin Peaks e stava iniziando una buona carriera al cinema. Accettò con qualche perplessità ma, con il tempo, divenne un pilastro della serie finendo a scrivere e dirigere svariati episodi. Per il ruolo di Dana Scully, invece, le selezioni furono durissime. Gillian Anderson, all’epoca del provino, aveva ventiquattro anni e una fortissima inesperienza nel campo televisivo. Molti executives della Fox storsero il naso perché non la ritenevano “attraente” (Sic!) ma Chris Carter fu stregato da quella ragazza così diversa dai canoni  imposti dalla tv.

Il primo episodio andò in onda nel settembre 1993. La Fox non credeva particolarmente a questo prodotto e scelse di destinarlo alla seconda serata. Prima di lui veniva trasmesso Le avventure di Brisco County Jr, una simpatica serie western interpretata dal protagonista de L’Armata delle Tenebre Bruce Campbell. Nel giro di pochi mesi, però, pubblico e critica furono concordi nel ritenere quella serie relegata a orari da lupi come uno dei prodotti migliori dell’anno. Il resto, come dicono quelli bravi, è Storia.

The X-Files: il padre delle trame orizzontali

The X-Files ha avuto il pregio di lavorare gradualmente ma efficacemente sul concetto di Trama Orizzontale, ovvero l’intreccio che si dipana di episodio in episodio. La prima stagione, in realtà, era costituita da numerose storie auto-conclusive che si distinguevano per finali spesso oscuri e volutamente indecifrabili. Solo l’ultimo episodio, con la morte dell’informatore Deep Throat, segnò l’inizio di un cambio di regime. Da quell’istante, gli spettatori si sentirono in perenne tensione perché, come spiegava lo stesso Carter, nessun personaggio sarebbe stato al sicuro.

The X-Files RecensioneLa seconda stagione fu quella che innescò definitivamente la mitologia della serie. Il rapimento di Dana Scully e il timore che fosse stata usata dagli alieni per procreare fu una saga che sconvolse milioni di spettatori. In realtà, quell’idea fu frutto della necessità: la Anderson scoprì di essere incinta e dovette assentarsi per alcune settimane dai set. La decisione di renderla vittima di un rapimento e, forse, madre di un ibrido umano-alieno avrebbe tenuto banco anche nelle successive stagioni. Possiamo quasi definire The X-Files come la “Madre di Lost” per via della comune struttura stratificata che imponeva massima attenzione da parte dello spettatore.

Questo gioco, però, alla lunga mostrò la corda come capita sempre. Quando una serie tv inizia a trasformarsi in un “affare per pochi” perché troppo complessa e piena di riferimenti passati, diventa di nicchia. Inoltre Chris Carter commise un errore madornale quando realizzò il film per il grande schermo nel 1998. Spacciato per un prodotto a sé era, al contrario, estremamente interconnesso alla stagione appena andata in onda e questo ne decretò il parziale insuccesso.

The X-Files: la Verità è ancora là fuori?

Dopo anni trionfali la serie andò in calando con l’abbandono da parte di Duchovny all’inizio dell’ottava stagione. Molte voci riferirono che Chris Carter avrebbe voluto chiudere la serie molto prima e che la Fox avesse minacciato di portarla avanti senza di lui, spingendolo a rimanere. L’innesto del bravo Robert Patrick al posto di David non portò i risultati sperati e la serie chiuse i battenti dopo nove anni. Nel 2016 The X-Files tornò in tv con una nuova stagione di soli 6 episodi interpretata dalla coppia storica e fu ben accolta. A onor del vero questo ritorno evidenziò soprattutto quanto la struttura della serie, un tempo considerata innovativa, ora sembrasse inesorabilmente vecchia.

The X-Files RecensioneCosa è rimasto di questo prodotto così leggendario? Una coppia di attori che ha saputo rinnovarsi costantemente, ad esempio. Duchovny ha fatto il bis con la meravigliosa serie Californication e la Anderson, ora su Netflix in Sex Education, ha alternato cinema e tv con bravura ed efficacia. Mulder e Scully sono ancora oggi due personaggi iconici, precursori di molte coppie di poliziotti televisivi. Per numerose stagioni gli autori evitarono implicazioni sentimentali tra i due, una mossa brillante per alimentare la chimica ed evitare derive romantiche alla Castle. Purtroppo, anche per compiacere i fan, questa scelta non resse fino alla conclusione e vedere i due diventare una vera coppia sembrò una sonora delusione.

Tutto questo, però, non può impedire alla nostra recensione di esprimere un parere estremamente positivo nei riguardi di The X-Files. Nonostante abbia rappresentato l’unico vero successo in carriera di Chris Carter ha segnato un’epoca, televisivamente e culturalmente parlando. Mulder e Scully resero mainstream le teorie cospirazioniste e alzarono l’asticella qualitativa, mandando in onda qualcosa di ardito per gli standard dell’epoca. Recuperarla ai giorni nostri, come in molti casi, potrebbe deludere gli spettatori contemporanei più smaliziati ma resta un Must che non può mancare nel cuore di noi appassionati.

The X-Files

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La capacità di portare su piccolo schermo un intreccio dipanatosi di stagione in stagione, precursore di molti successi contemporanei
  • Una coppia di protagonisti magnificamente caratterizzati e capaci di lasciare il segno

Lati negativi

  • Come ogni serie, è rimasta vittima della sua stessa lunghezza e della ripetitività

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6 commenti

  • TrustNo1 ha detto:

    Peccato che il poster nell’ufficio di Mulder recitasse il motto “I Want to Believe”!
    E fortuna che è rimasto lì appeso per vent’anni!!!

    • Roberto Gallaurese ha detto:

      Mulder, sei tu? Perché, dal nickname, potrei sospettarlo! 😉
      Comunque hai ragione, errore mio. Verrà corretto. Grazie per averlo segnalato e continua a seguirci!

  • Wizzie ha detto:

    “Il padre delle trame orizzontali”… Semmai la madre (serie). Comunque “Ciao, sono il Cavaliere solitario e sono nato negli anni ’50”.

    • Roberto Gallaurese ha detto:

      E pensare che mi sono detto “Ma sì, voglio parlare di X-Files perché appartiene alla mia infanzia ma chissà chi leggerà questo pezzo, è una serie di molti anni fa”… e invece mi state (giustamente) facendo le pulci! 😉 Un vecchio libro che raccontava la genesi di questa serie, peraltro, definiva erroneamente “Kolchack” una serie degli anni ’60 quando non lo era. Siete meglio di Frohike, Byers e Langly (i miei preferiti, va detto).

      • Wizzie ha detto:

        Sì però e Langley. 😀
        🙂

      • Roberto Gallaurese ha detto:

        “Frettoloso errore di battitura provocato dall’urgente desiderio di rispondere ai SEMPRE attenti lettori di Film Post” può essere una giustificazione accettabile? 😉 Grazie, continua a seguirci!

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