Climax: recensione del controverso film di Gaspar Noé
La recensione dell'ultimo film del regista di "Love" e "Enter the Void"
Le sperimentazioni in campo cinematografico sono oggetto delle opere di uno dei cineasti più controversi della scena internazionale. Stiamo parlando di Gaspar Noé, sovvertitore delle convenzioni narrative e visive sul grande schermo. Abbiamo imparato a conoscere le perversioni formali e i temi spigolosi trattati dal regista franco-argentino. Sempre pronto a non omologarsi e a estremizzare i suoi concetti, Noé torna al cinema con un nuovo lavoro. A pochi anni dal successo di Love arriva Climax, un fulmine a ciel sereno che non può lasciare indifferenti e di cui vi presentiamo la nostra recensione..
Climax è uno di quei titoli che puoi amare o odiare: il fascino è direttamente proporzionale alla repulsione. Il suo ultimo, conturbante, lavoro è stato presentato alla Quinzaine des Realisateurs dell’ultimo Festival di Cannes. Ne è risultata un’inevitabile divisione delle masse, tra elogi e aspre critiche. Presentato in anteprima in Italia al Milano Film Festival e al TOHorror nel 2018, Climax ancora sembra non avere una data di distribuzione ufficiale nel nostro paese. Scopriamo in questa recensione la nuova folle esperienza cinematografica di Gaspar Noé.
Climax recensione
Il soggetto ruota attorno a dei presunti fatti avvenuti realmente, nel 1996, in Francia.
Un collegio in disuso, tra le nevi della Francia, fa da sfondo alla storia raccontata. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi, circa venti ballerini. Sono in quel luogo per provare, a ritmo di un’incalzante musica, i loro passi di danza. A capo di tutto ciò sembra esserci Selva, coreografa e organizzatrice insieme al DJ “Daddy”. Il gruppo si presenta piuttosto eterogeneo e le personalità che vediamo danzare energicamente sono tutte differenti. In clima è gioioso, di festa: l’unica cosa che conta è danzare e i corpi emanano un’elettricità unica.
Presto una frenesia, fin troppo spinta, comincia a travolgere i ballerini portandoli a compiere azioni inspiegabili. La follia prende il sopravvento e lo stato psicofisico comincia a risentirne. Ben presto si renderanno conto di esser stati drogati attraverso la sangria che tutti, o quasi, hanno bevuto. Senza capire chi abbia potuto fare tale gesto e per quale assurdo motivo, comincia una spirale che porterà ognuno dei presenti ad essere coinvolto in azioni fuori dal comune. Un climax che porterà all’esasperazione ogni azione, parola e gesto. Per molti sarà una esperienza dionisiaca, per altri un dramma infernale.
Il punto di arrivo di Noé – Climax recensione
Climax sembra una summa di tutti i precedenti titoli del regista, l’apice raggiunto dopo tutte le esperienze. La sua filmografia si condensa in un’ora e mezza di delirio. I molteplici temi e spunti presenti attingono da tutte le sue opere più importanti e ne traggono tutta l’essenza. La sessualità di “Love” rivive qui in una nuova violenta e contorta veste, dominata dalla seduzione allucinogena. Proprio l’effetto delle droghe e ciò che lo avvicina ad un altro dei suoi prodotti più apprezzati, “Enter the Void”. Ma per messa in scena e risvolti drammatici il film somiglia più a quello che forse è il suo prodotto più discusso, “Irréversible“.
Chi ha visto almeno una volta il titolo appena citato non può che ricordare l’atmosfera soffocante, claustrofobica e irritante del film. Oltre che la violenza gratuita che ha fatto spesso storcere il naso. In Climax tornano i corridoi stretti, le luci calde e quella sensazione sgradevole che ci fa rivivere le sue drammatiche sequenze. Gaspar Noé mescola gli elementi a cui attinge e crea un mix pronto ad esplodere da un momento all’altro. Un mix uguale a quello presente nell’innocua sangria che i ballerini hanno ingerito e che li porterà ad impazzire sotto effetto di acidi. Come nel migliore dei gialli, qualcuno ha compiuto un misfatto e si nasconde tra la folla sempre più disorientata.
Scomposizione – Climax recensione
Le primissime scene di Climax spiazzano e incuriosiscono. Ai nostri occhi, viene subito mostrata una ragazza sanguinante, che dopo pochi passi si accascia sulla neve, dimenandosi come in preda ad attacchi di panico. Pochi secondi e titoli di testa, o meglio di coda. Noé riprende l’idea e la estremizza inserendo i reali titoli di testa a metà film. Perché la metà esatta del prodotto è il punto di rottura, dove inizia il vero film. Climax viene scomposto facendo emergere l’artificiosità, marchio di fabbrica dell’occidente che sembra esser la vittima dell’accusa alla base del film di Gaspar Noé. Tutta la prima parte viaggia scomposta, in preparazione all’esplosione sempre crescente, come suggerisce il titolo stesso dell’opera.
La sperimentazione formale ci viene sottolineata in questa prima parte. Una breve intervista ai protagonisti viene trasmessa da un vecchio televisore attorno ai quali vediamo VHS di film che hanno segnato l’idea cinematografica del regista e in particolare lo sviluppo di questo film. Segue una coinvolgente scena di danza, una delle più affascinanti ed inquietanti viste sul grande schermo. La ripresa non finisce mai, nessun taglio. La macchina da presa segue ogni movimento dei ballerini mostrati precedentemente, e noi non possiamo che andare dietro i movimenti e farci trasportare del vagare incessante della mdp. Ogni passo sembra scomposto, come il film stesso, e non c’è riposo. Quando le sequenze “flashdance” finiscono il dramma può compiersi.
Disco inferno – Climax recensione
Quando i personaggi prendono consapevolezza di essere vittime la follia prende piede. Un vero e proprio gioco al massacro ne viene fuori e ognuno dei partecipanti sembra diventare sempre meno cosciente e sempre più in balia delle sue visioni e ossessioni. Lo sviluppo che porta a questa fase è frettoloso ma ciò intensifica ancora di più l’impatto violento che ha sui protagonisti fuori controllo e su noi spettatori. Il soggetto però risulta debole e privo di fondamenta importanti. La linea narrativa è frutto di una sceneggiatura più orientata verso la frenetica improvvisazione piuttosto che fondata su rigide disposizioni. Il filo narrativo si perde anch’esso, vittima forse dell’alterazione da acidi.
Una delle note forse meno positive è la mancata caratterizzazione dei personaggi. Essi risultano piatti e facilmente dimenticabili, delle semplici pedine per il grande caos. Ad un tratto poco ci importa di chi sia il soggetto in questione, spesso non riusciamo neanche a riconoscerli. Il caos generato dalle sostanze li rende inevitabilmente uguali. In risalto l’unica possibile protagonista principale, interpretata da Sofia Boutella. La sua Selva ricalca il personaggio di Isabelle Adjani in Possession, film citato più volte in Climax. L’attrice riesce ad auto-caratterizzare il personaggio grazie all’interpretazione folle e intensa, ricca di pathos e inquietudine.
Sottosopra sanguinario – Climax recensione
Composto, per buona parte, da piani sequenza, Climax è una danza senza sosta che genera scompiglio nelle nostre menti. La macchina da presa fluttua e scivola da un fotogramma all’altro senza sosta, accompagnata da un voyeurismo maniacale, e mentre essa se ne va, se ne va anche la moralità. Non sembra mai che possa stancarsi di muoversi ma noi ad un certo punto avremmo bisogno di una pausa. Perché, se pur riuscissimo a non annoiarci durante il viaggio dentro la follia, probabilmente saremmo comunque mentalmente stanchi. Stanchi del macabro gioco di violenza psicologica. Ancora una volta Noé porta a termine un obbiettivo che sembrava difficile ripetere. Lo fa grazie al sapiente uso dell’ormai frequente colore rosso che riesce repentinamente a dissolversi verso tonalità più fredde e tornare a riscaldare dopo pochi frame.
La scena viene rovesciata letteralmente e il prodotto diventa un film al contrario. Le sequenze vengono riprese sottosopra e il caos diventa sempre più vivido: l’unica interazione sensata sembra legata alla violenza o al sesso. Il tema principale ruota attorno alla libertà. Ricercata, voluta ma che una volta ottenuta (pur con mezzi non voluti, ed estremizzata) porta alla distruzione. Tutti i temi, come le allusioni alla vita e alla morte, però sembrano restare in superficie e mai vengono affrontati nello specifico: il vantaggio però sta nel mantenere il focus sull’atmosfera che ci distrugge mentalmente per tutta la seconda parte.
Dance Dance Dance – Climax recensione
Climax è un prodotto affascinante e allo stesso tempo irritante. Sono tanti i pregi ma molte anche le pecche, pur velate e/o giustificate dalla finalità del prodotto. Resta comunque un’esperienza cinematografica unica, fuori da ogni schema e assolutamente da provare. L’inferno in terra creato da Gaspar Noé è scandito dal ritmo di una colonna sonora dance (Daft Punk, Giorgio Moroder) che ci accompagna durante tutta l’insolita e raccapricciante visione. Il climax ascendente che anche noi spettatori viviamo ci rende inermi e ci fa sentire meno al sicuro. Siamo vittime pur non essendo tra loro e forse è pure peggio: soffriamo per non poter far nulla, per vedere compiersi qualcosa che diventa sempre più esagerato.
Gaspar Noé sconvolge, capovolge ogni regola cinematografica e realizza un macabro spettacolo che non solo non fa rimpiangere i precedenti lavori, fa psi spinge pure oltre. Probabilmente il punto d’arrivo di una carriera fatta di esagerazione e virtuosismo. Riesce nell’impresa di far incontrare il modello Step Up con Suspiria e sembra che, forse, il vero remake del film di Dario Argento l’abbia fatto lui. Il ballo, pur folle e scomposto, resta l’unico vero e indiscusso protagonista del film, anche quando si consuma il dramma. La danza è quella della vita e finché la nostra esistenza non finisce non dobbiamo smettere di ballare.
Climax, di Gaspar Noé
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- La morbosità e il voyeurismo con cui la mdp si muove nel cuore del dramma grazie agli interminabili piani sequenza
- Sofia Boutella: una performance intensa e molto espressiva
- Violenza psicologica: otteniamo tutto ciò che ci aspettiamo da questo prodotto e forse qualcosa in più
Lati negativi
- Il soggetto: la storia potrebbe sembrare campata per aria
- L’esercizio estetico: un pubblico non avvezzo ad questa idea di cinema potrebbe annoiarsi prima di arrivare al vero e proprio fulcro
- Violenza psicologica: vale anche come lato negativo, potendo non essere gradita da tutti