Dumbo: 5 curiosità sull’elefante volante
Eccovi delle curiosità sull'indimenticabile cartone animato del 1941 firmato Walt Disney
Dumbo, l’adattamento del classico Disney diretto da Tim Burton, è finalmente sbarcato al cinema in Italia dal 28 marzo. La storia dell’elefantino volante ha conservato il suo fascino indelebile nel tempo, facendo della pellicola di Tim Burton uno dei lavori più attesi dell’intera annata cinematografica. C’è da dire che, di pari passo con la novità, si rinnova allo stesso modo l’amore verso il primo film di Dumbo.
Il cartone del 1941 targato Walt Disney rappresenta infatti una cult non solo per la nota casa di produzione, ma anche per il mondo dell’animazione. Dumbo è considerato il quarto Classico Disney, seguendo Biancaneve e i sette nani, Pinocchio e Fantasia. La storia fu scritta da Helen Aberson ed ha come protagonista proprio il cucciolo di elefante di nome Dumbo. Quest’ultimo, preso in giro per le sue grandi orecchie, imparerà a volare utilizzandole come ali e stupendo il mondo intero. Eccovi quindi delle interessanti curiosità su Dumbo, il classico Dinsey la cui storia fa sognare ancora oggi.
Dumbo curiosità
1. Un budget ridotto
I costosi fallimenti di Pinocchio (1940) e Fantasia (1940) misero Walt Disney nelle condizioni di dover rimediare al più presto a quelle perdite. Da ciò derivò, come naturale conseguenza, che Dumbo avesse un budget molto contenuto per la sua realizzazione.Per questo motivo, il film è molto meno dettagliato dei suoi predecessori, i disegni dei personaggi sono più semplici ed i gli sfondi sono dipinti in modo poco dettagliato.
Questo film e Biancaneve e i sette nani (1937) sono infatti gli unici classici Disney ad utilizzare sfondi acquerellati, proprio perché più economici della tempera e degli oli usati, ad esempio, per Pinocchio (1940) e Bambi (1942). Il costo finale di Dumbo fu di 813.000 dollari, aggiudicandosi così il titolo di progetto meno costoso tra tutte le produzioni Disney. Incassò oltre 2,5 milioni di dollari nella sua versione originale, più di quanto riscossero Pinocchio e Fantasia insieme.
2. Dumbo in copertina del Time
Nel dicembre 1941 la rivista Time intendeva dedicare la sua ambita copertina a Dumbo, proprio per celebrare il successo del film. L’elefante volante, eroe dei più piccini, così facendo sarebbe potuto diventare “il mammifero dell’anno”. La prestigiosa rivista aveva preparato anche l’impaginazione ma purtroppo la copertina dovette essere modificata a causa dell’attacco giapponese a Pearl Harbor.
Dumbo è l’ultimo film Disney realizzato prima che gli USA prendessero parte alla Seconda Guerra Mondiale.
3. Corvi razzisti?
Per animare la sequenza dei corvi, venne chiamato a fornire un riferimento live action il team di ballo e canto dei Jackson Brothers. L’animatore Ward Kimball si ispirò anche ai jazz club di Los Angeles e al Lindy Hop di Harlem. Nella sequenza in questione qualcuno vi avrebbe letto un messaggio velato di stampo razzista, in quanto i corvi sarebbero una rappresentazione stereotipata della cultura afro-americana. Accusa respinta da quanti fanno notare come i corvi siano invece tra le figure più positive e vitali del film, oltre che determinanti nel restituire a Dumbo la fiducia perduta.
4. Curiosità e somiglianze
Con i suoi 64 minuti di durata, Dumbo è il lungometraggio più corto tra quelli degli Studios Disney. La storia inoltre è l’unica di questa casa cinematografica a non avere un vero e proprio personaggio nel ruolo del cattivo. Non potevano mancare delle somiglianze con gli altri film dello stesso produttore: Dumbo durante tutto il cartone animato è muto, come lo è Cucciolo nei sette nani di Biancaneve. Possibile fosse tra le intenzioni di Walt Disney il voler rappresentare l’innocenza e la purezza di un personaggio tramite l’assenza della parola.
5. Una star dalle “orecchie grandi”
Per concludere questa nostra rassegna di curiosità sull’elefantino più amato di sempre dai bambini, vi vogliamo lasciare con un’ultima chicca. Durante la storia, mentre cerca di confortare Dumbo, Timothy dice:
Un sacco di gente con le orecchie grandi è famosa!
Secondo lo storico dell’animazione John Canemaker , il pubblico del 1941 ha riconosciuto in questa battuta un riferimento a Clark Gable. Che dire, forse abbiamo una “vaga” idea del perché, ma lasciamo il tutto alla vostra immaginazione.