GTO: i giovani del Sol Levante secondo il grande professore
Great Teacher Onizuka e i giovani del Giappone: società, problemi e cultura del Sol Levante
Il Giappone è un posto mistico, affascinante ed esotico. Lì il sole fa capolino prima che in qualunque altro posto: da il buongiorno al mondo, mentre noi ancora dormiamo.
Il Giappone è da sempre stato terra d’arte e di cultura. Arte e cultura, molto diverse da quelle nostrane, caratterizzate da un’eleganza e una sobrietà da sempre invidiate da tutto il mondo, che ne hanno accresciuto ancora di più l’attrazione e il fascino da parte dell’occidente, europei in primis.
Sicuramente i manga, nonostante la profonda distanza dalla sobrietà delle arti più antiche del sol levante, ad oggi sono la forma d’arte più simbolica e riconoscibile del Giappone, patria dei più grandi autori di questo genere fumettistico. È dunque fisiologico che, per conoscere il Giappone, bisogna addentrarsi almeno superficialmente nei meandri di questa arte.
Ma quella di cui parliamo oggi è un’opera che parte da un manga ma diventa molto di più: anime di successo, serie tv, film, e infine cult mondiale. Tutto questo è GTO: Great Teacher Onizuka, ideato e disegnato da Toru Fujisawa.
Si metta in chiaro subito un dettaglio: chi scrive non è un appassionato di manga. Ne ho letti pochi, ma quei pochi che ho letto mi hanno aiutato ad aprire la mia mente verso un mondo totalmente lontano e distante dal mio. E di GTO ho approfondito più l’anime che i fumetti.
Premesso questo, si può affermare molte cose: uno, GTO è un’opera d’arte a 360°, due, fa ridere a crepapelle, tre, fa riflettere.
In GTO il Giappone è un elemento imprescindibile, e nell’opera ritroviamo tutte quelle tematiche legate alla complessa società giapponese che sono, dal secondo dopoguerra in poi, temi centrali, quando si parla di questa società.
GTO, più in particolare, si focalizza sulle problematiche legate alla gioventù, figlia di una generazione che ha subito il contraccolpo più forte dalla sconfitta del Giappone durante il conflitto mondiale. I cinquantenni giapponesi sono i figli dei soldati caduti, feriti e, infine, umiliati dal resto del mondo, a causa del comportamento bellico tenuto dal Giappone durante il conflitto. Naturale che, in quella generazione, ci fosse un sentimento di riscatto e di rivalsa che ha surclassato qualunque altro stato d’animo: lavoro, alienazione, solitudine. Il Giappone del secondo dopoguerra è tutto questo.
Naturale che le generazioni successive (GTO si focalizza sugli adolescenti di inizio anni ’90) abbiano assimilato questi stati d’animo collettivi, ma con una forte ascendenza, che invece mancava nelle generazioni precedenti, verso l’occidente.
Così il professore Onizuka si ritrova, fortunosamente e precipitosamente, a fare da insegnante ad una classe tipo del Giappone di inizio anni ’90: ragazzi problematici, in bilico fra ciò che la loro società gli impone e ciò che il resto del mondo offre. Figli di genitori assenti, più impegnati a compiere il proprio mestiere che a crescere i propri figli, servi di una morale lavorativa opprimente e nichilista. Onizuka stesso (come raccontato nei primi manga a lui dedicati, Shonan Junai Gumi e Bad Company) è stato un teppista di strada: quello dei moto teppisti è stato effettivamente un fenomeno combattuto fortemente dai governi giapponesi durante gli anni 70/80, e mostra la forte aderenza al realismo (declinata poi in una lettura più “caciarona” tipica dei manga) di queste opere.
In GTO l’esperienza di Onizuka, ragazzo di strada, forte ma dal cuore tenero, servirà a far superare ai suoi alunni molti problemi tipici dei giovani giapponesi. L’abbandono, il suicidio, il bullismo, sono solo alcuni dei problemi quotidiani contro cui deve combattere il professore per salvare una classe (che rappresenta l’intera gioventù giapponese) dal declino.
E ciò che salta all’occhio man mano che si prosegue nelle vicende di Eikichi, 22enne, professore, single (come recita il suo slogan), si scoprirà come sia la lotta generazionale il vero problema della nazione: genitori che hanno vissuto una vita di sacrifici, dedita al lavoro servile, finalizzata a inquadrare la propria famiglia in un gradino più alto della scala sociale (basti pensare alle discriminazioni in base alle scuole e alle università frequentate), che si scontrano con giovani che, lontani dall’odio postbellico nei confronti dell’occidente, e degli Stati Uniti in particolare, tentano di emanciparsi strizzando l’occhio proprio verso l’occidente, ricercando uno stile di vita più libero e meno ascritta a rigide formalità, considerate, ormai, arcaiche.
Tutto questo viene affrontato nel manga e nell’anime, che ha infranto qualunque parete geografica, risultando un successo in tutto il mondo, con un alternarsi di momenti comici e momenti profondamente riflessivi, che ci faranno avvicinare facilmente al mondo dei giovani giapponesi e alle loro problematiche.
Onizuka è il professore che tutti vorremmo: quando il resto del mondo degli adulti gira le spalle a quei giovani, considerati ribelli perché affascinati da una vita più “occidentale”, Eikichi tende loro una mano e non si vergogna a parlare con loro da pari, abbattendo quel muro generazionale per aprire con loro un dialogo diretto e costruttivo.