Avengers Endgame: il cammino degli Eroi Marvel
Con Avengers Endgame si chiude un ciclo lungo dieci anni. Come si sono evoluti gli eroi Marvel? Questa analisi cercherà di capirlo
Con Avengers Endgame si chiude un ciclo lungo dieci anni, scopriamo in questa analisi come si sono evoluti gli eroi Marvel.. Non c’è storia: nei primi giorni di proiezione, l’ultimo kolossal dei Marvel Studios ha fatto già registrare incassi da record. Nulla di inaspettato ma, certo, la curiosità di vedere a quanto ammonterà il trionfo finale è molto forte. Senza dubbio, ha contribuito il suo ruolo di conclusione di un ciclo durato un decennio e l’enorme fidelizzazione creata con il pubblico in questo periodo. Indipendentemente da chi lo liquida come una serie di blockbuster per ragazzini, il progetto della Casa delle Idee rappresenta un esperimento unico nel suo genere.
Proprio per via della sua unicità, ha reso possibile un’evoluzione dei personaggi che ha pochi eguali anche nel cinema serializzato. Attori che hanno rimbalzato da una saga all’altra, interagendo fra loro e cambiando in corso d’opera come raramente si è visto su grande schermo. Per questo motivo, alla luce del finale offerto dal film appena uscito, è possibile tracciare un ritratto dell’evoluzione dei suoi protagonisti. Come abbiamo incontrato Iron Man, Thor e Captain America? E come li abbiamo visti “crescere”, trasformarsi e, in alcuni casi, lasciarci? Vogliamo provare a parlarne in questa analisi!
[highlight color=”yellow”]SPOILER Efferati da qui in avanti!![/highlight]
La fine di un viaggio – Avengers Endgame analisi
La prima sorpresa offertaci da Avengers Endgame e il suo essere drasticamente diverso da Avengers Infinity War. Se il film dello scorso anno era un riuscito kolossal votato all’intreccio questo è un insolito kolossal votato ai personaggi. Sono le loro interazioni, i loro rapporti, la loro forza e le loro fragilità a rappresentare il fulcro di tutto. Una scelta che funziona solo perché alimentata da un decennio di storie che hanno permesso agli spettatori di affezionarsi ai singoli protagonisti e a schierarsi con o contro di loro. I fratelli Russo, registi della pellicola, optano per la componente emotiva sapendo di poter sfruttare questo vantaggio e lo fanno molto bene. Ovviamente si rende necessaria anche una smisurata dose di azione e spettacolo, cosa che non viene affatto negata. Eppure, a differenza di Infinity War, l’abbiamo percepita come subordinata alle dinamiche tra i characters.
Lo scorso anno dedicammo un articolo alle nostre supposizioni relative all’intreccio di Avengers Endgame. Non ci azzeccammo quasi per nulla ma il tema dei viaggi nel tempo correlati a Ant-Man era sul piatto. Questo espediente ha scoperchiato il magico mondo delle linee narrative alternative, un elemento che i lettori di fumetti conoscono bene ma che pare abbia confuso molti spettatori non avvezzi alla cosa. Le conseguenze di ciò che accade in questo film e della creazione di realtà alternative verranno, probabilmente, esplorate nei prossimi film e nelle future serie targate Disney+. Quello che ci piacerebbe trattare qui è proprio l’evoluzione dei personaggi chiave del Marvel Cinematic Universe, esplorandone le trasformazioni a partire dal loro debutto fino a questa Fine dei Giochi!
Iron Man – Avengers Endgame analisi
“Io sono Iron Man“. Questa frase, pronunciata con fiera spregiudicatezza, chiudeva il primo film dei Marvel Studios. “Io sono Iron Man” è una frase che riappare anche in Avengers Endgame e lo fa con altrettanta, clamorosa, potenza. Quella dichiarazione d’intenti, quell’arrogante mettersi sul pulpito e distinguersi dalla massa ha segnato la genesi della versione cinematografica di Tony Stark. Da sempre, quel personaggio ha rappresentato una sfida: quale autore sano di mente metterebbe un fabbricante di armi capitalista al centro di un fumetto negli anni 60?? Nell’epoca del Flower Power e in un medium votato ai lettori giovani, sembrava una scelta scriteriata. Stan Lee lo affrontò con la consueta baldanzosa sicurezza, rendendolo un uomo difettoso e poco empatico ma tremendamente sfaccettato.
Nel 2007, la notizia che Robert Downey Jr. avrebbe vestito i panni di questo personaggio (per anni accostato a Tom Cruise!) fu accolta con gioia e perplessità in dosi eguali. Perché sì, bastava guardarlo in faccia per capire che l’ex Ragazzo d’Oro dalla carriera in frantumi aveva molto in comune con Stark ma il suo passato tra galera e droghe lo rendeva poco family friendly. Il film, diretto da Jon Favreau, fu un successo di pubblico e critica e il sorriso smargiasso di Downey Jr. si rivelò l’unico capace di incarnare a dovere quella figura così rilevante nei fumetti.
Vittima del suo stesso genio e del suo successo, Stark sottovaluta un fattore che diventerà determinante per il suo futuro: lui odia assumersi la responsabilità della sofferenza altrui. Fabbrica armi solo per i soldi ma quando scopre (un po’ tardi) che il suo lavoro foraggia il terrorismo decide di impedirlo. Una volta fondati gli Avengers tenta in tutti i modi di creare uno strumento di prevenzione più efficace di un team di superuomini, fallendo con Ultron. Sempre per lo stesso motivo, accetta la registrazione dei supereroi scontrandosi con il pragmatico Steve Rogers. Tutto questo fino a Thanos, fino all’apoteosi del fallimento. A quel punto, Iron Man diventa l’uomo che rinuncia a se stesso per gli altri e sceglie il sacrificio. Sa che, evidentemente, non riuscirà mai a vivere una vita serena, non è fatto per quel genere di cose, ma può diventare colui che permetterà agli altri di viverla.
Captain America – Avengers Endgame analisi
Chi riuscirà a vivere la vita che voleva, grazie al sacrificio di Iron Man? Proprio Captain America che, nella scena finale di Avengers Endgame, si rende protagonista di una scelta ardita e, ai più, incomprensibile. Steve Rogers, il fulcro, la bandiera emotiva del Marvel Cinematic Universe sceglie di abbandonare il suo ruolo per affrontare una vita serena con l’amore della sua vita, Peggy Carter. Lo fa sfruttando l’opportunità di riportare tutte le Gemme dell’Infinito nelle rispettive epoche dopo averle utilizzate e questo genera una spiacevole falla logica proprio sul finale della pellicola. Non è nostro compito discutere le scelte di scrittura quanto quello di valutare l’arco di un personaggio e quello di Cap è particolarmente azzeccato.
Quando Chris Evans fu reclutato per il ruolo nel 2010, furono in molti a storcere il naso. Una frase che sentivamo spesso riecheggiare era: “Ma ce lo vedi Evans che impartisce ordini a Downey Jr.??” In effetti, la sua carriera fino a quel momento era costellata di bellocci senza troppo spessore e questo ruolo sembrava rischiosissimo per uno come lui. Invece, dopo un primo film non del tutto riuscito, da Avengers (2012) in poi, le cose sono cambiate. Da lì è stato possibile enfatizzare il lato più interessante del personaggio: il suo essere fuori dal tempo. Steve affronta un mondo di sfumature, lui che era abituato al bianco e nero e alla delimitazione netta tra Buoni e Cattivi. I complotti, i tradimenti, il doppio gioco come strumento di lavoro lo ripugnano e lo mettono a disagio.
Spesso canzonato da Tony Stark per la sua naïveté, porta il suo estremismo all’ennesima potenza in Captain America: Civil War quando abbandona scudo (e titolo) perché non crede più in nulla. Proprio per questo motivo, la sua imprevista decisione in Endgame sembra avere un barlume di senso. Steve Rogers è stato strappato alla sua vita e al suo amore così coglie la prima opportunità per tornare al suo vero tempo, quello a cui sente di appartenere. Le conseguenze della sua scelta, probabilmente, verranno esplorate in futuri film.
Thor – Avengers Endgame analisi
Eccolo qui, il più controverso tra tutti! Thor, il Dio del Tuono, è probabilmente colui che ha attraversato il percorso inverso a quello di Tony Stark: non il personaggio che contamina l’attore ma viceversa! Chris Hemsworth si è inizialmente prestato al ruolo del guerriero smargiasso previsto per lui ma poi la crescita della fama e la scoperta delle sue doti comiche hanno cambiato tutto. Dal contestato Thor Ragnarok in poi, Thor si è tramutato in un eroe molto più ironico e caciarone del previsto. La sua è una trasformazione che sembra, però, poggiarsi su una costante fondamentale: lui è un guerriero, non un leader. Una scelta che discosta la versione cinematografica del personaggio da quella a fumetti ma non per questo va disprezzata a priori.
Thor doveva essere Re di Asgard. Lo dicono tutti, fin da quando è ragazzino e lui ci crede. Eppure, fin dal primo film del 2011 diventa chiaro che gli mancano le doti per esserlo davvero. La sua diatriba con il fratellastro Loki lo migliorerà come guerriero e come essere umano ma non lo renderà un sovrano. Eppure, anche a causa di questo Titolo che sembra pendere su di lui come una Spada di Damocle, Thor perderà l’amore della sua vita, l’umana Jane Foster. L’asgardiano sembra sempre vincolato da ruoli che non vuole rivestire e che danneggiano la sua vita. Nel momento in cui si ritrova obbligato a traghettare il suo popolo verso una nuova casa fallisce clamorosamente. Poco dopo, pur provandoci, non riesce a impedire a Thanos di cancellare metà della popolazione dell’universo.
Molti si sono lamentati del trattamento riservato a Thor in Avengers Endgame. Ingrassato, perennemente ubriaco, sembra una sorta di Lebowski a fumetti (viene proprio etichettato così da Stark). Eppure, oltre alla scelta di giocare con i registri comici di Hemsworth, la sceneggiatura cerca di lavorare su un personaggio in piena crisi. Thor è vittima di sindrome da stress post-traumatico e si è rifugiato nell’alcool e nell’auto compatimento. Fallire nella vita è dura per tutti ma fallire per una divinità deve essere insostenibile! Come un alcolizzato finge goliardia e noncuranza ma basta premere il nervo giusto e l’ex-Tonante rivela una fragilità capace di distruggerlo. La sua scelta finale di cedere Asgard a Valchiria e intraprendere un viaggio con i Guardiani della Galassia punta a spingerlo verso nuove direzioni. Non sarà mai una guida ma, forse, potrà essere l’eroe che ha sempre desiderato diventare.
Avengers Endgame – ci sarebbe molto altro…
… da dire in questa analisi di Avengers Endgame, affrontando anche gli altri membri del team e le loro trasformazioni. Magari riusciremo a realizzare una parte seconda con il medesimo tono. Fino ad allora, ci premeva delineare il percorso dei tre Avengers primari, le tre colonne portanti del Marvel Cinematic Universe.
Avengers Endgame offre tre diversi finali per questi personaggi: una chiusura dolorosa per Iron Man, una positiva per Captain America e una all’insegna del riscatto per Thor. Qualunque cosa accada nei prossimi film del franchise, questa pellicola rappresenta un inevitabile spartiacque e la concreta fine di un’epoca. Il semplice fatto che questi eroi si siano trasformati, evoluti, migliorati o peggiorati nell’arco di un decennio la dice lunga sull’efficacia di questo progetto cinematografico e noi siamo in attesa di vedere cosa bolle in pentola per il prossimo futuro.