Atlantis – L’impero perduto: rispetto della cultura o cultura del rispetto?
Un'analisi del film d'animazione Disney che parla del potere dell'uomo e della sua capacità di fare la scelta giusta
1914, Washington D.C. Milo è un giovane linguista che lavora all’Istituto di ricerca Smithsonian. Tra una pausa e l’altra, conduce i suoi studi su Atlantide, e tramite un manoscritto ereditato dal nonno potrebbe aver trovato la via che conduce alla città sommersa di Atlantide. Dopo aver perso il finanziamento per la spedizione Milo incontra il tenente Sinclair, il quale gli fa conoscere un amico del nonno. L’uomo gli comunica che è giunto il momento di partire alla volta del regno perduto. Dopo aver conosciuto i colleghi della spedizione, Milo parte per la sua nuova avventura; non sa ancora che ad attenderlo ci sono ricchezze, posti magnifici e l’amore. Questo è Atlantis – L’impero perduto.
Dai registi di La Bella e la Bestia e Il gobbo di Notre Dame (Gary Trousdale e Kirk Wise), ecco un film d’animazione che si ispira a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne e alla storia di Atlantide narrata da Platone. È stato filmato su pellicola di formato 70mm, cosa che non accadeva in un film d’animazione Disney da Taron e la pentola magica del 1985. La lingua e l’alfabeto atlantiano sono stati ideati da Marc Okrand, autore anche della lingua Klingon di Star Trek. Il film ha avuto un sequel dal nome Atlantis – Il ritorno di Milo (2003). Ecco l’analisi di Atlantis – L’impero perduto.
Indice
- Il mito e la storia
- Personaggi realistici e sfaccettati
- Trovare il proprio posto nel mondo
- Cultura del rispetto o rispetto della cultura?
- Conoscere il passato per migliorare il futuro
Il mito e la storia – Atlantis – L’impero perduto analisi
Secondo la mitologia greca, Atlantide era un’immensa isola abitata da un popolo ricco e saggio, governato dal dio del mare Poseidone. Quando gli abitanti dell’isola divennero avari, Zeus decise di punirli con maremoti ed eruzioni vulcaniche, al punto che l’isola fu distrutta in una sola notte. La leggenda narra che i resti di Atlantide riposano sul fondo del mare, dove oggi si trovano Groenlandia, Islanda, Azzorre, Canarie e Madeira. Non c’è alcuna prova che sia esistito un continente simile, ma studiando fauna e flora del nuovo e dell’antico mondo, l’ipotesi di una parte di terra poi sprofondata non è da escludere. Esistono manufatti non inquadrabili come prodotti di civiltà note; vi sono poi racconti di Platone sul tema nonché una catastrofe citata nella Bibbia, nota come il diluvio universale.
Nel 1898 una nave, nel tentativo di recuperare un cavo che si era spezzato a nord delle Azzorre, portò in superficie frammenti di una lava vetrosa che si forma solo sopra il livello delle acque e in presenza dell’atmosfera: ciò confermerebbe l’ipotesi di inabissamenti di grandi proporzioni. Se consideriamo quindi che Atlantide sia esistita, le stime dicono che potrebbe essere stata distrutta circa 10.000 anni fa. Il film dissemina molti spunti storici e racconta diversi tipi di culture; parla di arte attraverso nomi di pittori e commediografi, inserisce termini tecnici di macchinari militari e non tralascia nemmeno qualche considerazione medico-scientifica. La storia dunque potrebbe non essere di immediata comprensione per un bambino; non per questo però il film risulta meno godibile. Avventura e azione non mancano, e le scenografie sono degne di nota.
Personaggi realistici e sfaccettati – Atlantis – L’impero perduto analisi
I membri della spedizione sono personaggi sfaccettati e complessi. Prendiamo Milo, che lavora come caldaista alla Smithsonian Institution di Washington. È archeologo, linguista e cartografo, ed è l’unico a comprendere l’Atlantidiano; si è diplomato a soli 11 anni ed è stato studente di Oxford. Il Comandante Rourke, l’antagonista, è un militare pluridecorato, indagato per aver giustiziato dei prigionieri senza alcun motivo. Il tenente Sinclair invece è una donna tosta ed esperta di combattimenti. Il dottor Dolce, medico della spedizione, è figlio di un’indiana Arapaho e un medico afroamericano. Ha due dottorati, è stato medico militare in cavalleria, dottore personale di Roosevelt e volontario nella guerra cubana; ha studiato anche medicina ayurvedica in India, quella tropicale in Costa d’Avorio e veterinaria in Oklahoma.
Passiamo al maschiaccio Ramirez, ragazza portoricana e capo meccanico: la ragazza ha una sorella che pratica la Boxe, un padre ex-capo meccanico e desidera aprire un’officina tutta sua. Sappiamo che Ramirez lavora come meccanico per la Ford da quando ha nove anni. Ma tra i protagonisti c’è anche il geologo Molière: nato in Francia e ossessionato dagli scavi, ha iniziato fin da bambino a esplorare le fogne parigine, e ha inventato congegni per lo studio della terra. Tra loro c’è anche Santorini, ragazzo italiano ex fioraio, poi diventato esperto di esplosivi.
Il suo nome deriva da uno dei luoghi in cui potrebbe trovarsi la città di Atlantide: Santorini per l’appunto; del ragazzo sappiamo anche che si è laureato per corrispondenza dalla prigione. Poi c’è la vecchia Packard, pioniera delle telecomunicazioni che ha collaborato con Mahlon Loomis (dentista e inventore), Nathan Stubblefield (inventore e coltivatore) e Guglielmo Marconi (inventore e imprenditore). Infine v’è Cookie, cuoco di guerra che ha partecipato alla Guerra di Secessione e cucinato per il generale Sheridan ad Appomattox.
Trovare il proprio posto nel mondo – Atlantis – L’impero perduto analisi
Tu hai grandi potenzialità. Non gettarle al vento per inseguire una chimera!
E se invece fosse questa la chiave della felicità? Quante volte ci sarà capitato di sentirci fuori luogo, diversi dagli altri e con troppi grilli per la testa. La società ci impone di essere concreti e talvolta materialisti, di adattarci alla massa e non perdere tempo dietro ai sogni. Milo non vuole vivere così, e rifiuta il lavoro come caldaista per partire alla volta dell’incertezza e di una civiltà perduta. Incosciente, convinto dei propri studi, speranzoso: Milo ha deciso di rimanere se stesso e di trovare il posto nel mondo che gli spetta. Posto che troverà accanto alla regina di Atlantide, in un regno che diventerà anche il suo.
Forse dovremmo accettare di non essere sbagliati, ma semplicemente poco inclini a fare ciò che gli altri hanno scelto per noi. Senza scomodare terre nascoste e leggende, l’atteggiamento di Milo è semplicemente un atto di coraggio: il gesto di chi ha deciso di abbandonare le proprie certezze, ma anche una vita mediocre e infelice. Milo insegue ciò per cui sembrerebbe essere nato: leggere i geroglifici, e così aiutare i nativi di Atlantide a rintracciare la propria storia. Alle volte, forse, è giusto inseguire quella chimera che ci tiene svegli la notte, piuttosto che ascoltare chi dice che i nostri sogni non ci porteranno da nessuna parte. Solo chi non ha tentato può dire di aver sbagliato.
Cultura del rispetto o rispetto della cultura?
Il Comandante Rourke è convinto che l’arte e la cultura esistano in funzione di un avanzamento dell’uomo verso la conoscenza assoluta. Come le scoperte scientifiche anche un dipinto, una lingua arcaica e dei tesori sotterranei contribuiscono ad accrescere gli strumenti che gli uomini hanno a disposizione. Milo si avvicina al nuovo e al diverso in punta di piedi e ne rimane affascinato; sostiene il progresso della sua specie e al tempo stesso crede nel rispetto di ciò che lo circonda. Egli è un archeologo, e lavora affinché emergano nuove possibilità di lustro per la comunità; tuttavia mantiene un profondo rispetto per la cultura del luogo.
Dopo l’avventura ad Atlantide, il ragazzo decide di non tornare a casa per essere ricoperto di onori; rimane infatti con la popolazione nativa dell’isola, per aiutarla a progredire. Rourke di contro crede in una cultura del rispetto, ma non per il prossimo: un uomo è grande solo se temuto, elogiato, potente. Distinguersi dalla massa, arricchirsi e ampliare il proprio bagaglio culturale: è questo per lui ciò che conta davvero. Ma a quale costo? Atlantis si lancia in un’analisi sulla comunità archeologica, e su quanto in virtù del progresso, talvolta, ci si dimentichi di tutelare i reperti stessi e i luoghi in cui questi vengono scovati.
Se non avessimo avuto accesso a opere di cui ci siamo impossessato nel corso dei secoli, non avremmo potuto studiarli e fare certe scoperte. Quale tipo di etica interviene in una riflessione simile? La risposta è data a chi guarda; non tanto al bambino, ma al genitore che lo accompagna nella visione. L’unica morale che Atlantis dà è che il troppo potere è nocivo, in qualsiasi ambito esso venga esercitato.
Conoscere il passato per migliorare il futuro
Imparare dai propri errori per diventare persone migliori non è semplice; basti pensare alle guerre, ai soprusi, alle violenze che continuiamo ad esercitare nei confronti del prossimo. Atlantis prova ad indossare una veste pedagogica, e a porre l’attenzione su quanto saremmo migliori se prendessimo davvero esempio dal passato. Se il passato ci ha portato alla distruzione una volta, è giusto cambiare rotta.
Non si impara solo dai fatti, ma anche dalla cultura antica: insegnamenti, studi, lingue ormai desuete che aprono una finestra sul presente. Milo, uomo del XX secolo, impara dal passato quando si trova catapultato in una civiltà sospesa nel tempo e nello spazio, in un’isola in cui gli abitanti vivono da milioni di anni. Ma sono davvero loro gli uomini più saggi che il mondo conosca? La risposta non è affatto scontata: il film ci mostra come ognuno possa dare il proprio contributo per il bene comune e l’avanzamento della società. Le scoperte della modernità sono fondamentali al progresso, certo, ma vanno sempre integrate con le ricchezze del passato. Ciò che conta per andare avanti è capire chi siamo stati, per essere poi in grado di decidere cosa vogliamo diventare.