Il caso Karla Gascón: Emilia Pérez, i tweet discriminatori e l’addio agli Oscar

Ripercorriamo il caso mediatico di Karla Sofìa Gascón, dai tweet discriminatori al ritiro dagli Oscar

Il clima che gira attorno alla premiazione degli Oscar, quest’anno, è completamente differente rispetto alle scorse edizioni. Non ci sono solamente i soliti malcontenti per le nomination o, al contrario, emozione e trepidazione per la serata più importante dell’anno per gli appassionati di cinema e per gli addetti ai lavori; quest’anno un caso mediatico in particolare sta facendo parlar molto del film di Jacques Audiard, Emilia Pérez

Il musical (qui la nostra recensione) è candidato a ben 13 nomination e si è già portato a casa due record importanti: è il film non statunitense a ricevere un numero così alto di candidature e l’attrice protagonista Karla Sofìa Gascón è la prima attrice transgender a ricevere questo riconoscimento. Nell’ultimo periodo, però, Karla Gascón è stata al centro di una bufera che ha avuto come risultato l’allontanamento dell’attrice spagnola dagli Oscar, dalla compagna promozionale del film stesso e uno scontro con Netflix che è il distributore del musical in Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna.

L’inizio della bufera: le dichiarazioni di Audiard e i tweet di Gascón

Le numerose candidature hanno sollevato non poche polemiche a causa di una rappresentazione della comunità transgender e messicana pieni di pregiudizi. Pensieri rafforzati dalle dichiarazioni del regista, che ha affermato di non aver bisogno di far ricerche sulla cultura messicana in quanto il Messico non è parte integrante del film, ma gli serviva solamente da sfondo. In un’intervista su Konbini, Audiard rincara la dose e afferma che «lo spagnolo è una lingua parlata in paesi modesti, in via di sviluppo, dai poveri e dagli immigrati». Dichiarazioni che non sono passate inosservate in Messico e che sono costate al regista francese l’incontro alla Cineteca Nacional de Mexico per pubblicizzare Emilia Pérez.

La bufera che vede al centro Karla Gascón è più recente. A gennaio di quest’anno, la giornalista Sarah Hagi ha rinvenuto vecchi tweet dell’attrice risalenti dal 2010 al 2021 i cui contenuti sono a dir poco controversi, pieni di discriminazioni verso altre etnie e religioni, insulti rivolti alle sue colleghe e anche contro l’inclusività degli Oscar. I tweet, anche quelli risalenti solamente a quattro anni fa, sono un concentrato di odio verso i musulmani, nei confronti della comunità cinese, contro l’Islam che definisce un «un focolaio di infezione per l’umanità» e anche contro George Floyd, l’uomo ucciso dalla polizia nel 2020 che Gascón definisce un «truffatore tossicodipendente».

L’allontanamento di Netflix dalla compagna pubblicitaria per gli Oscar

Karla Sofía Gascón

L’intervista a Karla Sofía Gascón per la CNN

A rendere ancor più grave la posizione di Karla Gascón è una recente intervista rilasciata alla CNN. Dopo i tweet rinvenuti e la bufera che si è scatenata, Netflix – che è il distributore del film in alcuni Paesi tra cui gli Stati Uniti e che si è proposto di finanziare la campagna per gli Oscar – è corso ai ripari. Il colosso americano aveva proposto a Gascón una strategia per tentare di salvare il salvabile ed era programmato un incontro tra l’attrice e un gruppo di PR crisis per studiare i passi successivi.

Questo incontro non avviene perché Gascón organizza un’intervista in diretta della durata di un’ora con la CNN, intervista non organizzata e in cui l’attrice risponde a braccio. L’esito è disastroso: le scuse ufficiali non arrivano, anzi Gascón si appella alla cancel culture, afferma di essere stata censurata e di essere vittima di fraintendimenti e che i suoi tweet erano di natura sarcastica.

Le scuse ufficiali

Le scuse ufficiali e l’allontanamento di Karla Gascón dalla campagna pubblicitaria e dalla corsa agli Oscar sono avvenute tramite un post su Instagram nell’account ufficiale dell’attrice. La foto, presa dalla cerimonia del Festival di Cannes e che ritrae parte del cast e il regista, è accompagnata da un comunicato breve e in inglese che recita:

«Dopo un’intervista a Jacques ho capito, ho deciso, per il film, per Jacques, per il cast, per l’incredibile crew che lo merita, per la bellissima avventura che abbiamo affrontato tutti assieme, di lasciare che il lavoro parli da solo, sperando che il mio silenzio permetta di apprezzare il film per quel che è, una bellissima ode all’amore e alla differenza. Chiedo sinceramente scusa a tutti coloro che sono stati feriti lungo la strada.»

La storia, per il momento, si è conclusa lasciando dietro di sé un ultimo quesito: quante di quelle tredici statuette Emilia Pérez riuscirà a portarsi a casa?

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