Il mio vicino Totoro: gli occhi trasparenti dei bambini
Lo sconfinamento in altri mondi e un’inevitabile dose di dolore nel film di Hayao Miyazaki
Due sorelle trovano nella propria immaginazione il sostegno di cui hanno bisogno, in un momento in cui la realtà è troppo aspra da sopportare. Il mio vicino Totoro è un film d’animazione giapponese del 1988, diretto dal maestro Hayao Miyazaki. Il film, come le altre pellicole dello Studio Ghibli, è attualmente disponibile sulla piattaforma Netflix. Il regista ha confermato di essersi ispirato a un episodio della propria infanzia, nel ritrarre gli eventi del film: da piccolo, infatti, Miyazaki dovette affrontare la malattia della madre – la tubercolosi spinale – e il lungo ricovero che ne derivò. Inizialmente la protagonista doveva essere una bambina, ma Miyazaki decise presto di sdoppiarla in due sorelle di età diverse.
La più grande è già più matura e realista, la piccola ha un approccio più inconsapevole. La prima aiuta la seconda quando la realtà va affrontata con maturità, la seconda trascina la prima in un mondo in cui il dolore non è capace di annientare. Due fasi diverse dell’infanzia, un’età che è ancora in grado di fronteggiare la sofferenza senza farsi abbrutire. Come accade spesso nei film d’animazione, anche ne Il mio vicino Totoro la magia si fa personaggio: è il caso di un pupazzo – Totoro – tanto peculiare da essere diventato il simbolo del logo dello Studio Ghibli. Ne Il mio vicino Totoro è il bisogno di tenerezza di due bambine sconfortate a mettersi al centro della storia; sullo sfondo ci sono la natura – comune denominatore dei film di Miyazaki – e il tempo, che rivendica il diritto di continuare a scorrere lentamente.
Indice
Con gli occhi di un bambino – Il mio vicino Totoro
Satsuki e Mei, due sorelle con poca differenza di età, si trasferiscono col padre in una località di campagna. La madre delle due bambine ha da qualche tempo un serio problema di salute, ed è per questo motivo è ricoverata in un ospedale fuori città: nella nuova casa, dunque, le sorelle e il loro papà potranno essere più vicini alla donna. Non appena giungono nella nuova casa, le due bambine si imbattono in piccole e misteriose creature: sono i nerini del buio, spiritelli di fuliggine che si annidano nelle dimore abbandonate da tempo. I nerini del buio, come altre creature che Mei e Satsuki incontreranno, sono percepiti solo dai bambini. In questo nuovo mondo, le due sorelle iniziano ad aggirarsi con fare da esploratrici. E molto presto Mei, la più piccola delle due sorelle, si imbatte in un personaggio che ha le sembianze di un grosso e buffo pupazzo.
Il gigantesco pupazzo è Totoro, o meglio è così che Mei pensa si chiami; la bambina lo ha visto tempo prima in un libro di fiabe, e ne ha storpiato il vero nome – Tororu – proprio in Totoro. Ma anche in questo caso, accade qualcosa di misterioso: il pupazzo che Mei abbraccia, e dalla cui presenza è rallegrata, sembra non essere visibile a tutti. Presto si scoprirà che Totoro è una sorta di custode dei boschi, e che si palesa agli occhi dei passanti solo in particolari circostanze. Cosa rappresenta questo rassicurante e simpatico personaggio? Che ruolo assumerà in questo scorcio di infanzia di Mei e Satsuki? Le due sorelle, costrette ad affrontare un dolore come la malattia della madre, devono crescere loro malgrado. Totoro le accompagna in un percorso delicato e importante, con una forza che solo l’astrazione dalla realtà può infondere.
Due fasi della stessa infanzia
Le piccole protagoniste rappresentano due fasi diverse del medesimo viaggio, che dall’infanzia porta all’adolescenza. La prima, Satsuki, è la sorella maggiore: la ragazzina ha già perso parte dell’innocenza tipica della prima infanzia. La sorella minore invece, Mei, manca ancora di maturità e questo fa preoccupare Satsuki, che la considera ancora troppo incosciente per cavarsela da sola. Ma Mei ha dalla sua tutta l’innocenza dei bambini, e la capacità di sconfinare pienamente in una realtà parallela e immaginifica; rispetto a Satsuki, decisamente più ombrosa, la sorella più piccola riesce a praticare il distacco dal dolore che prova. Lo stupore è l’aspetto preponderante del carattere di Mei, e di chi come la bambina è nella fase che va dai quattro ai cinque anni. L’infanzia ha accesso immediato – privo di filtri – al mondo onirico, e questo aspetto può far sentire i bambini incompresi da chi è più adulto.
Satsuki invece ha undici anni, e uno sguardo apparentemente più lucido su ciò che la circonda. In grado di orientarsi in una nuova realtà, la ragazza entra talvolta in conflitto con la sorella minore. Satsuki ha dalla sua un senso di responsabilità maggiormente sviluppato, eppure talvolta sembra che i suoi occhi siano leggermente appannati. Questo aspetto è ancora più tangibile se si prende in considerazione lo sguardo dei più grandi nel film; questi infatti non riescono a percepire la presenza di alcune creature fantastiche (come i nerini del buio o lo stesso Totoro). Il mio vicino Totoro racconta la progressiva perdita dell’incanto, dell’immaginazione e della capacità di fuggire da una realtà talvolta inutilmente dolorosa. Pur incapaci di orientarsi autonomamente, e pur mancando di maturità, i bambini si affidano a un intuito che Miyazaki non manca mai di raccontare nelle proprie storie.
Magia, conforto e natura – Il mio vicino Totoro
I bambini vedono ciò che i grandi hanno già visto, ma che hanno anche dimenticato. La diversità tra Satsuki e Mei genera un dissidio, laddove una prova a prevalere ma sull’altra; ma quando i loro pregi e difetti si equilibrano, le due sorelle diventano una squadra inossidabile. La loro forza è data dalla loro interazione con le creature magiche che incontrano, ma anche dal rapporto con la natura. Nei momenti di smarrimento, davanti agli occhi delle bambine appaiono Totoro e Gattobus, due supporti di poli opposti. Il primo è ritratto come un personaggio solido, quasi irremovibile; un punto di riferimento e una protezione nei momenti di pioggia – simbolico il fatto che porti con sé l’ombrello, per tenere al riparo chi è con lui dalle difficoltà.
Il secondo personaggio fantastico, Gattobus, è un mezzo di trasporto a forma, per l’appunto, di gatto; sempre in movimento, è in grado di accompagnare le due sorelle ovunque vogliano andare. Stabilità e fermezza da un lato, moto costante e superamento dei confini dall’altra: nel mondo onirico Mei e Satsuki trovano ciò che di cui hanno bisogno, quando il punto di riferimento materno viene a mancare. Un altro elemento che conforta le due sorelle è la natura; la casa nella quale si trasferiscono col padre è, infatti, persa nel verde della campagna. Una campagna che procede a ritmi lenti, e in cui l’unico tempo che serve è il tempo per le cose importanti. A contatto con la natura, Mei e Satsuki ingannano il tempo del dolore sognando di essere felici. Finché non giunge il momento di svegliarsi, per ricominciare a essere felici nel mondo reale.