John Wick: la fine della storia e l’inizio del franchise
Arrivati al quarto capitolo, John Wick sembra aver trovato finalmente una sua chiusura, eppure l'impressione è quella di essere appena all'inizio
La prima volta che ho visto John Wick è stato in DVD, avevo 13 anni. Ricordo il trailer che annunciava un ritorno, l’uomo che non doveva essere provocato, altrimenti il suo risveglio avrebbe scatenato caos. Subito il mio pensiero andò al rilancio di una famosa saga action che non avevo visto e iniziai a cercare i precedenti capitoli di John Wick per poi scoprire che non ce n’erano. Nessuna saga, nessun film precedente, John Wick rilanciava l’action man, il tizio tosto e silenzioso che ammazza tutti se gli ammazzi il cane. Un omaggio spassionato al cinema d’azione a tal punto da eliminare qualunque tipo di trama possibile per dedicarsi totalmente alle botte. E che botte però. A tornare era anche Keanu Reeves, da tempo lontano da ruoli di richiamo e rimasto comunque figura iconica per i fan del cinema. La scelta di far ruotare tutto intorno alla morte di un cucciolo è tanto ridicola quanto esemplare e oltre a rappresentare perfettamente il rinomato animo buono di Reeves, in contrapposizione alla sua fama di tizio che mena forte, rendeva evidenti le intenzioni dei registi. Azione intesa come tale, movimento, dinamismo e rispetto per quello che è stato in passato il genere e che, non sapevano ancora, sarebbe stato in futuro.
Indice
John Wick ed il primo sequel
Il successo del primo film non fu strabiliante, 20 milioni di budget per un incasso totale di 86 milioni circa. Non sono certo cifre da capogiro, ma quel che basta per tirare avanti e vedere un po’ dove si sarebbe arrivati. L’intelligenza nello sviluppare John Wick 2 è stata quella di non renderlo il classico sequel (bigger is better), ma nel fare un lento world building. La tavola, l’Alto consiglio, gli assassini sparsi per il mondo già accennati in precedenza, crescono, prendono più spazio ed iniziano a gettare le basi della mitologia di quel che sarebbe poi diventato il Wick-verse (se proprio dobbiamo dargli un nome). Nulla di troppo elaborato, personaggi archetipici e un tono classico, quasi grecizzante, sempre in linea con la semplicità del primo film. Ricalcare i passi del cinema d’azione abbracciandone pregi e stramberie, presentando un villain macchiettistico a dir poco (lo Scamarcio nazionale) e senza avere chissà quali ambizioni. Ancora una volta un semplice film d’azione con una trama minimale ma che inizia a presentare potenziali sviluppi.
John Wick 3 e gli spin-off
Non a caso John Wick 2 termina con un cliffhanger e il lungimirante CEO della Lionsgate già nel 2015 diceva di vedere John Wick come “un franchise da numerosi film d’azione”. Persino il modello produttivo rispettava i fasti delle vecchie grandi saghe, dei one man army capaci di arrivare ad un quarto capitolo e non essere mai stanchi. Si passa quindi a John Wick: Chapter 3, sottotitolato Parabellum, e qui le cose iniziano ad essere differenti. L’azione raggiunge vette inaspettate ed il mondo di assassini e Alte organizzazioni diventa sempre più centrale, espandendosi, evolvendosi, nel mentre John Wick pronuncia sempre meno parole. Arrivati al capitolo 3 si ha la conferma che quello che era partito come un film d’azione la cui trama ruotava attorno alla morte di un cane, è diventato un franchise ricco di personaggi collaterali e affascinanti microcosmi che aspettano solo di essere esplorati in spin-off e serie parallele. Ballerina, il film con Ana de Armas e The Continental, la serie che esplora il passato del curatore dell’hotel Winston, sono stati infatti annunciati già nel 2017, in concomitanza del debutto del secondo capitolo.
La mossa vincente, intenzionale o meno, è stata però aspettare che la saga principale facesse il suo corso ed infatti arrivati a Chapter 4 di questi progetti non si è visto ancora niente, mentre la voglia di vederli è aumentata. Di capitolo in capitolo i film di John Wick hanno avuto una crescita esponenziale passando da plausibili scene d’azione a stili di combattimento inediti ed elaborati, con sequenze di mazzate lunghissime e al limite dello slapstick. Procedendo la saga ha abbracciato sempre più la sua natura, riducendo all’osso sviluppi, trame e personaggi, andando avanti di maschere e topoi narrativi collaudati, che gettati all’interno di un mondo inedito e affascinante non hanno mai deluso. L’onestà con cui il primo capitolo si è presentato nel 2014 ha determinato il successo di una franchise che non ha mai avuto bisogno di giustificare la sua essenzialità, potendo concentrarsi sul migliorare ed estremizzare il concetto di azione.
John Wick 4, l’inizio del franchise
Si arriva così a John Wick 4, con una durata monstre di 2 ore e 49 minuti ed esattamente 380 parole pronunciate da Keanu Reeves all’interno del film. Meno di quanto facesse nel primo, di un’ora più breve, e tenendo conto del fatto che il 30% delle parole pronunciate dall’attore sono semplicemente “Yeah”. Serve altro? John Wick 4 è l’apoteosi del film d’azione. Sequenze di combattimento di 20 minuti, citazioni e omaggi infiniti passando da Lawrence d’Arabia a Barry Lyndon, Walter Hill e Akira Kurosawa (per citarne alcuni) in una spassionata lettera d’amore al cinema. L’azione arrivata all’apice che assume ambizioni artistiche, pur non dimenticando mai la sua natura di puro svago. È infatti la radio W-U-X-I-A che ricorda ai “guerrieri della notte” di restare sintonizzati se si è amanti del sano intrattenimento. John Wick 4 è forse il capitolo più vicino al primo per intenzioni, ma com’è giusto che sia, arrivati alla quarta iterazione tutto è estremizzato. Dal citazionismo al gun-fu, dal silenzio di Keanu Reeves al suo disperato desiderio di essere lasciato in pace. È il film che lascia più da parte l’intreccio, che continua ad avere la struttura di un videogioco, per concentrarsi sul protagonista ed il viaggio che deve compiere per tornare ancora una volta alla serenità di casa. Due film esemplari nel mostrare la progressione di una storia diventata universo eppure, con la dovuta crescita, rimasta sempre fedele a sé stessa.
John Wick è per la quarta volta un omaggio al cinema, questa volta non solo d’azione, e dimostra in tempi odierni come creare un franchise da zero ed espanderlo nella maniera più naturale possibile. In un periodo in cui si guarda al passato per creare qualcosa di nuovo, vecchi titoli finiti nella naftalina che riemergono per tornare a battere cassa (e evidentemente ci riescono pure), tra reboot, sequel, requel e remake, John Wick annuncia il ritorno di un personaggio mai esistito e crea un nuovo universo. Guarda a sua volta al passato ma per trarne ispirazione, mantenendo quanto funziona e riadattandolo per inventare qualcosa di inedito. John Wick è chiaramente un prodotto derivativo, le ispirazioni e le contaminazioni sono messe in evidenza dagli stessi autori, ma è forse il modo migliore di guardare al passato. Non andando a ripescare per mancanza di idee, ma trarre ispirazione, mescolare tutto in un calderone post-moderno che seppure riproponga ancora i fasti di un tempo, sembra avere davvero qualcosa da dire (Yeah!).