Psycho: confronto e differenze tra il film di Hitchcock e quello di Van Sant
Analizziamo in questo confronto le differenze tra il film del 1960 e quello del 1998
Correva l’anno 1960, e uno dei maestri del cinema del Novecento sfornava quello che sarebbe diventato il suo film più noto e amato. Stiamo parlando di Alfred Hitchcock e il film in questione è Psycho (in italiano tradotto come Psyco). Candidato a quattro premi Oscar, è tratto dall’omonimo romanzo, uscito l’anno precedente, di Robert Bloch. Il titolo diventò subito un cult: da questo, nel corso degli anni, furono tratte numerose opere. Tra esse ricordiamo la serie tv Bates Motel, tre sequel e uno spin-off. Ma molto noto e oggetto di varie critiche, positive e non, è il remake diretto da Gus Van Sant, che merita un confronto con l’originale. Procediamo quindi nel confronto tra le due versioni di “Psycho”, quello del 1960 di Hitchcock e quello del 1998 di Van Sant, quali saranno le differenze?
Il regista statunitense, noto al grande pubblico per film come Will Hunting, Elephant e Drugstore Cowboy, decise nel 1968 di realizzarlo. Ma il fatto curioso è la scelta della tipologia di rifacimento: si tratta infatti di un remake shot-for-shot. Questo consiste nel realizzare la nuova opera in maniera identica all’originale: stesse inquadrature, stesso montaggio e stesse scene nei limiti del possibile e con interpreti diversi. In questo confronto proviamo ad individuare alcune delle varie differenze tra i due film, da quelle più evidenti ad altre che non saltano subito all’occhio.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER.
LA LETTURA È FORTEMENTE CONSIGLIATA A CHI HA GIÀ VISTO PSYCHO.
Psycho confronto e differenze
Gus Van Sant, come già detto, voleva rendere omaggio al regista britannico realizzando un remake scena per scena che doveva essere estremamente fedele al prodotto originale. Ma le differenze ci sono e alcune saltano fuori subito al primo sguardo, altre ci sfuggono. Gus Van Sant era talmente ossessionato dallo Psycho originale da arrivare ad essere fedele persino negli errori nelle riprese: se nell’originale c’era un elemento sospetto, tra gli oggetti ad esempio, egli nel suo film lo disponeva esattamente in quel modo, consapevole dell’errore scenico ma fedele al precedente. L’ossessione, forse, non si limitava al film ma allo stesso regista: infatti nel primo film è presente una scena nella quale, nel luogo in cui lavora Marion, si può vedere Alfred Hitchcock in mezzo alla folla. Nel remake, la stessa scena è girata con Van Sant in mezzo alle persone.
Hitchcock avrebbe voluto cominciare il suo Psycho gloriosamente: il progetto era quello di iniziare con uno zoom panoramico che da sopra i palazzi della città sarebbe arrivato fin dentro la stanza di Marion. I limiti tecnici degli anni Sessanta, però, gli impedirono di realizzare il suo intento. Van Sant alla fine degli anni Novanta, con i mezzi adatti, inizierà il suo remake proprio con quella sequenza a cui Hitchcock dovette rinunciare. Se il Motel dei Bates è lo stesso per entrambi i film, la casa della famiglia è diversa: quella del remake fu costruita esattamente davanti l’originale (utilizzata come attrazione turistica) e ciò si può notare se si confrontano le posizioni rispetto al motel.
Cronologia e perdita di senso – Psycho confronto e differenze
Una delle differenze principali tra i due film viene spesso non considerata, andando a prediligere lo studio analitico degli aspetti tecnici. Essa consiste nello spostamento dal 1960 al contemporaneo 1998. Questa scelta giustifica la differenza che salta principalmente all’occhio: il film di Hitchcock era in bianco e nero, mentre il remake è a colori. Ma cambiando epoca vanno fatti alcuni accorgimenti: tra essi la somma di denaro coinvolta nel crimine. Questa ammontava a 40.000 dollari nel 1960 e a 400.000 nel 1998, somma sicuramente più credibile a fine secolo. L’abbigliamento, invece, sembra esser rimasto quello degli anni Sessanta, risultando anacronistico.
Restando sulle scene iniziali: i personaggi chiamati in causa sono Marion e Sam, questo succede in entrambi i film. Ma nel remake di Van Sant i personaggi sono mostrati nudi a letto, mentre nel precedente si trovavano in piedi, parzialmente vestiti e il rapporto sessuale precedente veniva solo suggerito.
Quando Marion incontra Norman, arrivata al Motel, i due cominciano a discutere dopo un breve rimprovero della signora Norma al figlio. Norman e Marion sembrano in connessione e lei comincia a provare una forte empatia nei confronti dell’uomo, lo stesso che la ucciderà. Segue una intensa discussione circa il percorrere strade sbagliate e le ripercussioni di questo atto nella vita. Conversazione che fa riflettere la donna e la spinge a restituire i soldi affrontando le sue responsabilità. Nel remake la scena perde la sensibilità originale e si tinge di macabro. Vince Vaughn, che interpreta Norman, dà un’aria molto spaventosa alla scena. Marion sembra terrorizzata e subito dopo decide comunque di rendere i soldi. Questa scelta non viene giustificata, avendo perso l’effetto di connessione tra i due. Il gesto della restituzione è ora privo di senso.
Omicidio di Arbogast e il cadavere – Psycho confronto e differenze
Come abbiamo già visto sopra, Gus Van Sant rende espliciti certi contenuti che precedentemente erano stati velati, semplicemente suggeriti senza farli capire chiaramente. Un ulteriore esempio l’abbiamo nella scena in cui Norman spia Marion mentre quest’ultima si spoglia. Nel remake si capisce in maniera evidente che l’uomo, nell’atto di spiare la donna, si masturba. La cosa non avveniva nell’originale di Alfred Hitchcock. Altra differenza è da individuare nell’uccisione di Milton Arbogast: questo viene colpito al volto, sulle scale, più volte con un coltello. Nell’originale, invece, veniva colpito una volta sola per poi essere attaccato nuovamente non appena caduto (cosa che accade comunque nel remake).
Una scena è stata particolarmente stravolta da Van Sant: stiamo parlando della scoperta del cadavere di Norma e della colluttazione successiva. Il corpo viene trovato in una cantina, questa però è decisamente più grande della precedente e al suo interno troviamo anche un laboratorio da impagliatore di Norman, elemento assente nel film originale. Inoltre, la rissa che ne scaturisce subito dopo è estremamente più lunga e violenta, diversa da quella dello Psycho originale, che si limitava a mostrare Sam nell’atto di togliere la parrucca e il vestito a Norman.
Differenze fisiche e d’arredo – Psycho confronto e differenze
Gus Van Sant ha inserito nel suo remake delle brevi immagini subliminali. Si possono scovare all’interno delle scene degli omicidi di Marion e Aborgast. Nella famosa scena della doccia (di cui parleremo meglio in seguito), in cui viene uccisa Marion, il regista inserisce delle immagini di una tempesta molto violenta. Nella sequenza dell’omicidio del detective Aborgast, sulle scale, vengono mostrate due immagini criptiche: prima una donna nuda con una maschera che le copre il volto, poi un vitello in mezzo alla strada. Un elemento decisamente diverso è anche la figura della sorella di Marion, Lila. Questa, nel remake, ci viene presentata con un atteggiamento duro e deciso, tutto il contrario della Lila dell’originale di Hitchcock.
Altro dettaglio: il nuovo Norman. Vince Vaughn è evidente che non abbia la stessa struttura fisica di Anthony Perkins. Nell’originale i vari personaggi maschili si sentivano quasi in dovere di sfidare Norman, per via del suo sembrare così innocuo. Nel remake, invece, il nuovo Norman è fisicamente molto più prestante e questo di certo cambia le carte in tavola le dinamiche d’interazione.
Passano gli anni e con essi anche l’arredo, pur non troppo modernizzato. Abbiamo poco sopra detto che la struttura del motel è rimasta invariata, ma è il suo interno ad esser cambiato. La prima evidente novità sta nell’insegna “motel” sul tetto della struttura. Tutte le porte delle camere sono state cambiate e anche la celebre camera n.1 ha subito cambiamenti. Quasi ogni elemento della stanza è stato sostituito, ad eccezione del letto (di cui però sono cambiate le coperte!), dell’armadio, della cassettiera e di alcuni quadri (uno è stato sostituito con una lampada). Aggiunta una televisione accanto alla porta, e anche nel bagno sono stati cambiati alcuni elementi.
La cantina e il concetto di ambiguità – Psycho confronto e differenze
La cantina è ancora oggetto di confronto e di differenze tra i due Psycho. Norman, parlando con Marion nell’originale, sostiene di non voler lasciare la madre in quei luoghi freddi, bui e umidi. Per tutto il film l’uomo fa riferimento ad essi, ammettendo di esserne inquietato. Essi gli ricordano una tomba, e se lasciasse la madre lì, lei morirebbe. Ma sappiamo che Norman tiene la madre già in un posto umido e buio, ovvero la cantina, in cui la donna è già morta da tempo. Nel remake abbiamo già notato che quel luogo non è per niente uguale all’originale, e anche da questo punto di vista sembra diverso: niente umidità o cupezza. Piuttosto il luogo sembra decisamente asciutto e ben illuminato, rompendo quel clima creepy che caratterizzava l’originale.
Ulteriore elemento di riflessione è il concetto di doppio e di nemesi. Nel film di Alfred Hitchcock sono sempre presenti gli specchi, disposti in molte delle scenografie. Questi fanno riflettere le forme dei protagonisti e rispecchiano anche la loro velata ambivalenza. Lo spettatore stesso è portato a chiedersi quali siano le reali intenzioni dei vari personaggi e cosa nascondano. Un gioco che, pur forzato, riesce nel suo intento. Nel remake queste intenzioni di riflessione sull’ambiguità si perdono. In primo luogo Marion e Lila, sorelle, si somigliavano molto nel film del 1960, mentre in quel del 1998 (interpretate Anne Heche e Julianne Moore) sono completamente diverse, e questo fa perdere l’ambiguità. Stesso motivo può comprendere anche le figure di Sam (Viggo Mortesen) e Norman.
La scena della doccia
In conclusione vogliamo affrontare nel dettaglio quella che è la sequenza più famosa del film, una delle più iconiche della storia del cinema. La scena della doccia è già stata introdotta durante il discorso sulle immagini subliminali, in cui abbiamo detto che in questa scena è presente, nel remake, un breve frame di una tempesta.
Per il resto questa scena è stata lasciata prevalentemente intatta, dal punto di vista tecnico. Certo, probabilmente Anne Heche non mostra lo stesso fascino sensuale di Janet Leigh: a parte questo, l’attrice del remake interpreta bene e con il giusto piglio la scena. La Marion della Leigh era contenta sotto la doccia, felice per la scelta di restituire i soldi e simbolicamente di lavar via il crimine che stava per commettere. Quella interpretata dalla Heche non sembra così soddisfatta dall’atto del lavarsi, rinunciando così al valore simbolico del gesto.
Gus Van Sant omaggia Hitchcock in ogni dettaglio, persino nella distorsione della tenda ricreata appositamente. Viene aggiunto più sangue alla scena, ma questo sembra poco vero con un colore che tende all’arancio. Però, Van Sant, riproponendo tecnicamente tutte le inquadrature del 1960 fa saltare all’occhio particolari che prima potevano sfuggire. I movimenti di camera particolari portano allo sguardo piacevoli accorgimenti. In primis è il caso della bellissima panoramica che dal corpo senza vita di Marion si muove verso la stanza e verso i soldi: questa, oggi, fa riflettere proprio su come, morta Marion, quei soldi possano finire in mano di qualcun altro.
Considerazioni finali
In conclusione di questo confronto tra le differenze delle due versioni di Psycho possiamo dire che Gus Van Sant omaggia Alfred Hitchcock ricalcandolo maniacalmente: ma il regista di Will Hunting inserisce dei particolari che non rendono fede al progetto originario. In primis alcuni concetti di base, sui quali si innesta il film stesso, sono qui stravolti e privi di senso. Ciò è principalmente dovuto ad alcune scelte rivedibili riguardo svariati elementi del film. Un prodotto come Psycho è sia figlio del suo tempo che della mano che lo ha sfornato. Oggi il prodotto del 1960 può non avere, per chi si avvicina la prima volta a Hitchcock, il grande impatto che premette. La scelta del remake shot-for-shot di Van Sant risulta così interessante perché avvicina a Hitchcock un pubblico meno avvezzo a prodotti datati, le nuove generazioni sicuramente.
Prova, però, a farlo onorando il prodotto originale con un remake che ne emula tutte le caratteristiche, dalla scrittura alla messa in scena. Ma proprio perché emula, e non è, il film del 1998 sembra non aver ben inquadrato il senso di alcune specifiche sequenze e fa perdere un senso più generale all’opera, quel senso leggibile tra le righe. Tutte (o quasi) le differenze del caso e le scelte, spesso obbligate dalla diversa epoca di produzione (la credibilità comunque non dovrebbe mancare), sono state da noi rilevate in questo confronto sui due Psycho.