The Neon Demon: spiegazione della simbologia del film di Refn
Analisi dei simboli nelle scene di The Neon Demon e il loro significato
Spiegazione della simbologia di The Neon Demon, film del regista danese Nicolas Winding Refn.. Criticato e difficilmente comprensibile, è allo stesso tempo uno dei prodotti più interessanti e apprezzati degli ultimi anni. Nella nostra recensione abbiamo reso presente come sia un titolo fuori dalla cerchia delle opere convenzionali e universalmente apprezzate. La costruzione del prodotto, infatti, è basata su una fitta simbologia, distribuita in sequenze quasi allucinogene e ai limiti del reale. Fin dagli esordi sul grande schermo il film è stato più volte etichettato come esercizio di stile, privo di veri contenuti e fine a se stesso.
Se la narrazione risulta in fin dei conti lineare, sono i particolari, i piccoli dettagli, che vanno sottolineati. I perversi simboli presenti nel film possono, infatti, portare all’emergere di ulteriori indizi e significati celati. Ogni personaggio e ogni elemento visivo possono essere oggetto di speculazioni e riflessione. Vogliamo provare a dimostrare come dietro alla raffinata estetica ci possa essere una possibile ricerca di espressione dei concetti attraverso l’allegoria. In questo articolo analizziamo brevemente la significativa simbologia presente in The Neon Demon, provando a dare una spiegazione ad alcuni elementi.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER E RIFERIMENTI SPECIFICI.
LA LETTURA DELLA SPIEGAZIONE DELLA SIMBOLOGIA È CONSIGLIATA SOLO A CHI HA GIÀ VISTO THE NEON DEMON.
Indice
- Le fiere dantesche
- Il demone dell’enigmatica sfilata
- Lo specchio e il numero 212
- L’infernale Los Angeles
- Sangue e farfalle
- Cibarsi di bellezza
- Essere/avere Jesse ad ogni costo
- La crudele legge del contrappasso
- Considerazioni finali
Le fiere dantesche – Spiegazione della simbologia di The Neon Demon
Refn crea in The Neon Demon un microuniverso con il quale ci mostra tutte le atrocità di questo pianeta, le malvagità e la cattiveria, estremizzate fino al surreale. Ed ogni mondo oscuro ha i suoi personaggi malvagi: una selva oscura popolata dalle fiere, per riprendere l’Inferno di Dante. Ma andiamo con ordine: stiamo parlando delle antagoniste del film, che ci introducono il mondo infernale creato dal regista danese. Citare le fiere dantesche non è un azzardo così esagerato. Esse sono tre: la lonza, il leone e la lupa. Tre animali non proprio comunissimi e difficilmente possiamo trovarli in un contesto filmico del genere, ma qui l’allegoria porta a scovare i riferimenti. Il primo irrompe nella narrazione quando meno ce l’aspettiamo, improvvisamente: è sotto forma di un grosso e pauroso felino, simile ad un leone, che Jesse trova nella sua camera di motel.
Sembra non solo non aver nessun significato (infastidendo inizialmente proprio per questo motivo) ma successivamente ce ne dimentichiamo quasi. E non dovremmo, perché più avanti altri due animali appaiono agli occhi della protagonista: un leopardo e un lupo, entrambi imbalsamati. Questi tre animali, che associamo alle tre fiere dantesche, non sono citati casualmente. Essi infatti sottolineano, allegoricamente riferendosi alle fiere, le caratteristiche fondamentali delle tre donne che gravitano attorno al nucleo centrale, Jesse. Le stesse donne che arriveranno a compiere le peggiori azioni contro la giovane protagonista. Se proviamo velocemente a prendere ad esempio i tratti psicologici delle fiere del poema dantesco ritroviamo somiglianze nelle varie antagoniste di Jesse. Il leone simboleggia la superbia, la lupa l’avidità e la lonza la lussuria. I riferimenti alla Divina Commedia certo possono sembrare forzati, azzardati e quasi blasfemi, ma osare è lecito quando si vuole scovare la soluzione di un enigma.
Le fiere dantesche: Gigi, Sarah e Ruby
Provando ad analizzarle una ad una conveniamo che i paragoni non sembrano troppo esagerati. Cominciamo dal leone, che sarebbe impersonato da Gigi, simbolo della superbia. Questa porta all’estremo il voler esser bella e migliore a tutti i costi, andando sempre più oltre con la chirurgia plastica, ma vantandosene sfacciatamente. Inizialmente guarderà dall’alto verso il basso la protagonista, sentendosi superiore e nettamente migliore, provando a sfidarla con sicurezza e, appunto, superbia. Una leonessa che in cuor suo ha però già ammesso a se stessa la sconfitta contro la più fresca e giovane forza.
Passiamo alla lupa, ovvero Sarah: spalla di Gigi, unitale quasi in simbiosi, ma che alla fine sarà l’unica ad ottenere qualcosa, la vera vincitrice del massacro. La lupa, come abbiamo già detto, è il simbolo per eccellenza dell’avidità nell’universo dantesco, associata all’egoismo e alla cattiveria per raggiungere gli scopi. Tutte caratteristiche che ritroviamo in Sarah, magrissima come la stessa lupa viene descritta da Dante. Questa sembra pronta a compiere le peggiori atrocità per portare a termine i suoi obbiettivi, ottenere ciò che vuole e farlo unicamente suo.
Infine Ruby, la truccatrice, che rappresenta la lonza: lussuria allo stato puro, desiderio incontrollabile e incontrollato. La passione e il desiderio, carnale in primis, non riescono ad essere fermati dal personaggio. Arriva a sfogarsi in modo raccapricciante con un corpo privo di vita, pur di assaporare anche solo con il pensiero il mancato obbiettivo sessuale.
Il demone dell’enigmatica sfilata – Spiegazione della simbologia di The Neon Demon
Jesse è fin dall’inizio una ragazza acqua e sapone. Intendiamo subito quanto non abbia a che fare con quel mondo e quei personaggi che abbiamo appena descritto. La ragazza viene da un luogo imprecisato e arrivata a Los Angeles sembra perdersi in quel mare caotico. Il disagio viene espresso in ogni scena, mostrando allo spettatore le fragilità e le difficoltà emotive della protagonista, interpretata da una strabiliante Elle Fanning. Questo però cambierà nel corso della sua prima sfilata, il momento che da tanto aspettava e che la segnerà. Da tempo la ragazza ha sentito gli occhi addosso e ha cominciato a rendersi conto di ciò che era e della gelosia delle colleghe: la sua bellezza è la sua vera forza e deve cominciare ad usarla.
Quasi come un tunnel che porta ad una nuova dimensione, il palco della sfilata si trasforma nel percorso verso il cambiamento: gli occhi di tutti puntati addosso sono la goccia che fa traboccare il vaso dell’ego. Il demone del titolo sembra inghiottire la ragazza che si mostra già dalla sfilata come una nuova entità, consapevole e sfacciata. Il demone è quello della bellezza e sta portando la ragazza verso l’inevitabile percorso che compiono tutte. La sua espressione cambia, il narcisismo la pervade. I colori della scena cambiano improvvisamente, passando dal delicato ed equilibrato blu al violento rosso: cambia l’atteggiamento della protagonista, cambia la messa in scena. La tesi del demone viene avvalorata dalla presenza dell’elemento del triangolo: tripartito come la Santa Trinità ma al contrario, rovesciato, a simboleggiare il male.
Lo specchio e il numero 212 – Spiegazione della simbologia di The Neon Demon
Tornando brevemente alla sfilata del cambiamento di Jesse, possiamo trovare un ulteriore elemento significativo nella nostra ricerca. Lo specchio è un simbolo ricorrente in tutto il film e da sempre è associato al rispecchiamento dell’anima delle persone, ciò che mostra la loro vera essenza. L’allegoria della sfilata porta a vedere Jesse riflettersi in specchi a forma di triangolo, già citato sopra. Il demone del triangolo le fa baciare il suo riflesso, come farebbe Narciso. La passerella, i suoi specchi e i triangoli come rito d’iniziazione per Jesse, rompono definitivamente la sua psicologia. La protagonista adesso è come tutte le altre, vittima del demone della bellezza.
Ma passando ad elementi meno potenti visivamente, notiamo alcuni dettagli abbastanza interessanti. Uno di questi è il numero della stanza del motel in cui alloggia la protagonista: la 212. Scomponendo il numero lo divideremo in ulteriori due numeri (sulla porta sembrano proprio divisi): il 2 ed il 12. Il 2 è universalmente simbolo del destino, associato alla figura del giovane sognatore. Infatti il destino è spesso raffigurato come un giovane, spesso orfano. Proprio come Jesse: giovane, che sogna la carriera da modella e un destino fortunato nella grande Los Angeles, e orfana. Il numero 12 però è quello che viene associato al cambiamento, in particolare quello legato alla pubertà: l’età in cui si compiono delle scelte e dove si cambia il proprio atteggiamento in base alle esperienze. Quello che farà Jesse, che muterà la propria forma, vittima di un sistema che la sta inghiottendo sempre più.
L’infernale Los Angeles – The Neon Demon: Simbologia
Il cambiamento di Jesse, il suo lasciarsi alle spalle la giovane e vergine ragazza per far spazio al demone, è in primis un cambiamento voluto dal contesto. Indipendentemente dalle antagoniste, è il mondo che le ruota attorno a farla entrare in una nuova ottica: è quell’universo infernale che Refn ci mostra come la luminosa e coloratissima Los Angeles, terra di perdizione. Il luogo in cui il grande meccanismo della moda muove i suoi burattini. Il luogo è ripreso con un’estetica asfissiante, colori accesi e una messa in scena che mostra quanto la bellezza sfarzosa della città sia anche la sua peggior arma, l’artefice del suo decadimento morale.
Un paragone azzardato sì, ma che si ricollega ai riferimenti danteschi è quello che vede coinvolte Los Angeles e Dite. La città in cui è ambientato The Neon Demon è raffigurata come malata, priva di sanità fisica e mentale e pregna di immoralità ma estremamente seducente grazie ai suoi alti palazzi che primeggiano sul territorio. Per ricollegarci alla Divina Commedia troviamo analogie in Dite, città infernale. Questa è descritta come luogo degli angeli decaduti, cinta da torri e al suo interno è segregato il demone a tre teste, di cui si dice che un tempo fu di bellissimo aspetto. Non serve troppo sforzo per trovare dei collegamenti quasi palesi.
Sangue e farfalle – The Neon Demon: Simbologia
Il sangue è vita: lo è sia scientificamente che simbolicamente. Fin da tempi remoti, antichi filosofi e uomini di scienza aveva dato un preciso significato al sangue, non conoscendone il vero valore per l’uomo e il suo corpo. Per essi questo era la linfa vitale che gli Dei avevano infuso nel corpo delle singole persone: il sangue avvicinato all’anima, ogni goccia era come un pezzo della vitalità di quel singolo individuo. Ciò ci porta a pensare alle ultime inquietanti sequenze di cui parleremo tra poco: il sangue di Jesse scorre tra i corpi delle carnefici, che sono immerse nella sua linfa vitale, della persona e della bellezza di Jesse, e allo stesso tempo stanno lavando le prove del loro crimine, delle ultime tracce della ragazza.
Ulteriori elementi per la riflessione arrivano dal make-up, dettaglio da non trascurare nel mondo della moda. Nella parte finale del film vediamo Jesse truccarsi il volto con della brillantina: il risultato è simile alle ali di una farfalla. La farfalla è sempre associata all’idea di anima e di introspezione: la protagonista non solo ha preso coscienza di ciò che è diventata ma forse proprio dello stesso macabro destino che la attende. Infatti la ragazza, con quel trucco sul viso, andrà proprio nel luogo in cui accadrà il misfatto, restando a bordo piscina, e da lì a poco sarà raggiunta dalle sue amiche.
Cibarsi di bellezza – The Neon Demon: Simbologia
Improvvisamente arriva come un fulmine a ciel sereno la sequenza che distrugge e sovverte tutto ciò che abbiamo visto in precedenza. Una spirale di violenza si abbatte sulla protagonista, rea di esser giovane e affascinante, oltre che provocatoria dopo il cambiamento. Una macabra spirale di odio e sadismo che si abbatte anche sullo spettatore. Jesse, sconvolta da quanto stava accadendo nel motel (viene lasciato intendere che il padrone, interpretato da Keanu Reeves, ha commesso una violenza nei confronti di una ragazza che abita accanto a Jesse, avendo trovato la porta di quest’ultima chiusa) si rifugia a casa di Ruby. L’abitazione però non è proprio casa sua, piuttosto una villa di cui lei è una sorta si guardiana. In questo luogo, le tre donne descritte in precedenza compiranno il misfatto che è l’apice terrificante del film.
Le tre, ossessionate dalla bellezza (e anche da Jesse, in modo diverso) e invidiose del fascino giovanile della ragazza, vogliono non solo fermare la sua ascesa ma anche acquisirne le qualità corporee. Dopo un affascinante e dinamico inseguimento le donne tramortiscono Jesse, gettandola nella piscina vuota e lasciandola in preda a spasmi. Quella stessa piscina vuota nel cui bordo camminava poco prima. Ma non sappiamo cosa ne fanno del corpo finché non vediamo una delle scene più macabre ma allo stesso tempo cinematograficamente seducenti degli ultimi anni. Con perizia tecnica il regista danese ci mostra Ruby immersa in una vasca (vasca che richiama il divano della primissima scena) piena di sangue e le altre due intente a pulirsi di litri e litri dello stesso sangue, sotto la doccia (scena a cui avevamo accennato sopra). Il lento sangue cola dai corpi delle donne con fascino orrorifico.
Essere/avere Jesse ad ogni costo – The Neon Demon: Simbologia
La sequenza intera ha un qualcosa che eccita oltre che disgustare contemporaneamente. Siamo inermi davanti ad un misfatto che diventa sempre più chiaro: Jesse è stata rincorsa, uccisa, dilaniata, sadicamente dissanguata e infine mangiata. L’antropofagia (dal greco ἀνϑρωποϕαγία, cibarsi di carne umana) come mezzo per ottenere ciò che non potevano avere in altro modo, Jesse. Quel sangue, quelle parti del corpo, che come descritto sopra sono la linfa vitale della giovane ragazza e che ora tutte loro, chi per bellezza e chi per desiderio carnale, hanno dentro. Il cannibalismo è l’allusione a quel mondo che ti sbrana, in cui il pesce più grande sbrana quello più piccolo e in cui nessuno può portare una salvezza e una speranza.
In precedenza, però, c’erano state alcune anticipazioni del misfatto: avevamo visto un tentativo di avvicinamento alla tematica di cui abbiamo parlato, dal sangue all’antropofagia. Quando Sarah viene rifiutata dallo stilista, si rifugia in bagno e Jesse prova a consolarla. La ragazza rifiutata aveva distrutto un vetro della toilette in preda alla rabbia. Durante un dialogo tra le due, Jesse si ferisce con uno dei frammenti del vetro distrutto, rimasto per terra, perdendo sangue. In quel momento Sarah, quasi ipnotizzata dal sangue della ragazza (la famosa linfa) prova a leccarlo dalle mani della protagonista, che in fretta e furia scappa via spaventata. La delusione di Sarah era tale da voler essere Jesse ad ogni costo. E come vedremo ci riuscirà, compiendo il massacro. Inoltre, altro indizio interessante, abbiamo visto Ruby disegnare due X, come occhi, su un volto sullo specchio di casa propria: presagio di un futura morte?
La crudele legge del contrappasso
Se non bastasse tutto ciò, Nicolas Winding Refn conclude il film con alcune sequenze agghiaccianti, di incredibile potenza ed impatto visivo. Il regista danese mette in scena, per tornare nuovamente a parlare dell’Inferno dantesco, un’affascinante legge del contrappasso. Dante faceva subire ai rei la una pena che aveva strettamente a che fare analogicamente con il crimine commesso. Le donne hanno divorato Jesse, ma le sue qualità non possono risiedere all’interno di corpi imperfetti e non appartenenti alla ragazza, e sono destinate ad essere rigettate.
La prima a subirla è Ruby, la lonza, donna lussuriosa che, come abbiamo detto, non riesce a frenare i suoi istinti sessuali e il suo desiderio, sfogandosi addirittura su di un corpo privo di vita. In una scena strepitosa tecnicamente, la truccatrice si sdraia per terra in una stanza dell’abitazione in cui è stato commesso il misfatto, pronta ad un rapporto sessuale in solitaria. Dal sesso del suo corpo nudo vediamo però grondare velocemente una quantità sproporzionata di sangue. La donna morirà espellendo Jesse e il sangue della giovane donna dal proprio corpo, proprio dall’organo che contraddistingue la sua lussuriosa personalità.
Dopo tocca a Gigi. Lei e Sarah sono gli ultimi personaggi che vediamo in scena, mentre lavorano ad un servizio fotografico. Gigi, che abbiamo descritto come il leone, inizia ad avere nausea e tremendo dolore che proviene da dentro di sé, come spinte di qualcosa che vuole uscire. Improvvisamente la modella rigetta dalla bocca un occhio di Jesse. Ammettendo la superiorità della ragazza e sentendosi sconfitta e inferiore, decide di ferirsi mortalmente recidendosi il ventre con un vetro, soffrendo fisicamente e mentalmente, tra urla di dolore e pianti isterici. Dopo ciò, crolla a terra priva di vita davanti all’amica Sarah. E quest’ultima?
Considerazioni finali – Spiegazione della simbologia di The Neon Demon
Ne resta solo una. Solo una delle tre carnefici, delle tre fiere, delle tre donne è ancora in vita e non ha subito nessuna pena. Ma, come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, la lupa alla fine è l’unica vincitrice del gioco al massacro di The Neon Demon. Gigi giace senza vita davanti a Sarah, che la guarda con disprezzo: non è riuscita a resistere, a portare a termine il piano che avevano studiato insieme. Poi, piena di avidità (caratteristica della lupa) prende l’occhio di Jesse rigettato dall’amica e lo ingurgita, senza masticarlo minimamente come a non voler intaccare o alterare le qualità. Affamata di gloria, vittoria e potere, Sarah/la lupa trionfa sulla rivale e sulle complici, vendicandosi finalmente dopo la delusione post rifiuto dello stilista.
La vediamo incamminarsi verso la sua carriera da modella, ora che finalmente la bellezza desiderata è dentro di lei e non ha più ostacoli. Se Gigi, prima di morire, urlerà in preda al dolore ”devo tirarla fuori da me“, Sarah al contrario ha proprio bisogno di averla dentro di sé per vincere la sua battaglia nell’inferno di Las Vegas, non riuscendo a sentirsi in colpa grazie alla cupidigia che la caratterizza: capace di fare di tutto per arrivare al suo scopo.
Il male ha trionfato e noi abbiamo provato a dare un senso ad alcuni elementi e sequenze che hanno portato a questa conclusione. Probabilmente ci sbagliamo e le nostre supposizioni sono fuori luogo, ma quando ci si trova davanti ad opere così surreali, bisogna osare per poter trovare il messaggio sotto l’ipotetica allegoria. Un film di difficile interpretazione, pregno di simboli e significati nascosti, che però merita di esser visto da tutti almeno una volta. Non vi pentirete della straordinaria esperienza.