La violenza nei film di Quentin Tarantino
"Non prendo molto seriamente la violenza", parola di Quentin! Ripercorriamo insieme le violente scene cult del cinema di Tarantino
Quentin Tarantino è da sempre al centro del dibattito sulla violenza nei film e nella televisione e, per questo, ha spesso dovuto rispondere a domande sull’argomento. La questione principale è se ci sia un nesso tra il divertimento che si prova vedendo scene cruente al cinema e quello che si prova praticando la violenza nel mondo reale. Tarantino ha sempre risposto di essere consapevole del fatto che la violenza nei suoi film possa essere fraintesa da pubblico e critica ma per lui si riduce a un puro fatto estetico e il sangue è solo un colore: non vuole trasmettere un messaggio o predicare una morale. Non si tratta comunque di una violenza fine a se stessa, ma semplicemente di stimolare una risposta nello spettatore, magari una risata, che è proprio quello in cui il regista spera.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, dopo decenni di morti composte e senza ferite, la violenza esplicita si insinua a Hollywood e diventerà la cifra spettacolare dei film del decennio successivo, soprattutto nei generi del gangstermovie, dell’horror e del western. Negli anni Novanta le colate di sangue tornano prepotentemente sul grande schermo, ma la violenza è trattata come un soggetto estetico e scioccante, che non si cura di responsabilità etiche, e il nostro autore esprime tutto ciò attraverso i suoi personaggi che praticano la violenza in modo banale e spiazzante. Tarantino coglie, così, il fascino che il crimine esercita sulle persone comuni, mostrando la casualità che risucchia chiunque, anche nelle azioni quotidiane.
Anche molti attori che hanno collaborato con Tarantino hanno dovuto dare la loro versione sulla “questione violenza” e spesso si sono schierati dalla parte del regista. In particolare Bruce Willis, che odia le polemiche sulla violenza nei film, risponde così: «Non credo che nessuno esca e commetta un atto violento perché ha visto un atto violento sullo schermo. E la mia opinione è che non esiste che un film possa essere più terrificante delle immagini che si vedono al telegiornale».
Quentin Tarantino e la questione violenza
«Non prendo molto seriamente la violenza… fa parte di questo mondo, e io sono attratto dall’irrompere di questa nella vita reale. Non riguarda i terroristi che fanno un dirottamento, o roba simile. La violenza della vita reale è così: ti trovi in un ristorante, un uomo e sua moglie stanno litigando e all’improvviso l’uomo s’infuria con lei, prende una forchetta e gliela pianta in faccia. È proprio folle e fumettistico ma comunque succede; ecco come la vera violenza irrompe irrefrenabilmente e lacerante all’orizzonte della tua vita quotidiana. Sono interessato all’atto, all’esplosione, e alla sua conseguenza. Che cosa facciamo noi, dopo? Picchiamo il tipo che ha infilzato la moglie? Li separiamo? Chiamiamo la polizia? Chiediamo indietro i nostri soldi perché ci hanno rovinato il pranzo? Sono interessato a rispondere a tutte queste domande».
Il cinema di Tarantino può essere letto su più livelli: come la messa in scena di una visione degradata della vita, governata dal nonsense e dal cinismo, oppure come semplice divertissment visivo, senza alcun richiamo al mondo esterno, dove vive solo il qui e ora del film. In ogni caso, il nostro regista, non ha pretese di realismo, a questo preferisce l’exploitation in cui domina l’estetica dell’eccesso e dell’anti-realismo. È un cinema di finzione che rivendica le sue ragioni sulla realtà; il punto di vista è quello della macchina da presa, dietro a cui troviamo l’occhio dell’autore che difficilmente si cela al pubblico.
La sua visione del reale, così fredda e distaccata, senza possibilità di trasformazione o di riscatto, ha fatto molto discutere sul nichilismo del regista. A ben guardare il suo cinema non trasuda solo morte e decadenza, ma mostra anche esuberanti pulsioni primarie, pulsioni di vita: paura, fame, libidine, dolore fisico e bisogni fisiologici sono descritti in modo vivace, e i personaggi ci vengono mostrati mentre li soddisfano con gusto. A questo punto, lo sguardo di Tarantino, più che nichilista risulta divertito e attento alle sfumature. Ripercorriamo insieme le violente scene cult del cinema di Tarantino. Senza dimenticare, per prima, una simpatica apparizione in una famosissima serie tv americana.
La violenza di Quentin Tarantino anche ne I Simpson
I Simpson sono considerati una serie per intenditori, per gli aggiornati sull’attualità dell’America e di tutto il resto del mondo. Tarantino e alcune sue star vengono citati e ospitati spesso dai protagonisti gialli del cartone; dai suoi film riprendono musiche, dialoghi memorabili e scene indelebili. I giovani Simpson guardano in tv il cartone Grattachecca e Fighetto, una sorta di Tom & Jerry all’ultimo sangue, in cui in una puntata intitolata Gatti Iene abbiamo Fighetto in abito nero e cravatta legato ad una sedia con del nastro adesivo sulla bocca, mentre Grattachecca gli versa addosso della benzina e gli taglia un orecchio. Poi entra in scena Tarantino stesso, che fa una dichiarazione dai risvolti profetici: «Quello che vorrei dire in questo cartone animato, è che la violenza è ovunque. Insomma si trova anche nei cereali della prima colazione…», ma qui Fighetto gli taglia la testa. Anni dopo metterà in scena il resto della frase, in Kill Bill Vernita Green tenta di uccidere Beatrix sparandole con una pistola nascosta nella scatola dei cereali mentre fingeva di preparare la merenda alla figlioletta.
Le iene: il taglio dell’orecchio
Il criminale Mr. Blonde (Michael Madsen) tortura un poliziotto mentre l’allegra canzone Stuck in the Middle with You degli Stealers Wheel suona in sottofondo. Un esempio perfetto del modo in cui Tarantino è capace di mettere in scena in maniera ludica anche la violenza più cruda. L’atto del taglio in sé non ci viene mostrato. La macchina da presa inquadra le mura del deposito e l’ironica scritta “Watch Your Head“. Vediamo però l’orecchio mozzato nella mano di Mr. Blonde.
E come non citare la scena del cosiddetto “stallo alla messicana”, che diverrà poi un marchio di fabbrica di Tarantino. E come volete che vada a finire? In un vero e proprio bagno di sangue!
Pulp Fiction e il cervello esploso in auto – Quentin Tarantino e la violenza
Se si pensa al secondo film del regista non può che venire in mente una scena in cui la violenza scoppia all’improvviso, senza senso. Un colpo accidentale viene esploso in macchina da Vincent Vega (John Travolta) in testa a Marvin. Il cervello di Marvin esplode ma la scena ha una innegabile e irresistibile vena comica. Per ripulire il disastro entrerà in scena uno dei personaggi secondari più di culto del cinema contemporaneo. Si tratta dell’indimenticabile Wolf interpretato da Harvey Keitel, che di professione “risolve problemi”.
Jackie Brown e l’inaspettata morte di Melanie
Jackie Brown è di certo l’opera meno violenta di tutta la filmografia tarantiniana. In tutto il film ci sono solo tre morti, due ad opera di Ordell (Samuel L. Jackson) e una causata da Louis Gara (Robert De Niro). E proprio l’uccisione da parte di Louis di Melanie (Bridget Fonda), la fidanzata di Ordell, è assolutamente inaspettata. Fino a quel momento Louis ci era stato presentato come un tipo non abbastanza sveglio per fare il criminale. Melanie, però, lo sfotte continuamente per la sua inadeguatezza. Louis allora la uccide con due colpi di pistola alla luce del sole, nel mezzo di un parcheggio del grande centro commerciale.
Kill Bill Vol.1 e lo sterminio degli 88 folli
Kill Bill è stato considerato come una sorta di punto culminante, il film più violento di un regista che ha mostrato una forte propensione per la violenza. I critici lo hanno accusato di aver ignorato i personaggi e i dialoghi, per produrre «pura violenza cinematica». O hanno detto che per lo meno nei primi film del regista la violenza era perpetrata da personaggi veri. Ma Kill Bill è come un gioco che dovremmo vedere, ed è proprio perché la violenza nel film è così stilizzata, esasperata e fumettistica, che non possiamo prenderlo sul serio. Indimenticabile la sequenza del massacro nel ristorante giapponese. Dove la Sposa (Uma Thurman) uccide uno dopo l’altro gli 88 folli della boss della mala O ‘Ren Ishii (Lucy Liu). Il sangue scorre a fiumi e arti mozzati volano in giro. Indimenticabile la morte di Gogo che piange sangue dagli occhi. Una scena dai toni davvero gore.
Kill Bill Vol.2 e l’occhio di Elle – Quentin Tarantino e la violenza
Il momento più cruento del secondo volume di Kill Bill, ed anche quello che più colpisce lo spettatore, è il duello tra La Sposa ed Elle Driver (Daryl Hannah). La nostra eroina caverà l’unico occhio rimasto ad Elle per poi schiacciarlo con il piede nudo. Naturalmente, tutto ripreso in primo piano dalla macchina da presa. Anche qui c’è spazio per l’effetto comico. Elle, ormai completamente cieca, si dispera sbattendosi violentemente all’interno della roulotte di Budd (Michael Madsen) e impreca contro la Sposa che ormai pensa solo al suo prossimo obiettivo: Bill.
Grindhouse – A prova di morte: il sadismo puro
La sequenza dell’incidente in macchina tra lo psicopatico Stuntman Mike (Kurt Russell) e il trio composto da Vanessa Ferlito, Sydney Tamiia Poitier e Jordan Ladd è decisamente cruda. Ci troviamo a metà film e le tre protagoniste vengono ferocemente uccise da Stuntman Mike. Lo spettatore resta colto di sorpresa e inizierà a intuire qualcosa solo quando, poco dopo, capirà che Stuntman Mike si è spostato in un altro Stato per terrorizzare nuove giovani donne. Questa volta però Stuntman Mike sarà meno fortunato. Troverà infatti delle ‘vittime’ sadiche quanto lui. Nella scena finale Rosario Dawson, Zoe Bell e Tracie Thoms massacreranno a pugni Kurt Russell senza alcuna pietà.
Bastardi senza gloria: i nazisti al rogo
Centinaia di nazisti tra le fiamme (tra cui Adolf Hitler e Joseph Goebbels) all’interno di un cinema. E proprio mentre viene proiettato un film che rappresenta l’apoteosi del regime del Terzo Reich. Una scena fortemente simbolica e metacinematografica. E come non ricordare la scena finale del film in cui il tenente Aldo Raine (Brad Pitt) marchia con una svastica la fronte di Christoph Waltz? Pitt guarda in macchina e si rivolge molto soddisfatto al proprio compagno: «Sai che ti dico Utivich? Questo potrebbe essere il mio capolavoro». Inutile dire che in questa scena a parlare tramite Brad Pitt è proprio Quentin Tarantino.
Django Unchained: ritorno a Candyland
Calvin Candie, interpretato da Leonardo DiCaprio, muore per mano del dentista Schultz (Christoph Waltz). Dopodiché la situazione degenera improvvisamente e in circa tre minuti e mezzo si sussegue una serie di uccisioni davvero sopra le righe. È l’inizio della vendetta di Django (Jamie Foxx).
La vendetta del protagonista sarà fatta solo con il suo ritorno a Candyland. Qui, nella sequenza finale del film, sparerà a Billy Crash, colui che poco prima avrebbe voluto torturarlo, e il capo della servitù Stephen (Samuel L. Jackson).
The Hateful Eight: resa dei conti alla locanda di Minnie
The Hateful Eight diretto da Quentin Tarantino segna quindi il capolinea del nostro viaggio nel violenza del suo universo cinematografico. Qui la violenza mostrata è particolarmente funzionale a una riflessione sulla nascita degli Stati Uniti d’America. Gli Usa sono un Paese che affonda le proprie radici nella guerra civile tra nordisti e sudisti. La scena più brutale di tutto il film è senz’altro quella della resa dei conti finale nella locanda di Minnie. Vi ricordiamo solo la scena in cui Kurt Russel inizia a spruzzare sangue a schizzo. Il resto… è da vedere!