Zootropolis: il dettagliato affresco di una società da migliorare
Un'analisi del film d'animazione Disney che parla di coraggio, giustizia ed evoluzione della specie
Vincitore della categoria miglior film d’animazione agli Oscar e ai Golden Globe 2017, Zootropolis racconta la storia di una metropoli abitata da animali, ma che somiglia tanto alla nostra. La pellicola, realizzata in computer grafica e presente sulla piattaforma Disney+, è stata diretta da Byron Howard e Rich Moore. La trama narra la storia della coniglietta Judy Hopps, proveniente da una famiglia contadina che coltiva carote, ma desiderosa di avviare una carriera poliziesca in città. Appena arriva a Zootropolis carica di entusiasmo e aspettative, però, capisce subito quale dovrebbe essere il suo posto: un coniglio non è credibile come poliziotto, è troppo piccolo.
Non importa quanto siano buoni i suoi voti e quanto sia capace di fare il suo lavoro. Così Judy viene relegata al ruolo di ausiliario del traffico da parte del bufalo Capitan Bogo. Al suo primo giorno, si imbatte nella volpe Nick Wilde e nel fennec Finnick, due truffatori. Da quel momento in poi, la sua permanenza in città si trasformerà in un viaggio avventuroso alla ricerca di giustizia, fiducia in se stessi e amore per il prossimo.
Quando ero piccola, pensavo che Zootropolis fosse un posto perfetto, dove tutti vanno d’accordo e ognuno può essere ciò che vuole. Poi ho scoperto che la vita reale è un po’ più complessa. Tutti abbiamo dei limiti, e tutti commettiamo errori: il che significa che tutti abbiamo qualcosa in comune e più cerchiamo di capirci l’un l’altro, più speciale sarà ognuno di noi. Ma dobbiamo tentare. Perciò non importa a quale specie apparteniate. Provate a rendere il mondo un posto migliore. Il cambiamento parte da voi. Parte da me. Parte da tutti noi.
Indice
- Farsi valere è un atto di coraggio
- Il miraggio della società perfetta
- Benvenuti allo zoo
- Non torniamo allo stato selvaggio
Farsi valere è un atto di coraggio – Zootropolis
Judy è cresciuta abbastanza da sapere che il suo futuro lavorativo è segnato, sarà infatti costretta a coltivare carote come la sua famiglia. Il problema sta nel percepire chiaramente che questo non la renderà felice. Comincia così a sognare ad occhi aperti una carriera nelle forze dell’ordine, parte integrante di una città pulsante e volta alla giustizia. Se all’inizio era solo la famiglia a dubitare, una volta giunta a Zootropolis, si accorge che i cittadini non sono poi tanto giusti e comprensivi. La cosa peggiore è l’assenza di meritocrazia. Judy riesce a diventare agente, passa i test che il Capo della polizia le sottopone e sa di essere pronta. Ma in fondo è un coniglio, cosa potrebbe desiderare di diverso da quello che ha sempre avuto? Nessuno la prende sul serio, si trova esclusa a causa della sua “stupida” convinzione a svolgere un lavoro per cui non è nata.
Diventa ausiliare del traffico, ma decide che anche se non è il lavoro che si aspettava, è dignitoso e deve farlo a testa alta. La coniglietta sente ribollire nel profondo le ambizioni, e si mette in attesa, sicura che l’impegno e la voglia di farcela contino qualcosa. In quanti si sono sentiti come Judy? Incastrati in un lavoro che odiano o nel ruolo meno adatto alle loro capacità, ma aspettando il giorno in cui coroneranno il sogno di una vita. Al contrario però, ci sono anche quelli che perdono le speranze e che si lasciano convincere da chi li scoraggia, accettando tristemente qualcosa che non li rende felici. Zootropolis ci invita ad aprire gli occhi, focalizzarci su ciò che amiamo e fare di tutto per ottenerlo. Essendo ben consapevoli di chi siamo e di chi vogliamo diventare, in barba a chi crede di sapere quali siano i nostri limiti.
Il miraggio della società perfetta
Non possiamo lasciare che la paura ci divida.
Il nome della città ricorda le metropoli che tanto siamo abituati ad ammirare nella società moderna. Brulicanti di vita, piene di opportunità e in grado di rendere felice chiunque. Se è vero che la qualità dei servizi e le opportunità lavorative e relazionali sono moltiplicate, è altrettanto vero che non sempre è oro quel che luccica. Basta andare appena sotto la superficie per scoprire il marcio: insospettabili collaboratori politici accecati dal potere; capi che vanno a braccetto coi pregiudizi e che hanno scordato cosa sia la meritocrazia, una popolazione multietnica che non si è ben amalgamata come sembra.
Ed è qui che cominciamo a riconoscere in un film d’animazione quello che viviamo ogni giorno, ma non per questo meno amaro. Faticare e impegnarsi per non vedersi riconosciuti i propri meriti è avvilente, così come riporre la fiducia in persone che dovrebbero volere il bene della città ma che viaggiano in una dimensione governata dall’Io. E soprattutto, metropoli che si vantano di includere diverse etnie e culture, ma che ai primi problemi attaccano chi ritengono straniero, chi fa loro paura.
Benvenuti allo zoo – Zootropolis
Ecco allora che il terrore incrina i già precari rapporti tra persone, spingendo gli individui ad urlarsi contro, usare la violenza e incriminare. A Zootropolis gli animali contagiati vengono rinchiusi senza la possibilità di capire se sia giusto o sbagliato, e tutti gli altri cittadini sembrano rinvigorire ad ogni insulto pronunciato nei loro confronti. Cosa siamo diventati, e cosa ci aspetta, se non cambieremo modo di pensare? Cani rabbiosi che sgomitano per sovrastare l’altro, che disprezzano il diverso e chi vuole costruire qualcosa al di fuori dell’ordinario. Pecoroni pronti a pendere dalle labbra del potere, perdendo di colpo ogni traccia di aggressività proprio dove servirebbe esercitare più spirito critico. Si annullano le differenze tra animali e uomini, tra incivili e civilizzati. Partiamo così alla volta di un safari che ci obbliga a riflettere su come rispondiamo agli stimoli quotidiani e se riusciamo ad essere equi e giusti quando lo facciamo.
Guardiamo ora le metropoli, e decidiamo se sono così perfette come sembravano. Zootropolis nella versione inglese è intitolato. Zootopia, come a voler fare riferimento all’utopia di una società perfetta che nonostante gli sforzi non siamo ancora riusciti a costruire. Toccare la perfezione, auto elogiarsi per i progressi raggiunti, credere di non fallire mai più. Tuttavia non si deve mai abbassare la guardia, mai sentirsi arrivati. I passi avanti possono svanire in un batter d’occhio per le più sciocche ragioni, soprattutto se la comunità è ampia e variegata. Vedendola dall’esterno, in fondo la identifichiamo sempre come un grande zoo: colorato, imprevedibile, scoppiettante, ma anche pericoloso, ingiusto e caotico. In conclusione, come agire per migliorare una comunità che avrebbe le potenzialità ma che ricade sempre negli stessi errori? La risposta è lasciata allo spettatore.
Non torniamo allo stato selvaggio
Mia cara, ci saremo pure evoluti, ma in fondo restiamo sempre animali.
Il sindaco di Zootropolis rinchiude in un ospedale dimesso gli abitanti infetti da una malattia sconosciuta che si propaga velocemente. Isolarli dal resto della cittadina è la scelta più saggia, anche se non viene fatto molto per comprendere l’origine della loro aggressività. I contagiati, infatti, da animali docili e cittadini per bene, diventano aggressivi e pericolosi per l’incolumità del prossimo. Appena il vicino di casa viene catturato, tutti pronti a puntare il dito e a confermare con convinzione che i segnali c’erano sempre stati. In alternativa, si temono le specie più inclini a scatti di violenza: tigri, lupi o volpi per esempio. Questi vengono evitati per timore che possano attaccare da un momento all’altro. In fondo, se c’è qualcuno in grado di seminare il terrore, devono essere per forza quelli che sulla carta ne avrebbero le motivazioni.
Ciò che Judy comincia a domandarsi è la vera ragione per cui il lato selvaggio si scatena e non permette ai vari animali di convivere serenamente. Allo stesso modo, cosa impedisce alla nostra società di vivere in armonia? Oltre le culture e le ideologie diverse, ci si chiede perché finiamo sempre per scontrarci e mai per venirci incontro. Non importa quanti passi avanti abbiamo fatto dall’uomo della pietra. Abbiamo dalla nostra tecnologie avanzate, scoperte prestigiose e mille modi per dimostrare la nostra bontà e il nostro amore. Ma finiamo spesso per fare le scelte sbagliate, nonostante questo. Lo capisce anche il sindaco di Zootropolis alla fine, che si rimprovera di aver fatto la cosa sbagliata per la ragione giusta. Si capisce la necessità di aiutarci a diventare persone migliori, a perdonarci i vecchi errori del passato e a rendersi disponibili al prossimo. Perché senza condivisione, ritorneremo al nostro stato selvaggio.