Black Panther candidato agli Oscar: una giusta nomination?

Black Panther è stato candidato a ben 7 premi Oscar, ottenendo anche la nomination come Miglior Film. Si tratta di un errore?

Black Panther è finito nuovamente sotto i riflettori quando sono state annunciate le Nomination agli Oscar 2019. Il motivo è presto detto: il film Marvel è stato candidato a 7 statuette e, tra queste, spicca quella per il Miglior Film. Un vero e proprio evento perché questo è il primo Cinecomic nella Storia dell’Academy a conquistare la nomination più importante. Il debutto solista del supereroe africano per eccellenza aveva già rappresentato un tornado dal punto di vista culturale negli USA e questo trattamento di riguardo agli Oscar ne è la conferma.

Il film di Ryan Coogler, a detta degli esperti, non porterà a casa premi di prestigio e si accontenterà di qualche vittoria nelle categorie tecniche. Eppure la sua inclusione fra i nominati ha scatenato l’inferno sul web. Per molti Black Panther non meritava così tante nomination, specialmente quella a Miglior Film. La polemica che scorre sotterranea dai tempi della sua uscita, il sospetto che abbia avuto molto successo solo per il suo essere “Film All-Black” ha raggiunto lo zenit. Ma è davvero così? Siamo certi che Black Panther sia arrivato dove è arrivato solo per propaganda e politically correct? Vediamo di fare due ragionamenti.

Black Panther: la Nomination agli Oscar è un errore?

Quando sono state annunciate le nomination e Black Panther ha iniziato ad accumulare categorie abbiamo pensato immediatamente a una cosa: ora il web perderà la testa. Già aveva mal digerito il fatto che quel film fosse finito in quasi tutti gli elenchi dei Best of per il 2018, compreso il nostro. Ora, però, si stava davvero esagerando! Vedere un cinecomic gareggiare per i premi più famosi del Cinema ha innescato una serie di reazioni che andavano dal sorpreso al disgustato. Anzi, cerchiamo di essere più obiettivi: il problema non era il cinecomic in sé, il problema era proprio Black Panther!

La prima reazione personale è stata quella di recuperare la nostra recensione, scritta quasi un anno fa. Avremmo tanto voluto essere stati dei pionieri e avere parlato del film in termini entusiastici ma non è stato così. La nostra opinione era molto modesta con qualche punta di somma delusione; avevamo persino definito la pellicola “dimenticabile”… wow, che intuito!!! Con il senno di poi, il giudizio su Black Panther riflette quella necessità da parte del critico di parlare a caldo di un film, senza concedersi il tempo di metabolizzarlo a dovere. Probabilmente, se dovessimo recensirlo ora, saremmo più consapevoli della sua palese capacità di parlare a un pubblico ben definito che attendeva un prodotto simile da tempo.

Intendiamoci: i difetti che abbiamo riscontrato nel film permangono e nessun premio prestigioso ci farà cambiare idea. Continuiamo a ritenere la regia di Coogler a disagio con l’action e gli effetti visivi e siamo convinti che il protagonista non brilli quanto dovrebbe. Abbiamo visto altri cinecomics capaci di spiccare maggiormente dal punto di vista della riuscita complessiva. Ma, quindi, cosa ha portato a queste nomination?

Black Panther: il Simbolo che serviva

Fin dalla sua uscita nelle sale, Black Panther ha attirato l’attenzione di opinionisti e critici che ne intravedevano una potenzialità maggiore degli altri cinecomics. Jamil Smith della rivista “Time” spiegò egregiamente il concetto dietro l’altissima considerazione della pellicola:

Il primo film che ricordo di avere visto al cinema fu L’Impero Colpisce Ancora. Il primo personaggio di colore che vidi su grande schermo non aveva grandi poteri ma era il governatore di una città volante! Era pieno di contraddizioni e problemi ma poteva ancora schierarsi dalla parte del giusto. Sono cresciuto con la ferma convinzione di poter fare la stessa cosa.

Identificazione nonostante le contraddizioni e accettazione di queste ultime, ecco la chiave di volta del successo di questo film. Black Panther è sì un film che celebra il Black Power ma non lo fa in maniera trionfante e scontata. Il Wakanda è una Nazione Stato indipendente, dotata di una tecnologia avveniristica ma che si è richiusa in se stessa. Non condivide il suo progresso e chiude gli occhi di fronte alle atrocità che l’Africa vive ogni giorno. I wakandani sono isolazionisti e contrari persino all’immigrazione (una battuta chiave recita: “Se facciamo entrare le persone faremo entrare anche i loro problemi“). Per questo motivo, il timore nei confronti della minaccia esterna non permette loro di notare come il vero pericolo, lo spietato Killmonger, nasca dagli errori commessi all’interno di quei confini blindati. Un film di intrattenimento che illustra una chiara metafora degli USA di Trump e si rivolge alla comunità che per prima ha avvertito sulla propria pelle il deterioramento morale del Paese.

Black Panther: ma la qualità?

Un equivoco comune che sembra non svanire mai è quello di ritenere gli Oscar un riconoscimento dettato dalla qualità dei film coinvolti. Non è così e mai lo sarà. Gli Academy Awards hanno sempre avuto l’ambizione di premiare le pellicole più rappresentative dell’anno appena trascorso e, per farlo, devono considerare più fattori. Spesso non basta un altissimo incasso per essere presi in considerazione e nemmeno una critica osannante ma una summa delle due cose può essere d’aiuto. Black Panther ha avuto recensioni internazionali molto più lusinghiere di First Man, tanto per citare uno dei grandi esclusi. Il suo enorme successo dal punto di vista socio-culturale non è stato percepito qui da noi ma non possiamo essere così miopi da pensare che “se non ha toccato noi allora tutto questo trionfo non è mai avvenuto

Alla Notte degli Oscar del 2000, nella cinquina dei candidati a Miglior Film non riuscì ad accedere un’opera come Magnolia di P.T. Anderson mentre vi entrarono il soporifero Le Regole della Casa del Sidro e, soprattutto, Il Sesto Senso. Quest’ultimo ottenne ben 6 Nomination, scatenando lo scetticismo di chi non credeva che un thriller soprannaturale campione di incassi dovesse stare lì. La verità è una sola: il terzo film di Shyamalan era una delle pellicole più rappresentative del 1999! Nell’anno che avrebbe dovuto vedere il trionfo di Star Wars Episodio I a farla da padrone era stato, invece, un piccolo film di un regista semisconosciuto capace di incassare 600 milioni in tutto il mondo e ottenere recensioni favorevolissime. La frase “Vedo la gente morta” era ovunque, tutti avevano visto quel film e lo consideravano tra i migliori di quella stagione. Se il compito dell’Academy fosse stato quello di puntare solo alla qualità, Il Sesto Senso sarebbe stato candidato nella metà delle categorie!

Black Panther: se vincesse l’Oscar?

Potremmo passare ore a discutere di questa situazione ma, ne siamo certi, non riusciremmo a innescare una riflessione. Black Panther è un cinecomic, è un film messo lì per accontentare la comunità di colore e per puro politically correct… punto e basta! In teoria, tra i candidati ci sarebbe anche BlacKKKlansman e la prima nomination alla regia per Spike Lee, regista “leggermente” politicizzato, crediamo abbia anch’essa a che fare con il clima attuale ma non sentiamo discussioni al riguardo, come mai? Il problema è che Black Panther appartiene a un genere che ha visto prodotti molto più riusciti dal punto di vista complessivo venire snobbati dai massimi riconoscimenti. Il Cavaliere Oscuro e, soprattutto, Logan vengono considerati nettamente migliori del film sul panterone e, da un certo punto di vista, è vero.

Evidentemente, come accade per tutti gli ambiti della vita, la bravura deve andare di pari passo con il tempismo per ottenere successo. Il film di Ryan Coogler è arrivato al momento giusto e ha saputo superare i suoi difetti iniettandovi pregi destinati a fare breccia sul target destinatario del suo lavoro. Se poi ci permettete una opinione squisitamente personale vorremmo ammettere che preferiamo la candidatura di Black Panther a quella di Logan. L’ultimo film di Wolverine era crudo, violento e feroce ma sembrava, ai nostri occhi, un esempio di “cinecomic che si vergogna di essere tale”. Un film tratto da un fumetto che deve adottare un approccio “serio” per farsi accettare dal Cinema Vero, rifiutando le caratteristiche del suo genere. Black Panther, al contrario, è un cinecomic che non si nasconde dietro il sottotesto politico. Ci sono i costumi, gli effetti visivi, le battute, l’azione e il messaggio sociale… tutto senza dover fingere seriosità e che adotta il giusto spessore solo quando serve.

Black Panther: in conclusione

Forse Black Panther non vincerà il massimo premio. Altri candidati molto più forti sembrano in pole position anche se i SAG Awards hanno regalato qualche sorpresa al riguardo. Da un lato vorremmo che non accadesse perché sappiamo bene come il film Marvel verrebbe considerato dopo la vittoria (già vediamo i titoloni: “la Disney si compra gli Oscar!!“); dall’altro lato, invece, saremmo molto felici di un tale riconoscimento. Chi come noi è cresciuto leggendo fumetti, li ha amati anche quando rappresentavano la condizione dello sfigato e li ha visti crescere nell’industria culturale degli ultimi vent’anni considera tutto questo una grande soddisfazione. La vittoria di Black Panther potrebbe rappresentare la celebrazione di un genere o l’inizio del suo inesorabile declino. Siamo in attesa di scoprire cosa accadrà.

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