Personaggi iconici – Carlito Brigante, analisi del personaggio cult di Carlito’s Way
Chi è Carlito Brigante? Analizziamo insieme questo personaggio cult interpretato da Al Pacino!
Continuiamo la nostra rubrica sui personaggi iconici del cinema moderno con un cult intramontabile del genere gangster: Carlito’s Way.
Al Pacino interpreta magnificamente Carlito Brigante, un ex spacciatore di eroina tornato in libertà grazie al suo avvocato David Keinfled, interpretato da Sean Penn.
Il film è diretto dal grande regista Brian De Palma ed è tratto dai libri del magistrato statunitense Edwin Torres.
Carlito Brigante, analisi del personaggio interpretato da Al Pacino
Il personaggio di Carlito Brigante è forse il meno noto di tutti i film del genere interpretati da Al Pacino. Carlito’s Way per successo e importanza viene spesso declassato in confronto a Il Padrino, Scarface, Serpico e forse anche a Donnie Brasco. Eppure il personaggio dello spacciatore portoricano non ha niente da invidiare alle altre interpretazioni (fatta eccezione per Il Padrino).
Il film è uscito nelle sale nel lontano 1993 ed è ambientato nella malavita di New York negli anni ’70. Carlito Brigante, dopo un passato fatto di crimini e droga, vuole una nuova vita pulita e lontano dalla strade malfamate. Purtroppo il destino gli riserverà tutt’altra via: la via di Carlito.
Iniziamo ora con Carlito Brigante, analisi del personaggio del film di Brian De Palma.
Il sogno di Carlito
Una della grandi metafore del film è certamente la ricerca della felicità e il raggiungimento dei propri sogni e aspirazioni. Ma come ogni storia della nostra vita, tale ricerca è ostacolata inesorabilmente; tutto ciò che accade sembra portare Carlito su una strada che lui non vuole percorrere. La sua vecchia strada, la vecchia via, che ormai ha abbandonato, ritorna sempre con molta più forza e arroganza ad ogni sequenza del film.
Brigante vuole solo mettere da parte dei soldi per andarsene per sempre, nelle Bahamas, magari noleggiando automobili ai turisti. Non è forse il sogno di tutti? Dopo tutti gli errori, i rimpianti e le sregolatezze, lasciare tutto e andare via fino alla fine della nostra vita, crogiolandoci nella beatitudine e nella tranquillità.
Lo scopo di Carlito è quindi lo scopo di tutti, ma il punto è che lui è a un passo dal raggiungerlo; gli manca sempre così poco, ma quel poco non basta, sembra non bastare mai, anche con tutta la buona volontà del mondo.
Carlito e David
L’uomo a cui Carlito Brigante deve la libertà e la vita è il suo avvocato David Kleinfeld (Sean Penn). Grazie a dei sotterfugi e a delle indagini svolte male dalla polizia, Kleinfeld è riuscito a tirare fuori Carlito dopo soli 5 anni di prigione a fronte di una condanna di 30. La devozione e la fiducia dell’ex spacciatore verso il suo avvocato non ha limiti. Lui gli ha salvato la vita e quindi adesso è praticamente sua.
Eppure a volte l’amicizia incondizionata ci offusca la vista. La totale perdita della strada di Carlito Brigante è dovuta in gran parte proprio a Kleinfeld, che nel frattempo è diventato un cocainomane che crede di essere più furbo e forte della mafia.
L’amico della vita, colui che l’ha salvato all’inizio, alla fine lo porterà alla morte.
Gail
Il motore della storia (e di Carlito) è l’ex fidanzata del portoricano, Gail (interpretata da Penelope Ann Miller), lasciata poco prima che Brigante entrasse in prigione. L’ex spacciatore vuole tirarsi indietro dalla vecchia via anche, e soprattutto, per lei. La sua vita da gangster aveva fatto sì che i due si separassero, ma non si era dimenticato di Gail, l’amore della vita. Brigante, dopo averla riconquistata, vuole portarla con sé alle Bahamas, sull’isola Paradiso.
Lei capisce prima di tutti che Carlito sta tornando sui suoi vecchi passi, ma capisce anche che la colpa non è solo sua e cercherà in ogni modo di allontanarlo da Kleinfeld.
Ma Carlito, anche di fronte all’evidenza, ha la mente offuscata dagli avvenimenti.
Passiamo ora all’ultimo punto dell’analisi del personaggio di Carlito Brigante.
L’epilogo
Carlito’s Way non finisce bene, al contrario di come ci viene suggerito all’inizio. Il risvolto dell’intera narrazione esplode nell’ultimo minuto. Quando Carlito sta per arrivare al treno e abbracciare Gail sembra quasi di poter tirare un sospiro di sollievo, eppure è solo un abile inganno del regista Brian De Palma. Uno spacciatore del Bronx, con cui Carlito aveva avuto dei dissidi, gli spara due volte all’addome di fronte a Gail.
Le ultime scene (da togliere il fiato per la loro bellezza) riprendono in dettaglio Al Pacino che piano piano si sta spegnendo prima ancora di arrivare all’ospedale.
Il monologo di Carlito Brigante all’epilogo del film è forse uno dei più belli e profondi del cinema degli anni ’90; e con le note di “You are so beatiful” di Joe Cocker, Brian De Palma nell’ultima inquadratura riprende un cartellone raffigurante una donna che balla con la scritta “Escape to Paradise”. Ed in effetti questo paradiso sembra rivelarci ciò che succederà a Carlito: il suo locale si chiama Paradise ed egli vuole andare sull’isola del paradiso.
Carlito è veramente andato in paradiso, alla fine, ma non nel paradiso che ci saremmo aspettati.
“Ultimo giro di bevute. Il bar sta chiudendo. Il Sole se ne va. Dove andiamo per colazione? Non troppo lontano. Che nottata… sono stanco… stanco…”