E.T. l’extra-terrestre: il classico di Steven Spielberg dallo script per un film horror a favola fantascientifica
Una curiosità sul classico di Steven Spielberg
Tutti conoscono e amano E.T., classico di Steven Spielberg del 1982 che dall’anno della sua uscita continua a tenere gli spettatori di ogni età incollati allo schermo. Forse, però, non tutti sanno che lo script che ha portato alla realizzazione del celebre film ha avuto una storia piuttosto travagliata e ricca di rimaneggiamenti. Nei progetti iniziali di Steven Spielberg, a fine anni Settanta, c’era infatti l’idea di produrre un sequel di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Lo script di Night Skies – questo il titolo del sequel mai realizzato – fu ampiamente rimaneggiato; parte del materiale venne però riutilizzato. Dagli spunti di quel film horror mai realizzato nacque, successivamente, E.T. l’extra-terrestre.
E.T. l’extra-terrestre è senza dubbio uno dei film più amati di Steven Spielberg. Si aggiudicò quattro premi Oscar, fece registrare incassi da record ed ebbe negli anni una grande influenza in ambito cinematografico. Dopo Incontri ravvicinati del terzo tipo, Spielberg era impegnato col progetto di I predatori dell’arca perduta. Il regista non aveva quindi intenzione di dirigere personalmente il sequel del successo del 1977, ma avrebbe voluto seguire il progetto nelle vesti di produttore. Un incontro con l’ufologo Joseph Allen Hynek gli fornì l’ispirazione per un soggetto dai toni cupi e affascinanti.
Spielberg affido allo sceneggiatore John Sayles il compito di lavorare allo script per il sequel di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Fu lo stesso Sayles a pensare al titolo di Night Skies; il risultato fu uno script di un centinaio di pagine con al centro una famiglia e cinque creature aliene. Ciascuno degli alieni nello script di Night Skies aveva un nome e una personalità che lo contraddistingueva. Interessante notare come la storia fosse raccontata dai tre membri più piccoli della famiglia: Tess, Watt e Jaybird. Le creature aliene erano per lo più maligne e spaventose, ma avevano anche molti tratti goffi e divertenti. C’era persino un alieno buono di nome Buddee.
Col tempo – nonostante il progetto procedesse piuttosto spedito – Steven Spielberg iniziò a nutrire dubbi sullo script di Night Skies. Il contenuto della sceneggiatura, nelle mani di Sayles, aveva finito per allontanarsi molto dal concetto alla base di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Spielberg trovava che l’unica parte davvero affascinante dello script di Night Skies fosse lo sviluppo dell’amicizia tra il ragazzino più piccolo e l’alieno buono Buddee. La sceneggiatrice Melissa Mathison rimase addirittura profondamente commossa da questo aspetto così tenero e insolito. Fu da questo spunto che Steven Spielberg elaborò la sceneggiatura di E.T. l’extra-terrestre insieme alla Mathison.
Nella figura di E.T. è possibile rivedere tracce di quelli alieni descritti da Sayles in Night Skies; lo stesso sceneggiatore ammise che la Mathison e Spielberg avevano fatto un lavoro magnifico sul suo materiale. Non c’è dubbio che la favola di E.T. l’extra-terrestre sia capace ancora oggi, a distanza di quasi quarant’anni, di commuovere e incantare. Pensare che avrebbe potuto essere un film horror dai tratti disturbanti fa un certo effetto. Siamo ben lieti che Spielberg abbia visto in Night Skies quegli elementi che rendono questa fiaba fantascientifica un classico senza tempo. E siamo ancora più contenti che li abbia trasformati nella storia di un’amicizia che non smette di far sognare gli spettatori di tutte le età.