Isle of Dogs: curiosità sul film di Wes Anderson
Dal cast all'animazione in stop-motion, eccovi delle curiosità su "Isle of Dogs", ultimo lavoro di Wes Anderson
In sala abbiamo avuto il piacere di guardare Isle of Dogs, l’ultimo lavoro targato Wes Anderson. Immersi nel futuro, con più precisione nel 2037, entriamo in un mondo nel quale i cani vivono in esilio in seguito ad un contagio collettivo. Un ragazzino, Atari Kobayashi, è intenzionato a ritrovare il suo cane Spots sull’isola dove tutti i cani ora vivono insieme, distanti dal resto del mondo.
Con questa storia coinvolgente il regista è riuscito a tirar su un film di grande valore, attirando a sé un forte consenso da parte della critica. La pellicola è infatti stata scelta per aprire la 68ª edizione del Festival di Berlino. Dietro questa avventura canina però si nascondono diverse curiosità molto interessanti. In questo articolo noi di FilmPost ve ne racconteremo quattro in particolare, le quali vi faranno guardare il film con un occhio più attento.
Isle of Dogs: curiosità sul film di Wes Anderson
Un cast stellare
In Isle of Dogs troviamo un cast notevolmente ricco di grandi nomi del cinema. Nonostante i loro volti non vengano mostrati, le loro voci animano tutti i cani protagonisti di questa pellicola inedita. La lista delle star che hanno contribuito al film è impressionante, da capogiro. Inoltre buona parte del cast è composta da attori che in passato hanno già avuto il piacere di lavorare con Wes Anderson come Jeff Goldblum, Bob Balaban, Tilda Swinton, Edward Norton, Harvey Keitel, Frances McDormand e Bill Murray (quest’ultimo in particolar modo, essendo questo film la sua ottava collaborazione con il regista).
Tra coloro i quali sono alla prima esperienza con il regista troviamo Bryan Cranston, Scarlett Johansson e Greta Gerwin. La storia è ambientata in Giappone e ciò ha spinto Wes Anderson a reclutare nel suo cast diverse figure di spicco della scena Asiatica come Yoko Ono, Ken Watanabe e Koyu Rankin.
Akira Kurosawa
Basandosi su quanto dichiarato da Wes Anderson, fonte d’ispirazione chiave per la creazione del suo film è stato il cinema di Akira Kurosawa. Considerando film come “I Sette Samurai” o “Ran”, l’animazione in stop-motion non è esattamente la prima cosa che verrebbe in mente a qualcuno. Il regista però ha ammesso di essere stato stimolato dal cinema di Kurosawa, il quale lo avrebbe aiutato nella creazione di questa atmosfera orientale che cercava ardentemente. Questa forte influenza, oltre che dal film in sé, la si può notare anche dai poster promozionali e dalla locandina, intrise dello stile giapponese che caratterizza la pellicola.
Il ritorno allo stop-motion
È palese a tutti il fatto che Wes Anderson possieda uno stile di regia unico e caratteristico. Andando oltre la cura maniacale della simmetria nelle sue inquadrature, Wes inserisce in molti dei suoi film animazioni in stop-motion (Es. il cavalluccio marino in “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”) e miniature (Es. l’hotel in “Grand Budapest Hotel”). Nel 2009, con “Fantastic Mr. Fox”, il regista concepì il suo primo film d’animazione in stop-motion. Con “Isle of Dogs” c’è l’ennesima conferma dell’amore che il cineasta prova nei confronti di questo metodo d’animazione. Infatti, nonostante la CGI riscuota più successo al box office e venga molto più utilizzata, Wes Anderson ha sempre ammesso il suo debole per lo stop-motion, considerandola come una tecnica più raffinata e dai risultati molto più affini ai suoi gusti.
“I Love Dogs”
Nel cinema di Wes Anderson i cani hanno quasi sempre fatto una brutta fine. Per citare due esempi, in “I Tenenbaum” il cane Buckley viene investito da una macchina, mentre in “Moonrise Kingdom” Snoopy viene trafitto al collo da una freccia. Isle of Dogs in un certo senso potrebbe essere visto come una grande richiesta di perdono diretta a tutti gli amanti degli amici a quattro zampe. Curioso infatti come “Isle of Dogs” possa essere letto anche come “I love dogs”. Bell’idea, non è così?