Kiki – Consegne a domicilio: il più grande limite è l’assenza di limiti

Il maestro Miyazaki mette in scena il lato malinconico dei superpoteri

Talvolta sono le illimitate possibilità a renderci infelici. È ciò che scopre la giovane protagonista di Kiki – Consegne a domicilio, film del 1989 diretto dal maestro Hayao Miyazaki. Il film, prodotto dallo Studio Ghibli, è ispirato dall’omonimo romanzo di Eiko Kadono, pubblicato nel 1985. Kiki ha tredici anni, è una strega e come tale possiede strani superpoteri: può volare a cavallo di una scopa e andare in giro per il mondo; inoltre può parlare con il suo gatto nero Gigi come fa con gli esseri umani. Alla vigilia della sua prima avventura lontana da casa, Kiki è entusiasta; a tredici anni, infatti, ogni piccola strega deve affrontare un anno di apprendistato in una città sconosciuta. Come affronta Kiki questa nuova esperienza? Che ostacoli può incontrare nel proprio cammino chi possiede facoltà fuori dalla norma?

Hayao Miyazaki, il più grande regista del cinema d’animazione giapponese, è solito scegliere protagoniste femminili per i suoi film; con grande sensibilità e acume, Miyazaki ritrae personalità complesse e stratificate. Per quanto l’elemento magico sia protagonista nelle sue storie, il regista dà voce a donne e bambine le cui avventure risultano vicine alla quotidianità. Nel caso di Kiki – Consegne a domicilio, il maestro mette in scena una bambina dolce ma ancora troppo incantata. Forte dei propri superpoteri, Kiki si percepisce come una ragazzina grandiosa, quasi invincibile; è così che alcuni ostacoli arriveranno a soccorrerla, a salvarla facendole prendere coscienza dei propri limiti. Nella nuova città, Kiki è senza punti d’appoggio ma con tanti punti di riferimento: le circostanze la aiuteranno a scovarli. Però, per mettere a frutto le proprie risorse, Kiki dovrà prima capire che anche (e soprattutto) chi possiede poteri straordinari rischia di essere sconfitto.

Indice

Adattamento o abitudine? – Kiki consegne a domicilio

Quando arriva nella nuova città, Kiki non ha un piano. Sa che deve affrontare il suo anno di apprendistato, ma non ha idea di come dovrà trascorrerlo. Si sente spaesata, non sa a chi chiedere consiglio. Ma in realtà Kiki non è in cerca di consigli: anche se ha soltanto tredici anni, è partita per cavarsela da sola. Che fare allora, quando ci si trova in un ambiente sconosciuto e non si hanno idee? Come gestire l’arrivo in un luogo in cui ci si sente spaesati? Kiki può scegliere se adattarsi o abituarsi e la scelta si rivelerà determinante per l’intera sua esperienza. Tutti prima o dopo facciamo i conti con lo smarrimento: in un luogo alieno, ci chiediamo cosa fare per trarci fuori dal disagio, e quando la fuga non è una possibilità, proviamo ad acclimatarci. È così che alcuni scelgono di adattarsi, e altri preferiscono abituarsi.

I primi si attivano per costruire, in quella realtà nuova, un’altra piccola porzione di realtà che funga da stimolo per il futuro. Altri, invece, preferiscono distruggere una porzione di sé stessi, per provare meno disagio nel nuovo ambiente. Se adattamento fa rima con creazione, l’abitudine somiglia più alla rassegnazione. Adattarsi è agire in tempi brevi, e trovare il proprio posto in qualsiasi angolo della realtà (e quando non lo si trova, fabbricarlo da sé). Abituarsi è non darsi alcuna possibilità, persino snaturarsi; è dare per scontato che, per stare altrove, l’unica possibilità sia quella di perdere sé stessi. Nel film Kiki non si perde: trova un lavoro che faccia al caso suo, e lo svolge con abnegazione e sensibilità. Mette i suoi poteri al servizio degli altri, quindi di sé stessa. Nella nuova città Kiki impara presto ad adattarsi, rifiutando quel subdolo nemico chiamato abitudine.kiki consegne a domicilio

La paura dei buoni – Kiki consegne a domicilio

A tenere compagnia a Kiki durante il viaggio è Gigi, il gatto col quale riesce a parlare. I due si ritrovano a conoscere insieme una città sconosciuta, in cui in un primo momento tutti sembrano scontrosi. Presto, però, Kiki e Gigi scopriranno che anche in quella grande città, in cui tutti corrono per sbrigare le proprie faccende, esiste qualcuno di speciale. Dalla donna che la ospiterà durante il viaggio, ai clienti di lavoro presso cui farà le consegne, Kiki scopre il lato cortese e affabile di questa località mai visitata prima. Senza la protezione dei genitori, Kiki si sente osservata da tutti; simula un sorriso per risultare gradevole, e mentre è intenta a sorridere va a sbattere. Troppo intenta a fare una buona impressione, Kiki sembra dimenticare sé stessa. E quanto più avverte di essere in difficoltà, tanto più rifiuta di farsi aiutare. Per quale motivo si comporta così?

Kiki si scontra presto con la difficoltà di instaurare rapporti, benché abbia paura di rimanere sola. Dopo i primi momenti di sconforto, rivela a Gigi di voler comunque restare nella nuova città, per conoscere qualcuno che la trovi di proprio gradimento. Questo qualcuno ha il volto di un ragazzo gentile e divertente, che inspiegabilmente è la persona di cui Kiki ha più paura. Mentre lui la aiuta nelle difficoltà, la invita a socializzare con i propri amici, le fa dei complimenti e scherza con lei, Kiki lo guarda con occhi spauriti. La ragazzina fugge da ciò che cercava: qualcuno che le tendesse una mano, che la guidasse nella scoperta di un luogo insidioso perché sconosciuto e caotico. Kiki, che non riesce a fidarsi di chi vuole farle compagnia, scopre che nessuno dei propri poteri vale quanto la magia della fiducia negli altri.kiki consegne a domicilio

La magia rende maldestri

Come tutte le streghe, Kiki crede di essere speciale. Ma è a causa delle sue facoltà fuori dall’ordinario che vive spesso momenti di sconforto: il rapporto con le proprie virtù magiche è il suo unico, vero antagonista. Solitamente, nei film d’animazione, alle avventure del protagonista si oppone un nemico, il cattivo della storia; in Kiki – Consegne a domicilio il nemico è la magia. È quest’ultima a rendere Kiki maldestra, a farle compiere movimenti e azioni di cui non sa gestire la potenza; la magia fa sentire Kiki diversa da tutti, e la induce a patire distanze che non è in grado di accorciare. È ancora la magia a mandarla in crisi, quando fallisce un compito e si scopre frangibile: per lei sbagliare significa essere inutili, non essere onnipotenti è sinonimo di ordinarietà. Qualcosa sfugge al controllo di Kiki, che è una strega ma non è infallibile.

Anche lei come le sue coetanee ci mette un po’a diventare autonoma, anche lei ha bisogno di lavorare per mantenersi. Kiki non vuole una vita speciale, ma è incapace di accettare di essere come tutti gli altri; non sta bene nei panni di bambina bisognosa di aiuto, eppure lei è proprio questo: una bambina troppo piccola per non avere bisogno nessuno. Ma si è mai troppo grandi o potenti da potercela fare completamente soli? Kiki impara a sue spese che nulla può far sentire più solo e sconfortato della consapevolezza di essere straordinari; al contempo, però, scopre che anche una strega può avere un passato, e talvolta anche un destino, comune a chi strega non è. Accade quando incontra Ursula, appassionata pittrice che offrirà a Kiki la propria amicizia, e che incarna ciò che Kiki desidererà realizzare nel proprio futuro.

Articoli correlati

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *