La Favorita e Maria Regina di Scozia: corti britanniche a confronto
Sfide tutte al femminile al cinema, con regine del calibro di Olivia Colman e Margot Robbie
La Favorita e Maria Regina di Scozia sono nuove uscite cinematografiche che ci offrono un’interessante panoramica su due fasi molto delicate della storia britannica. Una è la prospettiva di Josie Rourke, che ripercorre la celebre disputa tra Elisabetta I e Maria di Scozia sulla successione al trono d’Inghilterra; l’altra è l’inconsueta visione della corte di Anna di Gran Bretagna del visionario Yorgos Lanthimos. Due registi molto diversi ci regalano versioni differenti di contesti storici molto vicini tra loro.
In Maria Regina di Scozia a rapire la nostra attenzione sono le interpretazioni mozzafiato di Saoirse Ronan e Margot Robbie, l’una magnanime regina del popolo e della libertà di culto, l’altra donna inaridita dal volto maschile del potere. Guardando La Favorita, invece, è un piacere lasciarsi trasportare nei meandri delle dinamiche subdole del triangolo saffico che vede protagoniste Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz. L’uscita parallela di queste due pellicole ci dà l’opportunità di accostare due visioni del cinema molto diverse tra loro e di analizzare l’ascendente che hanno coloro che sono dietro la macchina da presa sul prodotto finale.
La Favorita e Maria Regina di Scozia: il contesto storico
Elisabetta I era figlia del sanguinario Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena. La discesa al trono della regina vergine fu tutt’altro che semplice. Quando il re fece uccidere sua madre con accuse fittizie, Elisabetta fu esiliata ed eliminata dalla linea di successione proprio come la sua sorellastra maggiore Maria. Fu solo nel 1544 che fu stilato l’atto di successione, grazie alla quale le due sorelle ripresero il loro diritto al trono.
Così dopo la morte dei suoi predecessori, Edoardo IV e Maria I, Elisabetta fece la sua ascesa. Le complicate dinamiche che l’avevano coinvolta durante la sua vita influenzarono molto l’attaccamento della regina al potere. Ancora di più quando a metterlo in pericolo erano pretendenti aventi diritto per discendenza come Maria Stuarda. Ma se in vita a vincere la battaglia fu Elisabetta I, la guerra per la successione fu vinta da Maria. Suo figlio Giacomo divenne re alla morte della regina vergine, aggiudicandosi il ruolo di primo sovrano a governare su tutta la Gran Bretagna. Lo stesso Giacomo diventò poi bisnonno di Anna di Gran Bretagna, la cui corte è protagonista della pellicola di Lanthimos.
La Favorita e Maria Regina di Scozia: aspetti tecnici
Josie Rourke nasce come regista di teatro ed esordisce sul grande schermo proprio con Maria Regina di Scozia. Nel suo stile è impossibile non notare l’impostazione molto classica della narrazione e la risonanza teatrale della pellicola. La fotografia di John Mathieson gioca molto sui campi lunghi e lunghissimi tra i verdi panorami britannici; pur mantenendo delle colorazioni prive di toni accesi, spiccano tra i cupi ambienti dei castelli le rossissime chiome delle due regine.
Accompagnati da colonne sonore solenni e trionfali seguiamo le due protagoniste attraverso lo svolgimento del film; ma la nostra prospettiva è quella di un libro di storia, e non arriviamo mai a conoscere i lati più ‘umani’ delle protagoniste, coperte sempre da un velo di pudore attraverso la narrazione. Sicuramente questo è dovuto, in parte, al fatto che il film sia l’adattamento cinematografico della biografia di John Guy, My Heart Is My Own: The Life of Mary Queen of Scots.
Questo non succede nella visione di Lanthimos, che è totalmente opposta. Delle protagoniste conosciamo da subito le debolezze, soprattutto quelle più immorali, che sono il perno centrale della struttura del film. In costante ricerca di innovazione, il regista greco ci meraviglia continuamente con interessanti novità sia a livello tecnico che di contenuto. Tra queste, da notare la sapiente sperimentazione del grandangolo. Il regista divide l’opera in otto capitoli, ognuno annunciato con un corrispondente titolo. Questa struttura ci strania in modo quasi brechtiano dalla narrazione, dandoci una prospettiva sempre vigile dell’evoluzione delle dinamiche nel trio e del capovolgimento delle posizioni delle donne coinvolte.
L’accompagnamento delle colonne sonore è quasi beffardo. Ai visi grassi e stuccati di bianco dei nobili alla corsa di papere viene accostato un imperturbabile Bach. Un aggraziato gruppo d’archi accompagna la danza di Sarah e del suo partner, che sfocia a tratti in un vogueing tragicomico. Il risultato finale è un’esperienza al limite del comico ma che rende perfettamente l’idea delle ridicole maschere che i personaggi indossano nella società.
La Favorita e Maria Regina di Scozia: punti forti e debolezze
Di Maria Regina di Scozia alcuni degli aspetti che apprezziamo di più sono le interpretazioni delle due protagoniste. Margot Robbie ci sorprende nella sua trasformazione, sfigurata dalle piaghe e quasi calva verso la fine, dimostrando a chi fosse ancora scettico nei suoi confronti che la bellezza è la minore delle sue qualità. Stessa cosa vale per la Ronan, che nel mezzo delle tragedie tra cui il suo personaggio viene scaraventato ci regala le sue emozioni allo stato più crudo e vero. Dall’altro lato, la Rourke nelle sue prossime pellicole potrà sicuramente lavorare sul mantenere una maggiore aderenza al contesto storico. L’intento di mettere in evidenza la posizione femminile in un contesto estremamente maschilista poteva essere gestito in maniera più efficace.
Ne La Favorita, invece, Lanthimos raggiunge un nuovo punto dello sviluppo della sua carriera. La scelta di un contesto storico datato e impomatato non lo limita nell’espressione dei risvolti psicologici tipici dei suoi prodotti, anzi; la lussuosa corte di Anna è un palcoscenico in cui Lanthimos riesce a far risaltare brillantemente quel lato inquietante della mente umana che poco siamo abituati ad aspettarci da una pellicola di tipo storico.
Senza dubbio i punti forti di questo nuovo prodotto sono molteplici. I retroscena psicologici sono sicuramente tra questi, come anche le performance delle protagoniste e la regia. Più difficile risulta trovare le debolezze della pellicola, che rimane interessante sotto tutti i punti di vista. Per gli appassionati dello stile di Lanthimos potrebbe essere stato deludente non vedere quei tratti inquietanti tipici dei suoi lavori precedenti, che sono stati affinati e inseriti in una linea più pacata e matura.
La Favorita e Maria Regina di Scozia: conclusioni
Per concludere, Maria Regina di Scozia è un film che ha i suoi limiti ma che tutto sommato si lascia guardare con interesse, soprattutto grazie alle meravigliose interpretazioni delle due protagoniste. Senza dubbio la Rourke ha delle possibilità di crescita sia per quanto riguarda l’impostazione del lavoro che la gestione delle tematiche che cerca di mettere in evidenza.
Dall’altro lato Lanthimos è sempre riuscito a far salire un brivido lungo la schiena dei suoi spettatori. Con La Favorita, invece, ci fa sorridere, ma con l’amaro in bocca. La sua descrizione dei giochi di potere è al limite della satira, ma al contempo molto realistica. Il regista racchiude in un solo prodotto tutti quegli aspetti infimi dell’animo umano che ama raccontarci, questa volta però senza la necessità di creare un contesto distopico per inserirli. Il suo messaggio è sempre lo stesso: i mostri sono dentro di noi e fanno parte della natura umana.
Questa è anche la rivelazione che la regina Anna ha nell’ultima scena del film; tutti l’hanno sempre usata. Nessuno si è mai interessato realmente al suo bisogno d’affetto. L’unica cosa che può fare adesso è sfruttare la sua posizione nei confronti delle mosche che le girano attorno. E così fa. Il film si chiude con Abigail ai suoi piedi, che a sua volta si ritrova davanti a un’aspra realtà: potrà aver scalato diverse posizioni nella società, ma alla chiusura dei giochi lei è sempre in ginocchio, costretta a dare piacere ad anziani più potenti di lei.
Non concordo con la Di Felice sulla risonanza teatrale dell’opera della Rourke che invece mi pare abbia saputo distaccarsene entrando appieno nella dimensione cinematografica. Sono della stessa opinione invece quando giudica La Favorita un’opera al limite del ridicolo ma, aggiungerei, soprattutto estremamente noiosa oltre che irrispettosa della verità storica. Dal punto di vista tecnico devo dire che ho notato l’introduzione del grandangolo ma solo per il cattivo uso che ne è stato fatto