La spada nella roccia: credere in se stessi per non porre limiti al proprio destino
Chiavi di lettura, significati profondi e valore filosofico del classico Disney di Wolfgang Reiterman
Esistono film che hanno un fascino senza tempo, storie che lasciano un segno e un ricordo indelebile e che non ci stanchiamo mai di riguardare. La spada nella roccia, lungometraggio animato del 1963 di Wolfgang Reiterman, rientra senz’altro in questa categoria ed è uno dei classici Disney più amati di tutti i tempi. Si tratta del diciottesimo film ad uscire prima della morte di Walt Disney – avvenuta nel 1966 – e l’ultimo che ha visto il celebre fondatore nelle vesti di produttore esecutivo. Fino agli anni Cinquanta del Novecento, il nome della Disney era associato alla narrazione per immagini di fiabe antiche e moderne e di storie d’amore che spesso avevano per protagonisti principi e principesse. La spada nella roccia affonda invece le sue radici in uno dei miti anglosassoni più celebri, quello dell’incoronazione di Re Artù.
Il film è basato sull’omonimo romanzo di T.H. White, pubblicato per la prima volta nel 1938 e riproposto nel 1958 come primo libro di una tetralogia intitolata Re in eterno. Il romanzo di White era una rielaborazione dell’infanzia di Re Artù così come tramandata nel ciclo bretone. Con La spada nella roccia questa rielaborazione si fa ancora più libera, all’interno di un racconto destinato a un pubblico di giovanissimi. Il film inizia come molti altri classici Disney; un grosso libro si apre davanti ai nostri occhi per farci scoprire la storia del giovane Artù detto Semola che, grazie al suo sapiente precettore Merlino, diventerà re d’Inghilterra. Leggendo fra le righe del lungometraggio animato scopriamo che la storia di Semola contiene insegnamenti che fanno del film un racconto di formazione dal significato profondo e senza tempo. Vediamo tutto nel dettaglio nella nostra analisi de La spada nella roccia.
Indice:
- La leggenda di Re Artù
- Semola e Merlino: il rapporto discepolo – educatore
- “Questo il mondo fa girar”: il lato filosofico di Merlino
- “È uno strano tramestio…”: la scoperta dell’amore
- “Il sapere e la saggezza sono la vera forza”: analisi dello scontro fra Merlino e Maga Magò
- Il valore simbolico della Spada
- La spada nella roccia come racconto di formazione
- L’importanza di credere in se stessi
La leggenda di Re Artù – La spada nella roccia
Abbiamo detto che lo spunto narrativo di partenza da cui prende le mosse La spada nella roccia è il celebre mito di Re Artù, figura centrale all’interno del cosiddetto ciclo bretone. I dettagli sulla vita di Re Artù sono, in maniera preponderante, frutto di folclore popolare e invenzione letteraria; la sua stessa esistenza è stata più volte messa in dubbio dagli storici moderni. Al fine della nostra analisi è importante soprattutto tenere presente come il mito di Re Artù sia legato alla figura del monarca ideale sia in tempo di guerra che in tempo di pace. Non esiste un’unica versione della leggenda arturiana; tuttavia, quella di Goffredo di Monmouth (XII secolo) rappresenta un punto di riferimento in quest’ottica.
Nella storia di Goffredo di Monmouth ritroviamo i personaggi di Re Uther, Merlino, Ginevra, nonchè Excalibur, la più nota delle spade di Re Artù. Lo scrittore francese medievale Chrétien de Troyes diede origine al genere del romanzo arturiano, che divenne un filone importantissimo della letteratura dell’epoca. Protagonisti dei racconti francesi, accanto a Re Artù, sono i cavalieri della Tavola Rotonda; ritroviamo un accenno a questi ultimi anche nel film oggetto della nostra analisi. Il romanzo arturiano prosperò nel corso del Medioevo per poi andare incontro a una fase di declino durata fino al XIX secolo. La leggenda di Re Artù continua a vivere anche ai giorni nostri nei suoi molti adattamenti per il teatro, il cinema e la letteratura.
Semola e Merlino: il rapporto discepolo – educatore
Come abbiamo già accennato all’inizio della nostra analisi, la parabola del giovane Semola da aspirante scudiero a Re d’Inghilterra ha in sé tutti i canoni fondamentali del racconto di formazione. Semola è un dodicenne orfano che lavora al castello dell’uomo che l’ha adottato, Sir Ettore; ci accorgiamo sin da subito che è un ragazzino sveglio e coraggioso ma quella che per lui dovrebbe essere una figura paterna lo considera poco più che uno sguattero. La massima ambizione di Semola sarebbe quella di diventare scudiero del suo fratellastro Caio; nessuno si è mai occupato della sua educazione fin quando sulla scena non compare Merlino. Merlino è un mago, un veggente e un pronosticatore che ha il potere di viaggiare nel futuro; è lui che vede del potenziale in Semola, conosce il suo destino e si assume il ruolo di “guidarlo al suo legittimo posto nel mondo“.
Quello che lega Semola e Merlino è un bellissimo esempio di relazione educativa. Merlino si presenta al ragazzo come un precettore ed è quello il suo ruolo nella storia; guardando più attentamente, però, ci accorgiamo che il simpatico mago ha tutti i tratti della figura di un educatore. Merlino non si limita a impartire insegnamenti, piuttosto stimola il ragazzo a sfruttare al meglio le caratteristiche e gli strumenti che ha già in sé per natura. Merlino sprona Semola a seguire la strada giusta, facendo in modo che il ragazzo creda in se stesso e superi le difficoltà che gli si parano di fronte. Pur essendo un mago potentissimo, Merlino ricorre alla magia esclusivamente come mezzo maieutico, come strumento per mettere Semola alla prova e insegnargli a credere nelle proprie capacità tirando fuori il meglio di sé.
“Questo il mondo fa girar”: il lato filosofico di Merlino
Come in tutti i classici Disney, molte delle parti fondamentali della narrazione si sviluppano attraverso le canzoni. Una delle prime prove che Merlino sottopone a Semola per spingerlo a imparare a cavarsela grazie alle sue capacità, prevede che il ragazzo venga trasformato in un pesciolino. Grazie alla magia Semola si ritrova a nuotare nel fossato del castello nei panni di un piccolo pesce. Impara a muovere le pinne, a sfrecciare nell’acqua e a difendersi da grossi predatori. Ecco che il fossato del castello, coi suoi pesci piccoli e quelli grandi, diventa una metafora della società. Tramite una canzone sui contrasti che fanno girare il mondo (“bianco e ner, falso e ver, questo il mondo fa girar“) Merlino illustra a Semola gli equilibri e le leggi che lo governano.
Una canzoncina semplice, pensata per essere immediatamente compresa da un bambino, ma che nasconde in sé profonde chiavi di lettura filosofiche. Merlino spiega al suo discepolo che alla base della legge che governa il mondo c’è l’equilibrio necessario e fondamentale tra forze contrastanti. Questo riporta alla mente la dottrina dei contrari del filosofo greco Eraclito, uno fra i più importanti pensatori presocratici. Eraclito sosteneva che l’equilibrio nel mondo risiede nell’interdipendenza di varie coppie di concetti opposti (amore – odio, pace – guerra); questi sono in lotta costante ma allo stesso tempo non possono fare a meno l’uno dell’altro. Tornando al nostro fossato, Semola impara che i pesci grandi – che sembrano solo una minaccia – rappresentano un elemento necessario affinché i pesci piccoli imparino a superare gli ostacoli e sopravvivere.
“È uno strano tramestìo…”: la scoperta dell’amore – La spada nella roccia
C’è un’energia potentissima che non risponde ad alcun principio razionale, che nessuno riesce a spiegare e che eppure è “la forza più grande della Terra“: l’amore. Semola, trasformato da Merlino in uno scoiattolo in una delle tappe del suo percorso di formazione, si trova a dover vivere sulla sua pelle le conseguenze dell’amore. Una scoiattolina si innamora di lui; Semola – con buffi, impacciati tentativi – cerca di spiegare al piccolo animale che lui non è un suo simile, bensì un ragazzo. La scoiattolina, ovviamente, non capisce, fin quando si ritrova col cuore spezzato dopo che Merlino ha ritrasformato l’oggetto del suo amore in un essere umano. Anche Semola soffre, consapevole di aver fatto del male alla piccola creatura, pur senza volerlo.
La scena in questione, tenera e commovente, ha tutti i tratti tipici dei classici Disney. Ci sono gli animali in grado di provare sentimenti come gli esseri umani, una canzone divertente e molti momenti buffi. Il significato, però, è ben più profondo. Nemmeno l’onnisciente Merlino può spiegare razionalmente l’amore, tant’è che anche lui si ritrova nella stessa situazione di Semola. Il ragazzo inciampa suo malgrado nell’amore e ne rimane travolto; non può far nulla per impedirlo e soffre a sua volta nel vedere le lacrime della scoiattolina. Questo è anche l’unico momento in cui la magia di Merlino viene utilizzata per tirar fuori Semola da un “guaio”. Serve ricorrere a un elemento irrazionale come la magia per dimostrare al ragazzo che l’amore è l’unica forza che sfugge al controllo della conoscenza e della saggezza.
“Il sapere e la saggezza sono la vera forza”: analisi dello scontro tra Merlino e Maga Magò
Proseguiamo la nostra analisi de La spada nella roccia soffermandoci su una delle scene più famose del film: lo scontro tra Merlino e Maga Magò. Quest’ultima (la cui figura compare anche nel ciclo bretone) è una strega potentissima in grado di ricorrere a forze oscure per i suoi scopi. La sua magia è l’opposto di quella di Merlino e il loro è un vero e proprio scontro tra il Bene e il Male. Maga Magò simboleggia anche il caos: stabilisce delle regole che essa stessa infrange, confonde il suo avversario, ricorre a inganni e scorrettezze di ogni tipo. I due – per stabilire la supremazia – si scontrano trasformandosi in diversi animali. Maga Magò muta via via in creature sempre più grandi e forti fisicamente. Quando si trasforma in drago, per Merlino sembra non esserci scampo, ma il mago fa appello al sapere e alla conoscenza.
Merlino si trasforma in un essere piccolissimo: il “germe di una malattia molto rara” che in breve tempo colpisce la maga con sintomi simili a quelli del virus del morbillo. Ancora una volta Merlino ha dimostrato a Semola che non servono muscoli, forza e potenza per sopravvivere a uno scontro. Il drago e il germe sono ovviamente elementi simbolici, quasi allegorie. Non importa quale forza bruta ti si pari davanti o quanto il tuo avversario sembri più forte: “il sapere e la saggezza sono la vera forza“. Così, anche il più indifeso degli esseri umani, credendo nelle sue capacità e sfruttando le sue conoscenze, potrà tirarsi fuori dai guai e raggiungere i suoi obiettivi.
Il valore simbolico della Spada – La spada nella roccia
Veniamo ora all’analisi dell’elemento simbolico per eccellenza all’interno del film: la spada Excalibur. All’inizio della storia un narratore ci racconta di come, dopo la morte di Re Uther, l’Inghilterra sia precipitata in uno stato di caos e oscurità. La leggenda narra che chi riuscirà ad estrarre la Spada dalla roccia in cui è conficcata potrà riportare pace ed equilibrio nella nazione e diventare re. Nonostante i molti tentativi dei cavalieri più forti d’Inghilterra, nessuno è mai riuscito a sollevare Excalibur. Non è difficile capirne il perché: la forza che manca per estrarre la Spada è, ancora una volta, di tipo morale e intellettuale. Per governare l’Inghilterra non basta un re valoroso in battaglia, serve una guida etica in grado di indicare al suo popolo la retta via.
Merlino sa che Semola/Artù possiede tutte le caratteristiche morali e spirituali per diventare Re e lo mette in condizione di incrociare il proprio destino. Quando Semola, esile e gracile, riesce a sollevare la Spada senza sforzi, un suono celeste e un fascio di luce ci indicano che è lui il prescelto. Ricordiamo che i valori cavallereschi comprendevano prodezza, lealtà, fedeltà e onore, nonché il principio che la vera nobiltà è quella d’animo, che trascende l’appartenenza sociale. Semola possiede tutte queste caratteristiche e il suo mentore gli ha messo a disposizione il sapere e la saggezza che faranno di lui un grande Re. Merlino ha preparato Semola per accogliere tutti i valori simbolici che la Spada porta con sé; l’Inghilterra potrà avere il re di cui ha bisogno per sollevarsi dall’oscurità e risorgere dalle proprie ceneri.
La spada nella roccia come racconto di formazione
Lo abbiamo già accennato nel corso della nostra analisi: il lungometraggio animato di Wolfgang Reiterman ha tutti i canoni e le chiavi di lettura principali del racconto di formazione. La parabola di Semola rappresenta un vero e proprio percorso di crescita ed evoluzione fra ostacoli da superare e scoperte che cambiano la vita. Accanto a lui, il mentore e educatore Merlino e il buffo scorbutico gufo istruito Anacleto. Anche Anacleto è una sorta di precettore. È lui che mostra a Semola – trasformato in uccellino – a volare ed è sempre lui che gli insegna i rudimenti di lettura e scrittura. Merlino, Anacleto, ma anche – seppur con ruoli completamente opposti – Sir Ettore e Caio, sono tutte figure che che contribuiscono al percorso di crescita del ragazzo.
All’inizio della storia, Semola è un ragazzino con molto potenziale inespresso e circondato da adulti che hanno su di lui un’influenza negativa. Dopo l’incontro con Merlino, prende consapevolezza delle proprie capacità e capisce che provare – anche quando tutto sembra andare storto – è la prima chiave per raggiungere i propri obiettivi. Certamente alla fine il nostro Semola – ormai Artù – ci sembra ancora un po’ fuori posto con quella grande corona e il mantello regale. Ma senza dubbio sappiamo che grazie agli insegnamenti di Merlino, alle ramanzine di Anacleto e a una contezza di sé tutta nuova, è un altro rispetto al principio. La spada nella roccia è dunque, in quest’ottica, un racconto di formazione con un messaggio estremamente positivo soprattutto per bambini e adolescenti.
L’importanza di credere in se stessi – La spada nella roccia
Che cosa ci insegna dunque La spada nella roccia? Il messaggio complessivo di questo classico Disney senza tempo è rivolto sì ai bambini e agli adolescenti, ma ben si adatta anche per una platea più adulta. Ci insegna che nelle mani di un buon educatore ciascun bambino può tirar fuori il meglio di sè e riuscire in imprese che sembrano impossibili. E ancora, ci fa vedere che provare, calcolare i rischi di ogni situazione e buttarsi per risolverla è l’unico modo per perseguire un obiettivo. Ci ricorda il valore dell’istruzione, del sapere e della cultura: capisaldi, questi, che spesso, anche al giorno d’oggi, vengono messi in discussione.
Ci insegna, infine, che credere in se stessi ed essere consapevoli del proprio potenziale è il punto di partenza per riuscire in tutte le imprese. Con la storia – magica e simbolica – di Semola, La spada nella roccia, anche a distanza di più di 50 anni, riesce a diffondere messaggi positivi e edificanti con un linguaggio straordinariamente efficace. Che lo si guardi da bambini o con la consapevolezza di un adulto, il classico Disney di Reiterman rimane una piccola perla che non perde mai il suo fascino. Perchè gli esempi positivi, a tutte le età, non sono mai abbastanza e perché, in fondo, c’è un piccola parte di Semola in ognuno di noi.