Cinque lezioni d’amore che abbiamo imparato dal cinema
3. L’amore abbatte le barriere sociali
“Love wins” è ciò che si dice in favore dell’amore in tutte le sue forme, perché la verità è che l’amore si crea tra le persone, non tra “uomini e donne” escludendo qualunque altra libertà di scelta. E questo è l’abbattimento della prima barriera sociale: il genere.
“I segreti di Brokeback Mountain” racconta la struggente storia d’amore tra Ennis e Jack, che però è soffocata dalla paura di esporsi davanti ad una società ancora bigotta che condanna crudelmente l’omosessualità.
Le barriere imposte dalla società sono però innumerevoli, e dietro a tante relazioni esistono altrettanti muri da abbattere. Il più banale, forse, è quello della differenza sociale nel vero senso della parola; causato dai diversi ruoli che le due persone hanno nella società.
Il ricco e il povero, come in “Titanic”, dove Jack e Rose, pur appartenendo a due mondi talmente diversi, decidono di non salvarsi separatamente dal naufragio del transatlantico, ma piuttosto di rischiare la vita insieme. In una situazione meno drastica ma con lo stesso principio di fondo abbiamo “Pretty in pink” di John Hughes, dove i due adolescenti protagonisti si scontrano con le differenze causate dai loro ceti sociali.
Per non parlare di “Pretty woman”, in cui l’amore tra un affarista miliardario ed una prostituta squattrinata sembra la cosa più naturale del mondo.
Sempre con Richard Gere, ma questa volta affiancato da Winona Ryder, abbiamo “Autumn in New York”, film che abbatte la barriera dell’età: è possibile amare un uomo molto più grande? O una ragazza molto più giovane? E’ possibile.
Magari non è facile, ma non dovrebbero essere gli altri e le convenzioni a deciderlo. Ognuno è il padrone di se stesso, specialmente se si parla di amore, e fondamentalmente è questa la lezione da imparare.
2. Conoscere se stessi è il primo passo per amare gli altri
Purtroppo molte persone decidono di stare con qualcuno per colmare un vuoto che sentono nella loro vita, che da soli non riescono a riempire. Questa scelta, spesso fatta inconsciamente, alla lunga non può che portare insoddisfazione e delusione.
Basta pensare a Tom di “500 giorni insieme”, così preso dalla sua relazione con Sole da non rendersi conto che lei non è assolutamente la persona giusta per lui. Tom voleva semplicemente vedere realizzata in lei la sua idea personale di amore, colmando il suo vuoto interiore col sorriso di Sole. Oltre che completamente folle, non è anche leggermente egoistico?
La cosa migliore sarebbe invece amare qualcuno sentendosi prima completi e realizzati come singolo individuo.
Pensiamo ad Elizabeth di “Mangia Prega Ama”, insoddisfatta della sua vita apparentemente perfetta per il ‘semplice’ fatto di non sentirsi realizzata come donna. E così ha inizio questo viaggio intorno al mondo e alla scoperta di se stessa, che la porterà ad amarsi e ad amare di nuovo, con una nuova e più matura consapevolezza.
Come disse Jack Nicholson a Helen Hunt in “Qualcosa è cambiato”: “ mi fai venire voglia di essere un uomo migliore”.
Come sarebbe infatti possibile desiderare di essere una persona migliore senza conoscere davvero la persona che si è?
1. Non esiste la relazione perfetta
Come non esistono individui perfetti, non esistono relazioni perfette. Se in una persona ci sono 10 difetti, in una storia d’amore ce ne sono almeno 20… ma forse è proprio questo il bello. Amarsi nonostante e grazie alle proprie imperfezioni. Una grande lezione d’amore (e di vita) al riguardo è egregiamente spiegata dall’indimenticabile Robin Williams in “Good Will Hunting”:
“Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una super filosofia, Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno….Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l’abitudine di scoreggiare nel sonno! Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! Si svegliò anche lei e mi disse “sei stato tu?”, e io “si”, non ho avuto il coraggio. […] Will, è morta da 2 anni e questo è quanto mi ricordo. Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però…sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci. Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall’incertezza. La ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l’uno per l’altra. È questo che conta. È questo che significa intimità.”
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