Le migliori intepretazioni femminili della storia del cinema!
Una lista delle più intense interpretazioni delle migliori attrici apparse sul grande schermo
Gli attori e le attrici sono dall’alba del cinema tra i punti di forza per la buona riuscita di un film. Fin dall’epoca del cinema muto l’interpretazione, pur molto diversa, giocava un ruolo fondamentale per l’impatto con il pubblico. Con l’avvento del sonoro e della voce in scena, le possibilità di caratterizzare un personaggio si sono moltiplicate a dismisura. In entrambi i casi, però, le prove attoriali cinematografiche hanno regalato nel corso dei decenni strabilianti interpretazioni capaci di farci emozionare o ridere a crepapelle. Ma quali sono le migliori interpretazioni della storia del cinema fino ad oggi? In questo articolo parliamo delle migliori interpretazioni femminili di sempre, ragionando sul loro impatto culturale e su come ci hanno fatto emozionare e percepire l’essenza del contesto filmico.
Con un piccolo excursus, dagli albori del cinema ad oggi, inquadriamo quelle che secondo noi sono le migliori interpretazioni femminili. Daremo spazio sia alle prove sceniche del Novecento sia alle più recenti, dal coraggio alla sofferenza, passando per crisi d’identità e macabre situazioni. La lista non è in ordine di preferenza ma segue un percorso cronologico, dalla meno recente alla più coeva.
Brigitte Helm (Metropolis, 1927) – Migliori interpretazioni femminili
A metà degli anni Venti il cinema e tutto il mondo conoscevano una delle più grandi opere artistiche mai realizzate: Metropolis, il film di Fritz Lang che sarebbe diventato un cult. Una storia che parla d’umanità, di lavoro, di schiavitù e che è lo specchio dei rapporti sociali dell’era. Ma il film è ricordato anche per le sue celebri scene che introdussero il genere fantascientifico e in primis quelle che ruotano attorno alla figura del robot trasformato in donna. La donna in questione era Maria, e l’attrice Brigitte Helm, una ventunenne che debuttò proprio con Lang. Quest’ultima non ebbe una grande carriera, anzi smise di recitare una decina di anni dopo, ma il suo ruolo in Metropolis vale molte carriere messe insieme.
La Helm, nel suo doppio ruolo di donna umana e androide riesce a generare una tensione visiva incredibile, simbolo della stessa corrente a cui appartiene Metropolis: l’espressionismo tedesco. Da pura, innocente e forse un po’ incosciente donna, nel suo ruolo da umana, a macabra nella controparte androide. Resteranno impresse nella memoria di tutti le sue espressioni terrificanti alternate a quelle sbalordite e inconsapevoli che hanno valorizzato un’attrice che dimostrò di saper essere duttile di valere in ogni circostanza. Ancor di più se si pensa che quello fu il suo debutto cinematografico.
Vivien Leigh (Via col vento, 1939)
Pochi attori o attrici riescono grazie ad una buona interpretazione a restare impressi per sempre nella memoria di tutti, anche di chi il film non l’ha visto. Questo è il caso di Vivien Leigh, resa immortale dalla fama che ottenne con la sua interpretazione in Via col Vento. Suo è infatti il volto per la protagonista Rossella O’Hara. La Leigh, strabiliante attrice teatrale, raggiunse proprio come questa interpretazione complessa il suo primo Oscar. Un riconoscimento più che meritato, a maggior ragione se ti tengono in conto i lati del personaggio in scena. L’attrice mette in scena un’eroina romantica, impavida e coraggiosa, seducente e controcorrente. Rossella O’Hara vive il suo amore ma allo stesso tempo affronta i duri temi della guerra e del lavoro.
Un personaggio ricco di sfaccettature al quale Vivien Leigh da corpo egregiamente, mostrando versatilità e carattere, come Rossella. Un personaggio che anche grazie alla prova attoriale della Leigh si erge a capostipite della donna con carattere, senza paura, concentrata verso la sua meta ma non senza risvolti passionali o distaccati e sognatori. Un percorso che porta ogni spettatore a sentirsi sempre più maturo e cosciente, crescendo insieme al personaggio magistralmente portato sul grande schermo da una grandissima attrice.
Ingrid Bergman (Casablanca, 1942) Migliori interpretazioni femminili
Che Casablanca sia uno dei film più belli e importanti della prima metà del Novecento, non ci sono dubbi. Ma il ricordo della pellicola del 1942 resta ancora oggi indelebile grazie alle prove dei suoi attori protagonisti. In primis quella di una delle star più importanti nel cinema del secolo scorso, la svedese Ingrid Bergman. Il suo memorabile personaggio, Ilsa Lund, con il duro ruolo di donna tormentata per via del rapporto con Rick (un grandissimo Humphrey Bogart) resta tra i pezzi più importanti di quel puzzle che è la storia del cinema del secolo scorso.
In questo colossal, la Bergman recita nei panni di una donna con una doppia storia d’amore finendo per tormentarsi. L’attrice regala una performance indimenticabile, dalle quali emerge il carattere e la determinazione della protagonista, orgogliosa e impavida, ma anche la sua estrema fragilità emotiva che la porta a momenti commoventi e di grande impatto scenico. Una delle più grandi prove attoriali viste sul grande schermo, per una delle più grandi attrici che il cinema ha mai avuto.
Gloria Swanson (Viale del tramonto, 1950)
Con 11 nomination agli Oscar, Viale del tramonto è uno dei film più importanti della storia del cinema americano. Merito di questo successo è ancora una volta di un’attrice, in questo caso Gloria Swanson. Una donna con una bellezza atipica, accattivante e intrigante, forse la più celebre star del cinema muto hollywoodiano. Con l’avvento del sonoro la sua carriera sembrava andata in fumo: prima di Viale del tramonto, gli ultimi vent’anni della sua vita avevano portato ad una sola partecipazione in un film del 1941. Ma nel 1950 la Swanson fu chiamata da Billy Wilder per interpretare una stella del cinema muto che vive con malinconia, pensando al suo passato e vivendo costantemente nei ricordi. La situazione della Swanson, quindi, aveva moltissime analogie con il personaggio che avrebbe dovuto interpretare.
L’attrice non dovette entrare nel personaggio, essendo lei stessa la protagonista e realizzò una sontuosa parodia di se stessa e del cinema muto, esagerando ed enfatizzando i gesti e le movenze tipiche del cinema precedente al sonoro. Questo però non ostacolò l’apprezzamento per una performance che comunque conferisce al personaggio una grande incisività e un importante carisma. La grandissima intepretazione è resa indimenticabile e immortale dalla sua celebre battuta «Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo». Una delle migliori attrici che la settima arte abbia mai avuto.
Grace Kelly (La finestra sul cortile, 1954) – Migliori interpretazioni femminili
Lisa Carol Fremont sicuramente non dice nulla ai più giovani o a chi non ha dimestichezza con il cinema di Alfred Hitchcock. Probabilmente non sarà neanche un personaggio iconico ma è frutto di un’interpretazione grandiosa, di un’attrice che vogliamo ricordare non solo per la sua folgorante bellezza: l’allora ventiquattrenne Grace Kelly, nel film La finestra sul cortile. Impersona una giovane sofisticata dell’alta società di Manhattan. Il regista la scelse come sua nuova musa, perfetto simbolo della “bionda alla Hitchcock”, come molti l’hanno definita. Quel tipo di attrice elegante e composta che piace ad Hitchcok, contro le varie Marilyn Monroe che accrescono la già nota misoginia del regista.
Elegantissima, sguardo magnetico, sempre appariscente e intensa quando appare in scena, Lisa è una donna decisa, intraprendente. Capace di andare incontro a circostante non piacevoli per portare a casa il suo obbiettivo, Grace Kelly riesce a calarsi perfettamente nei panni del personaggio e a farci appassionare ad esso. La sceneggiatura sembra disegnata addosso all’attrice e per un personaggio che, oltre la bellezza folgorante, riflette la voglia di vivere e l’intelligenza lucida e scaltra.
Giulietta Masina (Le notti di Cabiria, 1957)
L’attrice italiana, collaborando con il marito Federico Fellini, ha dato vita ad uno dei personaggi più iconici della storia del cinema italiano. Questo grazie ad un’interpretazione intensa ed d’impatto, ricca d’animo e sincerità. In questo celebre film, che valse a Fellini l’Oscar al miglior film straniero, la Masina interpreta Cabiria, una giovane donna ridotta a prostituirsi per sopravvivere alla miseria, condizione di una intera vita. Cabiria non sembra la classica prostituta romana degli anni Cinquanta: non lo mostra sicuramente all’esterno, né tantomeno nell’animo, ancora ingenuo ed innocente. La donna deve affrontare le costanti delusioni che vengono da chi la circonda e la crudeltà della vita.
Fellini sceglie bene l’attrice, perché per il ruolo di Cabiria serviva una donna capace di rendere, con un alto livello espressivo, la profonda disperazione della protagonista e delle sue deprimenti circostanze. Questo Giulietta Masina lo fa egregiamente, risultando una mossa vincente e vero asso nella manica per la riuscita di un film storico per il cinema italiano. La capacità attoriale dell’attrice italiana si palesa maggiormente nelle situazioni in cui passa dalle lacrime agli accenni di sorrisi, mostrando una capacità espressiva immensa. Una delle interpretazioni più enfatiche e potenti del cinema di metà Novecento.
Liv Ullmann/Bibi Andersson (Persona, 1966) – Migliori interpretazioni femminili
Primo e unico caso in questa lista di due attrici insieme. Del resto però sceglierne una sola era un azzardo e abbiamo voluto citare entrambe le protagoniste di quello che probabilmente è il più grande film del regista svedese Ingmar Bergman, nonché uno dei film più importanti dell’intera storia del cinema, Persona. In questo indimenticabile film le protagoniste sono Liv Ullmann, nel ruolo di un’attrice che ha scelto il mutismo per inspiegabili cause, e Bibi Andersson, nel ruolo dell’infermiera che si prende cura dell’attrice. Le due, anche grazie all’incredibile regia di Bergman, sono isolate da tutto: ogni elemento superfluo è eliminato per far spazio alle loro personalità, capaci di uscire fuori e portare a tutte le conseguenze del caso.
Una prova attoriale da parte delle due attrici che va oltre l’immaginabile, trasmettendo un’intensità fuori dal comune e riscrivendo la definizione del verbo “recitare”. Mentre una resta sempre in silenzio, con un’espressività unica, l’altra si sfoga e si racconta facendo uscire il suo lato nascosto. Il tempo porta le donne a manifestare sentimenti di attrazione e repulsione reciproca, addensando ancora di più un prodotto pieno di pathos. Gli sguardi, i movimenti, le parole e le azioni sono sempre naturali e ci coinvolgono appieno anche quando sono decisamente surreali o forzati. Due interpretazioni che oltre ad essere tra le migliori nella storia del cinema, sono le più potenti e incisive. Due espressività che difficilmente si dimenticano.
Meryl Streep (Kramer contro Kramer, 1979)
I drammi familiari, specie se con cast ridotto, riescono spesso a far risaltare le doti attoriali di un interprete. A maggior ragione se quel cast vive un momento d’oro ed è in grandissima forma. Il film è Kramer contro Kramer e l’attrice in questione è Meryl Streep, nel suo primo ruolo veramente importante: inconsapevole di quella che sarebbe diventata, da quel momento in poi, la sua grandiosa carriera. La prova convincente le valse l’Oscar alla miglior attrice non protagonista.
Il personaggio della Streep è una donna combattuta per una scelta difficile: è tornata, dopo essersi rimessa in sesto emotivamente, nella vita del marito e del figlio abbandonati. La scelta drastica, però, è quella di voler ottenere l’affidamento del figlio. La situazione è drammatica, tra la volontà di avere il figlio con se e il desiderio della scelta migliore per lui. Questo è reso benissimo dall’attrice che dona sincerità al personaggio, permettendoci di capirlo e comprendere le sue scelte, indipendentemente dalla parte dalla quale ci si schiera. Il personaggio complesso e il suo mondo interiore interagisce perfettamente con lo spettatore per una delle performance migliori di sempre, per una delle migliori attrici di sempre.
Isabelle Adjani (Possession, 1981) – Migliori interpretazioni femminili cinema
Possession è uno dei film horror francesi più inquietanti di sempre. Il film di Andrzej Zulawski ha un impatto così violento e forte soprattutto per la grandissima e inquietante interpretazione della sua attrice protagonista, Isabelle Adjani. Quest’ultima ha, grazie a questa performance, ricevuto il premio per l’interpretazione femminile al Festival di Cannes nel 1981. In questo controverso film la Adjani interpreta una ragazza con degli oscuri segreti legati alla sua relazione segreta: quando essi emergeranno la spirale di squilibrio degenererà e il gioco della possessione andrà oltre il prevedibile. Il comportamento arriva a picchi estremi, che hanno spesso subito tagli e censure in molti paesi, che manifestano perfettamente lo squilibrio della protagonista maledetta.
La Adjani riesce in una prova quasi impossibile per un essere umano e terreno, interpretazione una donna posseduta facendoci credere che lo sia davvero. La violenza e il dolore che la bravissima attrice francese riesce a trasmettere nei confronti del marito della protagonista e soprattutto verso noi è un lavoro sulla caratterizzazione incredibile e virtuoso. Questo ruolo raccapricciante, violento e macabro riesce ad essere oltre che uno dei più intensi di sempre, probabilmente il più spaventoso di questa lista.
Björk (Dancer in the Dark, 2000)
Chi conosce il regista danese Lars von Trier sa come egli ami giocare con i propri personaggi femminili e in parte anche con le donne che li interpretano. Tra queste “sante” la più pura ma allo stesso tempo ribelle è Selma, in Dancer in the Dark, interpretata dalla cantante e attrice islandese Bjork. Una madre single che sta pian piano perdendo la vista ma che trova un rifugio sognando ad occhi aperti, passando dai momenti più drammatici a quelli in cui lei è al centro del suo musical (von Trier definì il suo film un “anti-musical”). Più la sua vita peggiora, più la donna scompare tra le sue delusioni e sembra rinchiusa in un mondo-illusione, continuando a contare.
Un personaggio unico che poteva essere interpretato da una sola persona, proprio quella di cui stiamo parlando. Bjork è perfetta per il ruolo: il fatto che l’attrice si approcci a tutto in maniera anomala e quasi inquietante la aiuta a mettersi nei panni di una donna quasi posseduta. Una performance spensierata ma allo stesso tempo violenta e iper dinamica. Bjork in Dancer in the Dark regala una delle sue pochissime prove attoriali, ma del resto come in questo caso… meglio poche ma buone!
Maggie Cheung (In the Mood for Love, 2000) – Migliori interpretazioni femminili cinema
Il gioiello del regista cinese Wong Kar-wai ha avuto uno strabiliante successo mondiale anche e soprattutto grazie alle due interpretazioni dei protagonisti. Quella femminile è una delle più eleganti e ammalianti della storia del cinema: la donna in questione è l’affascinante Maggie Cheung. La storia principale si snoda attorno alla relazione platonica tra due vicini, che scoprono di esser stati ingannati e traditi dai rispettivi partner. Il rapporto sviluppato tra la donna e l’uomo, interpretato da un grande Tony Leung, è fatto di intesi sguardi e parole suggestive.
La sfida è quella di costruire un legame basato su un forte desiderio ma privo di fisicità: i due non si toccano, non si sfiorano se non con lo sguardo e con il pensiero. Quello che Maggie Cheung, elegante e sempre seducente pur mai svestita o volgare, trasmette è un gioco fatto di desiderio e divieto. Sia la storia, che regia, montaggio e colonna sonora contribuiscono alla riuscita di In the Mood for Love, ma la prova attoriale dell’attrice cinese resta una delle più sincere e d’impatto fino ad oggi. Per provare che nel cinema orientale nascono prodotti intensi, registi superbi e attori che provocano invidia nel panorama occidentale.
Naomi Watts (Mulholland Drive, 2001)
Moltissimi prodotti cinematografici hanno focalizzato le loro scelte narrative sulla dura legge dello star system hollywoodiano. Quasi nessuno, però, come Mulholland Drive ha saputo mostrare il volto della disperazione che esso può generare in una donna. La donna in questione è interpretata da una giovanissima Naomi Watts che nel ruolo di una delle due protagoniste ha fatto il suo salto di qualità, entrando nell’Olimpo delle attrici americane. Da questo momento, infatti, la Watts vivrà una carriera dinamica e ricca di alti e bassi.
Forse, però, il suo picco più alto resta in questo gioiello di David Lynch. Riassumere il ruolo dell’attrice nel film di Lynch è quasi impossibile senza cadere in inevitabili spoiler o indicazioni troppo invasive sulla trama. In questo film riesce a non esser mai fuori luogo per cambiando sempre ritmo recitativo: da dolce e ingenua saprà uscire improvvisamente una grinta e un carisma, con un’espressività unica. Dai momenti di meraviglia si passa a quelli di disperazione, passando per atteggiamenti seducenti e passionali. Una prova di grande carattere che mostra tutta la duttilità dell’allora giovane attrice. Ciò fatto in un film nel quale l’interpretazione gioca molto sulle sensazioni e gli stati d’animo per poter coinvolgere pienamente lo spettatore.
Halle Berry (Monster’s Ball, 2001) – Migliori interpretazioni femminili
Tra le interpretazioni di questa lista troviamo quella di un’attrice che, nel corso della sua carriera, non ha avuto la fortuna che meritava. Forse perché quello in Monster’s Ball è un picco così alto che rende difficile superarsi. Lei è Halle Berry che illumina lo schermo in ogni scena in cui appare in questo film. Prova che è valsa all’attrice il premio Oscar come miglior attrice protagonista, riconoscimento meritato per un’intensità unica come quella vista in questo film.
La Berry e questo ruolo sono legati all’immaginario collettivo anche per una scena di sesso tra le più intense e ben costruite degli ultimi anni: una sequenza che analizza il rapporto sessuale come una liberazione, come la cura contro il dolore attraverso l’esplosione di un erotismo travolgente. Questo in primis per via dell’espressività e del carattere dell’interpretazione di Halle Berry che riesce a farci percepite il dolore e il disagio, oltre che la necessità di quel rapporto. L’attrice interpreta Leticia, un’anima in fuga che improvvisamente esplode in un vortice di furia. Proprio come se stessa, che dopo Monster’s Ball ha visto la sua carriera decollare nuovamente, pur non riscontrando vette artistiche simili.
Nicole Kidman (Dogville, 2003)
Il talento smisurato di Nicole Kidman l’ha resa una delle attrici di maggior successo e maggiormente amate degli ultimi vent’anni. Il suo fascino ammaliante e semidivino ci viene mostrato in ogni sua prova attoriale. Ma quando il talento e il fascino incontrano l’eccentricità di Lars von Trier, il mix è come un fiume in piena. Il ruolo di Nicole Kidman in Dogville è una delle interpretazioni più importanti per il cinema del XXI secolo. Il mix di fuoco è gestito dalla Kidman con una capacità unica di levitare davanti alla macchina da presa, come ci fosse solo lei in mezzo a quel dramma creato da von Trier. Il regista ha scritto questo ruolo proprio attorno alla figura della Kidman: una giovane donna misteriosa che per rifugiarsi da un pericolo va incontro ad un dramma forse peggiore.
Il talento dell’attrice viene sfruttato al meglio facendo emergere pian piano un vortice di ferocia in cui Grace, il suo personaggio, è coinvolto. Il viso d’angelo deconcentra e spiazzerà lo spettatore quando la situazione degenererà inevitabilmente. Una prova che cresce e affiora gradualmente, generando una tensione e un dramma che sembra stonare con il volto delicato e puro di Nicole Kidman ma che, col senno di poi, è una commistione perfetta.
Charlize Theron (Monster, 2003) – Migliori interpretazioni femminili cinema
Quando sei una delle donne più belle del pianeta è difficile dimostrare il tuo talento e le tue capacità. Forse, da questo punto di vista, per farlo emergere pienamente serve evitare la maschera della bellezza, per indossare quella del carattere. Questo è quello che ha fatto Charlize Theron, a lungo considerata superficialmente una “bella ma modesta attrice”, che con Monster scioglie tutti i dubbi e ci regala una performance sbalorditiva in dei panni che mascherano i suoi vantaggi estetici. Interpreta Aileen Wournos, una prostituta che fu condannata alla pena di morte in seguito all’omicidio di sette uomini.
Sì, il make up è una delle cosa che più salta all’occhio, come i quindici chili in più: ma ciò che più ci ipnotizza è l’interpretazione di Charliz Theron. Premiata con un meritato premio Oscar, non solo per le trasformazioni fisiche ma per lo studio che ha fatto per entrare nella parte. Movenze, tono di voce, modo di parlare, tutto è replicato alla perfezione e nel minimo dettaglio. L’attrice si è calata totalmente nella parte, vivendo il personaggio fino a sentirlo suo: la parte più complessa del mestiere dell’attore. Il punto di forza di Monster è proprio la recitazione e la prova della splendida attrice è da incorniciare. Un ruolo che rende giustizia alle sue capacità recitative, slegate dal suo smisurato fascino.
Marion Cotillard (La Vie en rose, 2007) – Migliori interpretazioni femminili
La vita dell’iconica cantante francese Edith Piaf, se raccontata, potrebbe portare ad un sentimentalismo da soap opera e una santificazione del personaggio. Questo se accompagnato da una prova attoriale non adeguata: non succede però, perché ad interpretarla c’è Marion Cotillard. L’attrice francese eleva ogni scena al sublime e veste i panni della cantante dalla sua ascesa fino alle perdite che la portarono all’inevitabile declino. Una prova che le valse il premio Oscar, soprattutto grazie all’impatto emotivo di una prova attoriale strabiliante, capace di infondere nello spettatore quel senso del dramma che vive l’artista.
La profondità emotiva di Marion Cotillard deriva principalmente dai suoi occhi, capaci ci incantare prima e spingerci nell’oblio poi, come se quei due fari che prima brillavano per la gioia adesso lanciassero un grido d’aiuto. Le scene, strazianti, fatte di lacrime e instabilità restano tra i momenti più alti tra le interpretazioni di questo secolo. Da far rivedere alle giovani attrici in cerca di modelli. Pochi film raccontano la vita e la decadenza di un’artista così bene e così crudamente. La Vie en Rose ci riesce principalmente per questa interpretazione unica e irripetibile.
Natalie Portman (Il cigno nero, 2010) – Migliori intepretazioni femminili cinema
Il processo intensivo per la messa in scena della magistrale interpretazione ne Il cigno nero è stato impressionante. Esso, però, ha dato il migliore dei frutti sperati: la vittoria del premio Oscar. Natalie Portman, al ruolo più importante della sua carriera non si è lasciata sfuggire l’occasione per dimostrare il suo immenso talento. Probabilmente la sua migliore interpretazione fino ad oggi. Il film parla, in poche parole, della travagliata lotta personale e psicologica tra le molteplici forme che può assumere la propria persona: l’identità sdoppiata di una ballerina che sarà la sua fortuna ma anche la sua croce.
La Portman ha affrontato una sfida difficile ma stimolante, quella di creare un doppio personaggio, un lato oscuro all’interno di un involucro debole e introverso. E il successo è derivato dal fatto che la doppia interpretazione riesce alla grande: seducente, distruttiva e estremo il ruolo più oscuro, la faccia interiore; instabile nel ruolo della candida superficie, in preda ai suoi disordini mentali, nel tentativo di essere una ballerina perfetta. Il regista David Aronofsky, con la sua morbosa regia, ci fa completamente perdere nel suo disturbo e comprendere quanto sia stata paurosamente brava Natalie Portman, tra le migliori attrici della sua generazione.
Leila Hatami (Una separazione, 2011) – Migliori interpretazioni femminili cinema
Il racconto straziante, sulla famiglia e sul peso delle azioni dei genitori suoi figli, di Asghar Farhadi è stato acclamato e premiato con molti riconoscimenti. Ma qui non ricordiamo il film nel complesso. Invece citiamo la prova magistrale, e in parte una grossa fetta della riuscita del film, di Leila Hatami. Interpreta una donna desiderosa di fuggire, scappare dalle convenzioni di un paese che le sta stretto e dalle leggi oppressive che la soffocano. Quando il marito non si muoverà, lei continuerà il suo percorso. La Hatami da un senso di forza e determinazione al film che raramente si vede, interpretando un personaggio forte e deciso che sfida ogni regola per prendere il controllo di ciò che la circonda.
Evidente è la disperazione e il dramma che si legge nei suoi occhi. La sua prova recitativa non esagera mai anzi, è sempre equilibrata e ponderata, proprio come il suo personaggio. Tra sguardi frustrati e sconvolti, la sua vita sarà minata pian piano dalle accuse e dalle opposizioni, ma lei resterà in piedi, con una capacità di recupero quasi cristologica. Un personaggio, quello di Leila Hatami, che funge da motore principale per la denuncia di Asghar Farhadi.
Emmanuelle Riva (Amour, 2012) – Migliori interpretazioni femminili
La strabiliante carriera di Emmanuelle Riva si può riassumere anche semplicemente con quel pilastro della Nouvelle Vague che è Hiroshima, Mon Amour, un grande pezzo di storia del cinema. Noi però la ricordiamo in questa lista per un altro di “amour”, quello di Michael Haneke. In questo film dimostra che le sue doti attoriali e la sua sensibilità non sono cambiate nel corso degli anni. Al fianco di Jean-Louis Trignant la sua prova attoriale nel dramma Amour è superlativa. La Riva interpreta una donna colpita da un ictus che verrà accompagnata dal marito durante i suoi ultimi giorni.
L’attrice riesce a mostrarsi fragile e senza forze, ma allo stesso tempo determinata, desiderosa di non cambiar nulla anche quando la sua vita sta inevitabilmente cambiando e arrivando alla fine, mentre le forze fisiche e mentali diminuiscono. Quello che si direbbe un “ultimo canto del cigno”, per un messaggio che dovrebbe far breccia nel cuore di chiunque. Un dramma che se ha commosso e ha ottenuto così tanto successo, è soprattutto merito di Emmanuelle Riva, una delle migliori attrici della storia del cinema.
Cate Blanchett (Blue Jasmine, 2013) – Migliori interpretazioni femminili cinema
Quando un colosso come Woody Allen ti chiama per interpretare la protagonista di un suo film, è difficile rinunciare. A maggior ragione se si considera che Allen ha da sempre valorizzato le performance dei suoi attori, specialmente quelle femminili. Quindi, nel momento in cui le è stato proposto il ruolo principale in Blue Jasmine, Cate Blanchett non ha saputo rifiutare. Fin da subito in prima linea per la corsa all’Oscar, lo vinse senza ostacoli con un’interpretazione stupenda e ricca d’intensità. Drammatica ma allo stesso tempo estremamente grottesca.
In questo film la Blanchett interpreta una donna che vede sgretolare davanti a se tutti i pezzi della sua vita, in primis il suo matrimonio con un facoltoso uomo. Da ciò decide di trasferirsi dalla sorella e ricominciare la sua vita: dalle stelle alle stalle, però. Fu chiesto a Woody Allen come avesse ideato e scritto un personaggio così bene da far provare simpatia al pubblico nei sui confronti, nonostante tutte le caratteristiche negative. Il regista risposte di non aver fatto nulla. Il merito era della performance dell’attrice, capace di creare un’empatia maggiore di quanto non facesse il suo personaggio. Una prova incredibile, capace di portare a galla un profondo turbamento emotivo. Ma soprattutto di creare una connessione mentale tra le sue emozioni e quelle degli spettatori.