Nicolas Winding Refn – La Trilogia del Neon
Si può riconoscere lo stile di un regista soltanto attraverso la fotografia dei suoi film? È il caso di Nicolas Winding Refn e della sua Trilogia del Neon.
Analizzando dal punto di vista fotografico le ultime tre opere del regista danese Nicolas Winding Refn, (Drive, Solo Dio perdona e The Neon Demon) si può notare l’utilizzo quasi esasperato delle luci al neon, tanto da essere ormai viste come un suo marchio di fabbrica. Già nei suoi film precedenti si era vista una sua predilezione per questo tipo di illuminazione, in particolar modo nella trilogia di Pusher, ma era comunque un utilizzo più “distaccato”. Da Drive in poi invece si ha quasi la sensazione che il neon sia il vero protagonista e che sia la narrazione a sottomettersi e ad adattarsi in modo da sfruttarne al massimo le sue potenzialità visive.
Dal punto di vista fotografico, le luci al neon sono utilizzate principalmente per illuminare ambientazioni e personaggi “notturni” o all’interno di location particolarmente buie. Gli ultimi tre film si possono definire effettivamente dark, sia nelle ambientazioni che nelle tematiche e l’utilizzo di questa particolare fonte d’illuminazione accentua il tutto. Il neon è sfruttato sapientemente dal regista danese per far vedere solo quello che vuol mostrare allo spettatore in un gioco di luce e ombre tra i personaggi e i luoghi in cui agiscono. E’ difficile trovare nella filmografia di altri cineasti, un legame così stretto tra narrazione e fotografia come in quella di Refn. Qui il neon, con i contrasti di luce che crea sui volti dei protagonisti, esalta la loro natura ambigua e contraddittoria, permettendogli quasi di stare in silenzio.
Gli ultimi film di Refn sono silenziosi, ci sono pochi dialoghi perché è la luce che parla: in Drive sono le luci che illuminano la notte di Los Angeles e i neon dei garage, in Solo Dio Perdona sono i bassifondi e i nightclub di Bangkok, in The Neon Demon sono i set fotografici. In quest’ultima opera il neon addirittura oltrepassa il ruolo di fonte d’illuminazione e d’arredo diventando una presenza concreta all’interno del riquadro cinematografico: diventa oggetto di scena. La luce si trasforma arte e illumina in maniera emblematica il mondo mai così angosciante e oscuro della moda. Per questo si può parlare di una vera e propria trilogia del neon.