Nuovo Cinema Italiano: cronaca di un anno di grande cinema nostrano.
1°: Il Padre d’Italia. Paolo, reduce dalla fine di una lunga storia d’amore con Mario, e Mia, cantante in dolce attesa senza un compagno, si incontrano casualmente in una discoteca di Torino: nata una confidenza imprevedibile, egli deciderà di scortarla in giro per l’Italia alla ricerca del padre del bambino. Che bellissima sorpresa l’opera seconda di Fabio Mollo! Ciò che colpisce è la genuinità della narrazione e la sincerità del regista nella caratterizzazione dei propri personaggi: anime frangibili in cerca di un attimo di follia per ovviare alle paure del presente. Paolo e Mia si sentono colpevoli prima verso gli altri e poi verso sé stessi; sono consapevoli di essere stati deludenti, lei nei confronti della propria famiglia e lui nei confronti di Mario: la soluzione è trovare l’uno nell’altra un relitto a cui appigliarsi nel bel mezzo del naufragio. In questo sono semplicemente eccezionali a dare occhi e cuore a due solitudini Isabella Ragonese, novella Globo d’Oro alla migliore attrice protagonista, e Luca Marinelli, capace di donare al suo Paolo espressioni misurate e mai sopra le righe, nonché la tenerezza di uno sguardo che tradisce da una parte il timore di non essere all’altezza delle aspettative del compagno, dall’altra il terrore di essere troppo contro-natura per poter legittimamente sognare una famiglia. D’altro canto, il centro nevralgico del film è proprio l’idea di genitorialità: quella nolente di Mia; quella incapace della madre di quest’ultima; quella impaurita di Paolo; quella desiderata di Mario. Senza mai scadere in retorica, Il padre d’Italia ha il merito di tradurre l’attualità sul grande schermo in maniera onestamente moderna e felicemente ultra-pop, senza dimenticare l’esempio antico del buon cinema italiano, con un chiaro omaggio a Una giornata particolare di Ettore Scola, né quello contemporaneo dell’ottimo cinema europeo, quello di Xavier Dolan su tutti. Il risultato è un trionfo di sensibilità emotivamente dilaniante, che accorda sapientemente momenti estremamente divertenti (la scena nel negozio di abiti da sposa è già un cult!) e dannatamente commoventi, arrivando allo spettatore ora con la delicatezza di una carezza insperata, ora con la forza di un pugno in pieno stomaco. Merito anche della splendida colonna sonora, che annovera non solo grandi classici, ma anche le splendide musiche originali di Giorgio Giampà. Armatevi di fazzoletti! Capolavoro. Incasso: € 168.000.