Oscar 2019: i grandi esclusi dalla categoria Miglior film!
Uno sguardo ai titoli che avrebbero potuto concorrere per la statuetta più importante
Oscar 2019 esclusi miglior film. Come ogni anno arriva il momento più importante e atteso dagli amanti del cinema di tutto il mondo. L’Academy Award, meglio noto come Oscar, è il premio cinematografico più popolare e celebrato. Ogni anno attori, registi e produttori si danno battaglia per riuscire a portare a casa l’ambita statuetta. Questo confronto avviene non solo sul grande schermo ma, in buona parte, anche fuori dalle sale. Le trovate pubblicitarie, la presenza agli show e tanto altro fanno sì che la risonanza attorno ad un nome sia sempre maggiore. Ma c’è una categoria che primeggia su tutte, il premio che viene assegnato a fine serata. Best Picture è il nome della categoria principale, ma questo nome racchiude tantissime cose. Si celebra principalmente la produzione del prodotto.
Nel corso degli anni hanno ricevuto la statuetta moltissimi titoli che hanno fatto la storia del cinema, mentre altri sono finiti nel dimenticatoio. Spesso, è da sottolineare, la scelta del vincitore viene condizionata dal clima politico e sociale. Ma questi condizionamenti colpiscono anche le iniziali nomination. In una categoria in cui sono permesse un massimo di dieci candidature, la presenza di solo otto titoli fa storcere il naso un po’ a tutti. Questo succede quando un film non arriva al numero minimo di “voti” per rientrare tra i possibili nominati. Vi abbiamo già parlato (in queste brevi analisi) dei favoriti alla vittoria, tra i nominati. In questo articolo vogliamo individuare dieci importanti film che sarebbero potuti rientrare tra i quei due titoli mancanti.
First Reformed – Oscar 2019 esclusi miglior film
Sappiamo bene la poca fortuna di Paul Schrader quando si parla di Oscar. Allo sceneggiatore di Taxi Driver, tra i tanti, probabilmente non interessa poi neanche molto dell’Academy. Il suo First Reformed – La creazione a rischio è uno dei tantissimi prodotto validi snobbati quest’anno. Questo suo ultimo lavoro, che vede la sua mano dietro la penna e la macchina da presa, è di un’intensità unica. Considerato uno dei migliori film del 2018, purtroppo non è arrivato (inspiegabilmente) nelle sale italiane, distribuito direttamente per l’home video. Un film che parla di colpa, di senso di inadeguatezza e di espiazione dei peccati. Schrader ruota attorno al concetto di solitudine dell’uomo e all’eterno conflitto tra materiale e spirituale: tema a cui tanto è legato fin dagli studi.
Ma la mancata candidatura al miglior film ha un sapore da una parte più dolce, dall’altra inaspettatamente più amaro. La dolcezza viene assaporata se si guarda alla nomination per la miglior sceneggiatura originale, categoria nella quale non azzardiamo a dire che possa anche trionfare. L’amaro è non vedere Ethan Hawke candidato come miglior attore protagonista. Un ruolo, questo, che mette in scena tutto il talento di un attore spesso fuori dalle grandi produzioni. Un titolo, First Reformed, che guarda al passato citando esplicitamente cineasti come Bergman o Bresson, e altro tassello nella celebre carriera di Schrader. Tassello che avrebbe meritato maggiore considerazione da parte di tutta l’Academy.
Cold War – Oscar 2019 esclusi miglior film
Forse avere Roma tra gli otto candidati al Miglior Film era abbastanza. Ma noi azzardiamo che sarebbe stato meritevole avere un altro dei candidati al miglior film straniero in lizza per il premio più importante. L’ultimo film del regista polacco Pawel Pawlikowski è un piccolo gioiello del cinema europeo, poco valorizzato nel resto del mondo. Però non si può di certo parlare di poca considerazione da parte dell’Academy nei confronti di questo titolo. Infatti, Cold War è stato nominato in ben altre due categorie, non proprio minori: miglior fotografia (Lukasz Zal) e miglior regia, premi che aumentano il prestigio di un titolo destinato ad essere ricordato a lungo e a rimanere nel cuore di molti. Se inoltre, si pensa al successo in Europa e all’estero di Cold War, c’è da riflettere sulla mancata nomination.
Pawlikowski, dopo aver incantato l’Academy con Ida (miglior film straniero nel 2014), torna con un bellissimo film sulle relazioni. Il titolo, vincitore del EFA come miglior film europeo, mette in scena una storia che parla d’amore. Il tema è, più che altro, la presa di consapevolezza della fugacità dei sentimenti e dell’impossibilità ad amare. Quest’ultimo dettaglio, segnato non solo dall’indole dei personaggi ma dal contesto socio-politico a cui il titolo fa riferimento. Un mix di sentimenti e danza all’interno di quello che, in fin dei conti, è un film politico. Il destino del film sembra quello di tornare a casa senza alcun premio, con un po’ di rammarico però: forse, le tre nomination stanno strette ad un prodotto così poetico e incisivo.
Eighth Grade – Oscar 2019 esclusi miglior film
Che l’Academy e il premio Oscar abbiano diffidenza nei confronti del cinema indipendente è un dato di fatto. Qualcosa, negli anni recenti, si è cominciato a muovere ma il percorso sembra ancora lungo. Il cinema popolare americano ha oscurato quello che è uno dei migliori film dello scorso anno, ancora senza distribuzione in Italia (ma ci auguriamo possa averla presto). Stiamo parlando di Eighth Grade (così viene chiamata negli Stati Uniti la terza media), film che segna l’esordio alla regia dell’apprezzato comico Bo Burnham. Un prodotto che mescola momenti divertenti ad altri di riflessione, attraverso una messa in scena fresca e convincente.
L’assenza di nomination a questi Oscar 2019 fa impallidire, anche perché il titolo poteva benissimo rientrare tra i candidati al miglior film. Ma se la scelta di questa nomination poteva essere rischiosa, risulta quasi scandalosa la mancata presenza nella cinquina per la sceneggiatura originale. A maggior ragione se si tiene conto della vittoria ai WGA Awards (premi assegnati dagli sceneggiatori) e ai DGA Awards. Da lodare, infine, la performance della giovane Elsie Fisher (forse troppo piccola e sconosciuta per ricevere una nomination importante, pur stupendo tutti). Un prodotto che affronta il tema della crescita e dell’adolescenza in maniera del tutto anomala e sorprendente, risultando interessante e piacevole per ogni tipo di spettatore.
A Quiet Place – Oscar 2019 esclusi miglior film
Non è semplice vedere un titolo horror nominato nelle categorie degli Academy Awards. Ancora più difficile è riuscire ad immaginarlo nei fortunati candidati al premio di miglior film. Tra i pochi fortunati nella storia degli Oscar non sarebbe stato poi così strano immaginare A Quiet Place, il gioiello dell’orrore diretto da John Krasinski. E invece il titolo rischiava di essere completamente non considerato in questa edizione. Fortunatamente è arrivata almeno una nomination, nella categoria che premia il miglior montaggio sonoro: qui sembra essere tra i favoriti grazie ad una sapiente messa in scena che mixa perfettamente silenzi e attimi in cui il rumore genera grande pathos.
A Quiet Place è infatti un film horror anomalo, completamente diverso da tutti i modelli che fanno riferimento a questo genere cinematografico. Il silenzio costante non rende il film meno ritmico, anzi genera inquietudine e disagio. Le performance degli attori sono strabilianti, in primis quella della protagonista femminile. Proprio l’attrice, Emily Blunt, avrebbe meritato di gran lunga una considerazione migliore e una nomination sembrava più che meritata. A maggior ragione dopo il trionfo ai SAG Awards, premiata dai colleghi attori per l’intensa prova. Dispiace per tanti motivi ma soprattutto per il poco spazio ,in una cerimonia così importante, per uno dei titoli migliori del 2018.
Se la strada potesse parlare – Oscar 2019 esclusi miglior film
L’ultimo film diretto da Barry Jenkins aveva lasciato un segno importantissimo. Soprattutto per la carriera del regista che, dopo anni di gavetta, riusciva a spiccare il volo ritrovandosi tra i grandi di Hollywood. Moonlight nel 2017 vinse proprio il premio più importante, miglior film, e tutti ricordiamo la sceneggiata finale con la busta errata. Il suo ritorno dietro la macchina da presa, con Se la strada potesse parlare, non è segnato da altrettanta fortuna. Eppure, l’attesa per questo titolo era tantissima e ci si aspettava potesse essere tra i protagonisti di questa edizione. Fino al giorno prima dell’annuncio delle nomination avremmo sicuramente scommesso di vedere il film candidato tra i fortunati nella categoria principale, e Jenkins alla regia. Così non è stato, in nessuno dei due casi.
Un film che affronta una realtà drammatica, un esterno pieno di insidie e pronto a distruggerti ad ogni passo falso. Una storia senza tempo e senza luogo raccontata, nella sua universalità, attraverso una fotografia da brividi. La capacità di adattare sapientemente luci e colori alla narrazione fa del film una piccola poesia fatta di immagini. I primi piani forzati, l’intensità psicologica e il senso del dramma sono la base perfetta per costruire un ottimo prodotto. E quando siamo in balia del dialogo e delle lunghe sequenze ricche di parole, la musica ci tiene in grembo e ci scorta verso una visione più che godibile. Un insieme di buoni elementi che però, probabilmente, non sono stati abbastanza a convincere i votanti. Ci si potrà consolare con l’importante nomination ricevuta da Regina King, che sembra essere la favorita numero uno alla vittoria finale.
Copia originale – Oscar 2019 esclusi miglior film
Tre nomination a questi Oscar 2019 sono già una bella soddisfazione. Copia Originale è uno di quei film che, mesi fa, probabilmente non avremmo minimamente tenuto in considerazione. Invece i due protagonisti riesco a guadagnarsi una candidatura. La grande gioia però è la nomination per la sceneggiatura, un esempio di scrittura che riesce a comunicare mischiando i generi e riuscendo a coinvolgere pienamente. Non azzardiamo a pensare che in questa categoria possa riuscire, contro rivali sulla carta superiori, a spuntarla. Le prove attoriali sono strabilianti, fresche e dinamiche, soprattutto sincere. Il film di Marielle Heller è una grande bugia nella messa in scena e nella storia, un titolo pieno di simbolismo e riferimenti ad ogni frame. Una piacevole sorpresa, forse la più inaspettata.
Copia Originale racconta una storia profonda, che porta a riflettere sul ruolo dell’autore nell’era contemporanea. Il film è un piccolo dramma con i toni umoristici della commedia nera: si ride spesso, ma è un riso amaro. La Heller porta in scena un prodotto che ricorda alcuni titoli di Woody Allen, per ambientazioni e clima scenico. Il film riesce a farci immergere nella storia di una donna non proprio per bene ma che riesce a guadagnarsi tutto il nostro rispetto e la nostra considerazione. Un film che a tratti è leggero, umano e fa sorridere ma è coperto da un velo di drammaticità. Questo dualismo è il vero e proprio asso nella manica di un film che sarebbe stato un ottimo outsider per la corsa alla statuetta che premia il miglior film.
Il Corriere: The Mule – Oscar 2019 esclusi miglior film
Solo la sua presenza sarebbe stata una grandissima gioia per la cerimonia più importante tra quelle che riguardano i premi cinematografici. Clint Eastwood, con la sua incredibile carriera, ha segnato e continua ancora a farlo la storia del cinema. Il giovanotto con lo sguardo fulminante, infatti, continua a sfornare piccole perle dividendosi tra la regia e la recitazione. L’ultimo prodotto è Il Corriere – The Mule, un film carico di intensità e ricco di spunti interessanti. Ciò che però è impossibile non citare è la performance di Clint Eastwood, ancora una volta decisivo nella riuscita del film. Riuscire a dare alla luce un titolo del genere ad 88 anni non è qualcosa che si vede ogni giorno. Ma inaspettatamente, The Mule non riceve nessuna chiamata all’Oscar.
Zero nomination forse non se le aspettava nessuno. Forse politicamente scorretto per gli standard dell’Academy? Forse semplicemente non ha incontrato i gusti dei votanti. A noi, però, il prodotto di Eastwood sembrava essere stato ben pubblicizzato e stimato. E come recita il titolo di un film che di Oscar ne vinse molti, non è un paese per vecchi: vedere fuori dagli Oscar 2019 Clint Eastwood e Robert Redford ci rende tristi ma forse proiettati verso il nuovo cinema americano. Quest’ultimo film del regista premio Oscar è una bellissima riflessione sul tempo, una meditazione quasi filosofica che può diventare un cult. Dispiace vederlo a casa, con zero nomination. Ma ciò che ci fa stare sereni è sapere che poi, in fondo, forse a Eastwood neanche importa.
Senza lasciare traccia – Oscar 2019 esclusi miglior film
Se vi dicessimo improvvisamente il nome Debra Granik, quanti di voi saprebbero identificare la cineasta in questione? Non sarebbe un caso, nel nostro paese, se una grandissima parte non sapesse chi sia. La Granik è uno dei pilastri del cinema indipendente che ormai da tempo ha fatto sentire la sua importante presenza da regista e sceneggiatrice tra i grandi cineasti americani. Ben otto anni dopo il suo Un gelido inverno che era riuscito, inaspettatamente, a conquistarsi i favori dell’Academy, torna con un nuovo intenso prodotto. Senza lasciare traccia è uno dei titoli più interessanti dello scorso anno, anche se è forse passato in sordina in Italia. Un film che parla di una determinata condizione traumatica, affronta tematiche spigolose e parla, come sempre nel cinema della regista americana, degli esclusi.
Un prodotto che entra nella condizione umana, nella psicologia di due personaggi e una vita diversa dalle altre, fuori da ogni comune elemento della vita di tutti. Senza lasciare traccia è un ritratto e una riflessione sull’alienazione ma anche un percorso di crescita e di consapevolezza. Ogni elemento è ben equilibrato e rende il film un piccolo gioiello da scoprire. Chi lo ha già scoperto è l’America, su di giri per la totale indifferenza dell’Academy. Sconvolge non solo l’assenza tra i candidati al miglior film, ma anche e soprattutto quella tra le nomination alla regia. Nell’anno in cui l’#oscarsomale è più che mai uno slogan fisso, la presenza della Granik nella cinquina sarebbe stata, probabilmente, una bella scommessa.
First Man – Oscar 2019 esclusi miglior film
Dopo il grandissimo successo internazionale di Whiplash e del più famoso La La Land, ci si aspettava moltissimo dal più giovane premio Oscar alla regia. Damien Chazelle ha dimostrato di essere già pronto per essere considerato un grande, a poco più di trent’anni. Però, forse, il suo ultimo prodotto non ha convinto tutti. Tanto atteso e inizialmente ben accolto, First Man, ha deluso e spiazzato tutti nella stagione delle premiazioni. In questi Oscar 2019, le nomination che sono arrivate sono legate solo alle categorie tecniche, nelle quali però sembra il più indicato a vincere. Ma il film è davvero così deludente? Meritava di esser snobbato così in quasi tutte le cerimonie di premiazione?
Sì, il sonoro e gli effetti visivi sono mozzafiato ma altri dettagli non da poco potevano esser menzionati. La grande performance di Claire Foy, ad esempio: talmente intensa da oscurare il protagonista Ryan Gosling. Una delle note dolenti è anche da associare alla mancata nomination per la colonna sonora, composta da Justin Hurwitz, premio Oscar per quella di La La Land. First Man, film d’apertura allo scorso Festival di Venezia, forse non rege il confronto con i precedenti prodotti, ma sicuramente meritava una sorte migliore e una valorizzazione maggiore. Tra i possibili film da inserire in quelle due caselle vuote, questo era un nome da considerare.
Beautiful Boy – Oscar 2019 esclusi miglior film
Avevamo poche certezze riguardo agli Oscar 2019. Sulla presenza di Timothéè Chalamet, però, nessuno dubitava. In Beautiful Boy, lui e Steve Carell offrono allo spettatore due performance intense e cariche di emozioni, due prove che spaccano lo schermo. Nel nuovo film di Felix Van Groeningen c’è tutto questo: c’è una storia difficile, un racconto familiare, raccontata in maniera sì classica ma pur sempre estremamente realista nei dettagli e nella messa in scena. E ci saremmo aspettati qualcosa in più da un film che ci ha dato così tanto. Il risultato è anche qui zero nomination, nemmeno quelle, scontate alla vigilia, per le interpretazioni.
Questo è un film di sentimenti, di emozioni, realizzato senza osare ma fluido e incisivo. Piano piano prendiamo coscienza del dramma, ci immergiamo nella situazione e ci affezioniamo ad una coppia, padre e figlio, che insieme guarda in faccia la vita e la affronta. La regia cura ogni elemento e la sceneggiatura, pur lineare, punta alla presa di consapevolezza da parte di tutti, spettatore compreso. E se un film coinvolge così, forse qualcosa in più vale. Tra le sorprese, in negativo, di questa edizione.
E voi avreste preferito vedere altri titoli tra i nominati al Miglior film? Fateci sapere la vostra opinione nei commenti!