Film cinesi: i migliori film cinesi da vedere
Una rassegna dei migliori titoli che hanno fatto la storia della cinematografia cinese
L’idea di una rassegna su alcuni dei migliori film cinesi da vedere nasce fondamentalmente da due considerazioni che al giorno d’oggi sembrano fin troppo date per scontate al punto da dimenticarsene. La prima è che nessun popolo, come nessun uomo, vive da solo. Sul suo cammino si trova sempre a far esperienza dell’altro, tanto da incontrare quel qualcosa che lo aiuti a diventare ciò che realmente è. Nessuno, per questo motivo, è realmente lontano dal cosiddetto diverso, nessuna esperienza è a priori estranea. L’altra considerazione è che la Cina, così come l’Italia, può vantarsi di essere stata nella storia dell’umanità un faro di cultura originale, anticipando temi e scoperti e orientando il cammino degli altri popoli. Come si trasmette tutto ciò? Con la cultura e nel nostro caso specifico, con strumenti come il cinema, la fotografia, i video.
Queste due considerazioni si riannodano proprio grazie alla cultura, attraverso la quale l’uomo ricerca, scopre ed esprime quello che è e quello a cui si sente chiamato. Per noi europei il cinema cinese è un mondo finora poco esplorato, di cui però abbiamo potuto intuirne le grandi possibilità espressive e culturali attraverso alcune importantissimi opere giunte sino a noi. È il caso di grandi autori del calibro di Wong Kar-Wai, Ang Lee e Zhang Yimou, veri e propri pionieri di un cinema senza confini. Confrontandosi con una cultura diversa ma estremamente ricca come quella della cinematografia cinese, lo spettatore occidentale ha la possibilità di avvicinarsi a un messaggio veramente importante: quello del comune riconoscimento della centralità dell’uomo attraverso le vie della cultura. Ed è il cinema a permettere di intraprendere un viaggio veramente importante, magari non comodo, ma capace di portarci lontano nella comprensione e accettazione dell’altro.
*Per la rassegna dei film cinesi da vedere, FilmPost.it ha deciso di prendere in considerazione anche registi di Taiwan e Hong Kong, a patto che la produzione del film fosse cinese.*
Xiâo Chéng zhī Chūn (1948, Fei Mu) – Film cinesi
Uno dei più importanti film della cinematografia cinese, Xiao Cheng zhi Chun rientra a pieno titolo nel periodo della rinascita del cinema cinese, compreso tra il 1941 e il 1951. Ambientato in un mondo completamente chiuso in sé stesso, segue le vicende di cinque personaggi in un’epoca non meglio specificata. L’atmosfera della storia è resa dal regista Fei Mu attraverso un linguaggio cinematografico assolutamente originale. Lo scorrere lento delle immagini accompagna il monologo interiore della moglie, sola e triste, mentre il marito, chiuso nella depressione, la ignora completamente. L’arrivo dell’ex amante della moglie (Wei Wei), risveglierà in quest’ultima emozioni inattese. I sentimenti sono espressi con grande spontaneità attraverso i gesti e le espressioni mutevoli dell’attrice.
Si tratta del film più importante di Fei Mu, considerato oggi uno dei pilastri del cinema cinese, che ha prefigurato gran parte del cinema modernista degli anni Cinquanta. Il film coglie alla perfezione lo stato di frustrazione che seguì la sconfitta del Giappone nel 1945, come si può notare dai luoghi fatiscenti scelti per la pellicola. Attraverso cinque personaggi, Fei Mu diagnostica una malattia spirituale e propone una possibile via d’uscita. Un film che rappresenta il grandioso clima artistico-intellettuale di Shanghai nel 1948.
Dalla Cina con Furore (1972, Lo Wei) – Film cinesi da vedere
Nel 1972 il vento da Oriente porta nelle sale europee un film di arti marziali destinato a diventare in breve tempo un vero e proprio cult del genere. Il veterano della regia Lo Wei e l’incredibile Bruce Lee scrivono la storia dei Kung Fu Movies con questa pellicola. Per la prima volta, grazie allo spessore dell’interpretazione di Bruce Lee, i personaggi assumono delle sfumature decisamente diverse dallo stereotipo del genere, molto in voga nei primi anni ’70. Chen agisce d’impulso ed è mosso da vendetta e ira, dando vita a un personaggio che entrerà nella storia del cinema cinese. Lo stesso Bruce Lee si consacrerà, a partire da questo film, come star di spessore in grado di gestire al meglio sia il lato più action, sia quello più riflessivo legato alla psicologia del personaggio.
Dalla Cina con furore segue le vicende del campione di arti marziali Chen, che cercherà vendetta sugli assassini del proprio maestro. Esibendo una furia assassina, il campione dovrà vedersela con i rivali della scuola giapponese, che risulteranno essere implicati nell’omicidio. Presente dunque anche la pesante tematica dell’odio razziale tra cinesi e oppressori giapponesi. Il film ebbe un successo sempre maggiore, fino a diventare una pietra miliare del genere.
The Killer (1989, John Woo) – Film cinesi
Uno dei migliori lavori di John Woo, il film segue le vicende di Jeffrey (Chow Yun-Fat), sicario professionista, che durante un incarico, ferisce accidentalmente agli occhi una cantante, rendendola cieca. Divorato dai rimorsi, accetterà un ultimo incarico per permettere alla donna un trapianto di cornea. La mafia cinese però si metterà sulla sua strada, mentre un detective ligio al suo codice morale gli darà del filo da torcere, fino a stringere proprio con Jeffrey una sincera quanto impossibile amicizia.
Si tratta del film di punta della filmografia di John Woo, che ha permesso al regista di sbarcare sui mercati occidentali. The Killer, omaggiato ampiamente dalla critica, è sicuramente il film più autentico e personale del regista di Hong Kong. John Woo ha dato vita a una pellicola dove l’azione viene utilizzata per esprimere ciò che al regista sta più a cuore: il ritratto dell’eroe decadente. Ritratto adattato perfettamente alla figura straordinaria del suo attore feticcio, Chow Yun-Fat, accentuandone i lati più deboli e oscuri. Tremendamente tragico, John Woo è riuscito nella difficile impresa di dare con The Killer un nuovo volto al cinema noir.
Lanterne Rosse (1991, Zhang Yimou) – Film cinesi da vedere
Considerato uno dei capolavori del regista Zhang Yimou, Lanterne rosse svelò la grandezza del cinema cinese al pubblico occidentale, dopo i gravi danni subiti durante le persecuzioni della Rivoluzione Culturale maoista. Ambientato negli anni ’20, un periodo decisamente turbolento per la Cina, sconvolta dalle lotte civili, la trama si incentra sulle vicende dalla giovanissima Song Lian (Gong Li). La giovane viene data in moglie all’aristocratico Chen Zuoquin, già sposato e con altre concubine a carico. La condizione delle donne, prigioniere della casa, è quasi servile. Condizione resa peggiore dalla feroce competizione per ottenere i favori del severo marito.
L’intensa tragicità del film e la rappresentazione della triste condizione femminile furono una sorpresa per l’opinione pubblica. Lanterne rosse raccolse numerosissimi premi e svelò al mondo intero la raffinatezza di una tradizione registica e attoriale per molto tempo ignorata. Yimou dà vita a un’estetica sontuosa, dove emergono i colori accessi della fotografia e le inquadrature giocate su rigide simmetrie. Il regista non manca di inserire una sottile critica alla società cinese contemporanea, bloccata a un regime gerarchico opprimente e dispotico.
Addio, mia concubina (1993, Chen Kaige) – Film cinesi
Chen Kaige con Addio, mia concubina realizza un’importante opera artistica con cui crea un proprio registro iconografico. Il film è un affresco politico nascosto sotto la patina del melodramma, elemento culturale distintivo della cultura cinese. L’intreccio del film è abbastanza complesso, ma il nucleo centrale del racconto è costituito dall’opera cinese Addio, mia concubina, scritta nei primi anni del Novecento dal drammaturgo cinese Mai Lanfang. L’opera rappresenta l’elemento unificante tra gli attori che la interpretano e il contesto sociale di cui fanno parte. Il film segue le vicende di due amici, attori della compagnia teatrale di Pechino.
La loro identità di persone combacia con quella dei personaggi che interpretano nelle rappresentazioni teatrali, tanto da confondere finzione e realtà. L’attore che interpreta il personaggio femminile si immedesima infatti a tal punto da diventare geloso e pericoloso quando l’amico si innamora di una concubina. Il film segue le vicende dei due amici tra intrecci politici e sentimentali, fino a giungere alla tragedia. Addio, mia concubina mette in scena valori, legami relazionali forti e passionali, modi di vivere un tempo e uno spazio quasi sacri. Bravissimi i due attori Leslie Cheung e Zhang Fengyi, capaci di rendersi protagonisti di un’incredibile intensità emotiva. Menzione d’onore per il direttore della fotografia, Gu Changwei.
Hong Kong Express (1994, Wong Kar-Wai) – Film cinesi da vedere
Una delle più grandi opere di Wong Kar-Wai, Hong Kong Express è una delle migliori espressioni artistiche del cinema cinese. Il film segue un doppio intreccio. L’agente 223 (Takeshi Kaneshiro) non riesce a dimenticare la ragazza che lo ha lasciato, Ah Mei. Incontrerà una donna misteriosa (Brigitte Lin) e se ne innamorerà. Allo stesso tempo l’agente 663 (Tony Leung) si innamora di Ah Fei (Faye Wong), che ricambierà, lo abbandonerà e finirà per ricercarlo.
Storie apparentemente parallele che si sfiorano quasi impercettibilmente, che finiscono però per ingannare lo spettatore meno smaliziato. Wong Kar-wai distorce la continuità narrativa, alterando il senso presente della storia, tramite il sovente ricorso allo step-framing. Con questa tecnica, il regista congela un singolo personaggio del frame, mentre il resto della scena sembra muoversi a velocità doppia. Tecniche fondamentali del cinema di Kar-Wai, che ha sempre cercato di comunicare la solitudine e lo smarrimento degli uomini, alla ricerca sofferente del proprio completamento. Hong Kong Express si eleva a film di culto cinese per l’attenzione ai dettagli e per la costruzione di un’atmosfera capace di far trapelare un’intensità emotiva incredibile. Vero e proprio maestro dei sentimenti, Wong Kar-Wai firma un film potente e coinvolgente, tra i capolavori della sua filmografia.
Guizi Lai Le (2000, Wen Jiang) – Film cinesi
Tratto dalla novella Survival di You Fengwei, Wen Jiang dà vita a una pellicola complessa e potente. Ritratto della guerra tra cinesi e giapponesi, il film si tinge anche delle tinte tipiche del romanzo di formazione, seguendo le vicende del suo protagonista, Ma Dasan. Lo stesso regista dà una delle sue migliori prove attoriali della carriera, dando vita a un personaggio vitale e decisamente credibile. Devils on the Doorstep (Guizi Lai Le) è ambientato nel 1945, durante l’occupazione nipponica della Cina. Il contadino Ma Dasan vedrà la sua vita cambiare dopo che un capitano della resistenza cinese scarica in casa sua due sacchi di iuta, contenenti due prigionieri. Ma Dasan chiederà consiglio al suo villaggio, trovandosi davanti a un dilemma di genere etico.
Il film pagò a caro prezzo la trasferta in Francia fatta senza l’autorizzazione della censura governativa. Guizi Lai Le infatti non ha tuttora esordito in Cina né in sala, né in formato home video. L’opera è una commedia nera, una satira bellica tendente alla farsa. Wen Jiang è superlativo nel rappresentare il Novecento cinese e asiatico in generale, un periodo caratterizzato dalla tragedia e dalla perdita di innocenza. Il regista ci parla di violenza e liberazione, ma anche dell’importanza di ridere di fronte alle brutture del mondo, punto cardine del film. Il ritmo sincopato e il bianco e nero della regia di Jiang si sposano perfettamente con la tematica del film, rendendo Guizi Lai Lei uno dei film imperdibili della storia cinematografica cinese.
La tigre e il dragone (2000, Ang Lee) – Film cinesi da vedere
Opera del regista taiwanese Ang Lee, La tigre e il dragone è considerato da molti il capostipite della famiglia wuxiapian, genere che racconta le vicende di personaggi mitici ed eroici della tradizione cinese. Unione ideale tra estetica, intrattenimento e contenuti, il regista ha riportato alla luce un genere quasi dimenticato, riproponendolo in chiave moderna. In questa pellicola tutta la tradizione cinese si muove con l’eleganza e la flessuosità del talento artistico di Ang Lee. La storia è una ballata di amore e vendetta ambientata nella Pechino del XVIII secolo, sotto la dinastia Qing. L’intreccio tra i personaggi è interessante e il wuxiapian è esteticamente ineccepibile.
I combattimenti, volutamente inverosimili, assomigliano a danze eleganti, dato anche il forte legame che questa ha con la tradizionale arte marziale cinese. La componente culturale del film è affascinante e Ang Lee riesce nel difficile tentativo di unire l’arte tipicamente orientale con l’intrattenimento che l’industria cinematografica richiede. Molto forti le tematiche dell’amore eroico, del sacrificio per giusta causa e della vendetta. La filosofia zen, i costumi, le scenografia e un comparto attoriale di tutto rispetto (Chow Yun-Fat, Michelle Yeoh, Zhang Ziyi e Chang Chen) rendono La tigre e il dragone un film eccellente che ha pochi rivali al mondo per estetica.
In the mood for love (2000, Wong Kar-Wai) – Film cinesi
Wong Kar-Wai firma un altro capolavoro della cinematografia cinese. Eleganza e stile sono le due parole chiave per entrare nelle atmosfere malinconiche e struggenti di In the mood for love, massima espressione artistica del regista di Hong Kong. Il film ci fa vivere in prima persona la complicata storia sentimentale tra Chow (Tony Leung) e la bellissima Li Zhen (Maggie Cheung) entrambi uniti dalla sofferenza dell’abbandono e dell’amore impossibile. Nel film tutto è perfetto: i due personaggi, la scenografia, le luci soffuse che esaltano le cromie, la fotografia di Cristopher Doyle, la colonna sonora firmata da Michael Galasso.
L’eleganza regista di Kar-Wai gioca su tenui dialoghi e sulla forza delle immagini, rendendo vivi i ricordi e vigorose le pulsioni passionali. Lo spettatore è reso protagonista della frustrazione dei due amanti e della loro bramosia d’amore perennemente ostacolata dal buon senso e dalla ragione. L’erotismo non è mai ostentato e la sensualità viene enfatizzata dai movimenti della macchina da presa. Insostituibili Maggie Cheung e Tony Leung, esemplari nel rendere il complesso groviglio delle loro emozioni e il loro tormento interiore. Non si può non rimanere percossi dal modo struggente e solenne con cui Wong Kar-Wai tramuti la sua storia in uno stato d’animo collettivo, regalando allo spettatore un’esperienza cinematografica di un’eleganza e di una dolorosa nostalgia raramente riscontrabile.
Infernal Affairs (2002, Andrew Lau/Alan Mak) – Film cinesi da vedere
Uno dei migliori heroic bloodshed della cinematografia orientale, caratteristico filone del cinema di Hong Kong che fonde action e crime. Il sodalizio emerso tra Andrew Lau, già collaboratore di Wong Kar-Wai, e Alan Mak, anche sceneggiatore, offre agli spettatori un film simile agli action americani. A Scorsese il film piacerà tanto da farne un remake, The Departed, distribuito nel 2006. Infernal Affairs si distanzia dal solito heroic bloodshed, giocando molto sull’intreccio e sui colpi di scena. La storia è quella ripresa dal film di Scorsese. Un poliziotto infiltrato in una Triade scopre che il boss ha inviato una talpa nel corpo di polizia. L’uno cercherà di scoprire chi sia l’altro. I due si troveranno a rincorrere le proprie identità ormai indefinite dopo anni di bugie.
Tony Leung e Andy Lau sono eccelsi nel creare un dualismo romantico, rivelando tutte le diverse sfumature dei propri caratteri. Le azioni dell’uno influenzeranno quelle dell’altro, scoprendosi dipendenti l’uno dall’altro. I due registi di Infernal Affairs riescono a immettersi nell’eredità della cinematografia di genere, cogliendone le principali caratteristiche e proponendole in chiave moderna. La solida base narrativa è coadiuvata dalle eccellenti manovre stilistiche di Andrew Lau e Alan Mak. Film che contribuisce all’evoluzione di un filone unico.
Hero (2002, Zhang Yimou) – Film cinesi
Se La tigre e il dragone aveva fatto conoscere al grande pubblico la magia del wuxiapian, a consacrarla ulteriormente è stato il maestro Zhang Yimou con la sua trilogia a tema, il cui primo capitolo è proprio Hero. Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, ma negli Stati Uniti ci volle la pressione di Quentin Tarantino per far sì che la pellicola atterrasse anche nelle sale americane. Insistenza ripagata nel migliore dei modi, permettendo un’ascesa incredibile alla carriera di Yimou. Il film è basato sul tentativo di assassinio di Qin Shi Huang, primo imperatore della Cina,
Ambientato nel 201 a.C., la Cina si trova divisa da guerre fratricide. Il re di uno dei 7 regni in cui è divisa la Cina, Qin Shi Huang, è oggetto di continui attentati, tanto da essersi ritirato in completa solitudine. Un uomo senza passato né identità, Senza Nome (Jet Li) si presenterà a lui e porterà le prove di aver ucciso i suoi più pericolosi avversari. Da qui prende avvio il film. Zhang Yimou è eccellente nell’allestire un film visivamente magnifico e non privo di cruciali dissertazioni filosofico/politiche. Il cromatismo visivo appassiona e coinvolge in maniera esplosiva, catturando appieno quel senso di tragicità da sempre parte fondamentale del genere. Amore, odio, vendetta, rancore, arte, tutto mischiato egregiamente dal regista, che ci permette al tempo stesso di sbirciare nell’antica e ricchissima cultura cinese.
La foresta dei pugnali volanti (2004, Zhang Yimou) – Film cinesi da vedere
Se Ang Lee ha aperto all’oriente le porte dei cinema del mondo intero, Zhang Yimou le ha spalancate. Prima con Hero e poi con La foresta dei pugnali volanti, secondo capitolo della sua trilogia wuxiapian che si concluderà con La città proibita. La storia si basa sul dissolversi di una dinastia, attaccata da diversi ribelli. Due cavalieri della dinastia si infiltrano in un bordello di lusso e scopriranno una danzatrice cieca (Zhang Ziyi), che diventerà l’oggetto del desiderio di entrambe le guardie. Tra straordinari combattimenti e colpi di scena, nel corso del film si sveleranno trame e intrecci dolorosi e inattesi.
Zhang Yimou si rivela ancora una volta un regista eccellente, capace di dare vita a una pellicola elegante e aggraziata, girata in una scenografia dotata di paesaggi fiabeschi ed epici. La struttura del film è dettagliata e impeccabile, favolistica e in alcuni tratti metaforica. La macchina da presa vola tra le mani versatili di Yimou, che regala delle sequenze da manuale. La fotografia di Zhao Xiaoding è incredibilmente suggestiva ed è davvero difficile rimanere impassibili davanti alla folgorante bellezza del comparto visivo. La tecnica del regista si sposa perfettamente alla scelta di strutturare le scene d’azione come fossero eleganti coreografie, caratterizzate da una sapiente uso cromatico. La foresta dei pugnali volanti è uno dei film cinesi da vedere assolutamente. Raffinato, ben costruito, elegante.
Lussuria – Seduzione e tradimento (2007, Ang Lee) – Film cinesi
Ang Lee tratteggia un intenso spaccato della situazione politica della Cina agli albori della seconda guerra mondiale, accompagnato da un raro equilibrio stilistico. Il film è ambientato nella Shanghai del 1942 e segue le vicende di Wong Chia Chi (Tang Wei), giovane ragazza che si innamorerà di Kuang Yu Min, studente universitario politicamente attivo attraverso la sua compagnia teatrale. Protagonista di un’attività di resistenza al governo fantoccio, la giovane cercherà di assassinare un potente collaborazionista, il signor Yee (Tony Leung). La faccenda sfugge di mano e contro ogni previsione i due vivranno un pericoloso coinvolgimento destinato a sfociare in tragedia.
Il regista sceglie di raccontare i rapporti inscenati attraverso uno stile asciutto ed efficace, allontanandosi dal tipico melodramma del cinema cinese. Ang Lee è un maestro nella rappresentazione del coinvolgimento, affettivo e sessuale, che prende il controllo dell’intera storia. Come la povera Wong Chia Chi, anche lo spettatore sarà vittima del fascino del signor Lee, interpretato da un superlativo Tony Leung. L’atmosfera generale del film sottolinea la mancanza di confine tra quelli che si vorrebbero opposti sotto punti di vista e visioni del mondo. Il racconto diviene un pretesto per mostrare le ragioni dei vincitori come quelle dei vinti, senza alcun giudizio morale. Opera esalta anche dalle bellissime scenografie e dagli incantevoli costumi, accompagnati da una colonna sonora coinvolgente. Lussuria – Seduzione e tradimento è il nuovo che avanza dall’Asia e che piacevolmente ci travolge.
La battaglia dei tre regni (2008, John Woo) – Film cinesi da vedere
La battaglia dei tre regni segna il ritorno di John Woo in Asia, che aveva dichiarato l’intenzione di girare Il gladiatore in versione cinese. Il film è ispirato a un classico della letteratura cinese. La storia prende infatti le mosse dal tentativo del signore della guerra Cao Cao di estendere il suo dominio su tutto il paese, scontrandosi così contro i sovrani Sun Quan e Liu Bei. Lontano dal cinema d’essai del primo Zhang Yimou e di Chen Kaige, John Woo dà vita a un film che non ha nulla da invidiare ai recenti kolossal storici hollywoodiani, per budget, dimensioni e cura del processo produttivo. Il regista si immette nella nuova ondata del cinema storico cinese, rifuggendo l’impostazione di denuncia, a favore di un intrattenimento tutto basato sulla grandiosità delle sequenze d’azione.
Si può notare chiaramente la mano del regista di The Killer, dai personaggi ben delineati e portatori di sentimenti forti e basilari, fino all’atmosfera melò che strappa sorrisi allo spettatore occidentale. Gli attori sembrano entrare tutti con naturalezza nei rispettivi ruoli. Vicky Zhao è perfetta per il ruolo chiave, Tony Leung e Takeshi Kaneshiro sono credibili e coinvolgenti. Il pubblico occidentale ha goduto di una versione sintetizzata della durata di due ore, invece delle quattro uscite per il pubblico asiatico. Nonostante tutto, l’operazione di sintesi risulta in un film compatto e coerente, espressione di un’idea di kolossal fino ad allora impensabile in un contesto diverso da quello hollywoodiano. John Woo ritrova sé stesso dopo la deludente parentesi americana e trova una nuova dimensione produttiva, lanciando il cinema cinese verso nuovi lidi.
City of Life and Death (2009, Lu Chuan) – Film cinesi
Tra i film cinesi da vedere non possiamo non menzionare la coraggiosa opera di Lu Chuan, City of Life and Death, rievocazione dell’ignominiosa strage di Nanchino. Per lunghi tratti, il film ricorda lo Schindler’s List di spielberghiana memoria, rientrando nel novero degli affreschi antimilitaristi che hanno segnato la storia del cinema. Il film porta alla luce una cicatrice ancora lancinante per il popolo cinese, attraverso il punto di vista del soldato giapponese Kadokawa (Hideo Nakaizumi). L’opera di Lu Chuan si rende protagonista di un disperato urlo di dolore, ma anche dello sguardo compassionevole e umanista grazie al quale si riesce a rintracciare una soffocata speranza. City of Life and Death è un’opera capace di colpire lo spettatore e di fargli prendere coscienza nel peggiore dei modi di quanto la propria verità sia fatta sì di morte, ma anche di un’insopprimibile forza vitale.
Il film si affida quasi interamente alla presenza fragorosa dei corpi, dei gesti e dei volti disperati, diventando quasi un esperimento onirico-simbolico. L’atmosfera è quella di uno scenario post-apocalittico, che fa da sfondo a una tragedia soprattutto esistenziale, lasciando in secondo piano la connotazione storica e politica. Allontanandosi dalla tradizionale retorica anti-nipponica, Lu Chuan decide di affrontare con sincerità tutto l’orrore di un evento non ancora rimosso nella memoria collettiva del popolo. Per tutti questi motivi, City of Life and Death è tra i migliori film cinesi da vedere della storia cinematografica del paese.