Baki: recensione della terza parte dell’anime disponibile su Netflix
Ritornano i muscoli, la forza e i macabri scontri all'ultimo sangue
Il 4 Giugno è uscita su Netflix la terza parte dell’anime Baki, di cui vi presentiamo qui di seguito la recensione. Questo anime è caratterizzato da combattimenti, forza bruta, scene cruente e tanto sangue. Dal 25 Giugno 2018 Netflix ha iniziato a serializzarlo e proprio per queste sue caratteristiche lo ha vietato ai minori di quattordici anni. Prima di parlare della nuova parte occorre però sottolineare alcune caratteristiche del prodotto che potrebbero aver sollevato dubbi. Già dal primo episodio della prima parte si fa riferimento ad eventi abbastanza importanti accaduti in passato. Chi si avvicina a questa serie per la prima volta potrebbe restarne confuso, tanto da chiedersi se non abbia sbagliato ordine in cui guardare gli episodi. In realtà esiste un’altra serie del 2001 che tratta quegli eventi che vengono spesso citati nei flashback.
Va aggiunto inoltre che il manga è ancora in produzione, dal 1999 ad oggi sono stati serializzati 137 volumi che vanno a formare tre archi narrativi. Il primo è stato animato nel 2001, mentre quelli che vediamo in versione anime su Netflix sono il secondo e il terzo. Con questa terza parte si aggiungono altri tredici episodi ai ventisei già presenti. Come sempre la qualità offerta dallo studio TMS è impeccabile. Va ricordato che è lo stesso studio che ha prodotto tutte le serie di Lupin III, Dr. Stone e Tower of God.
Indice
Una trama rigida – Baki la recensione
Come si era conclusa la seconda parte? La sfida contro gli spietati praticanti di arti marziali evasi di prigione era giunta al culmine. Baki era diventato più potente grazie alla relazione con la sua fidanzata Kozue. Ma nonostante ciò, la forza non basta nello scontro contro Yanagi, Baki viene infatti avvelenato da quest’ultimo. L’unico modo per guarire e sopravvivere è partecipare al torneo centenario che si svolge in Cina. Con queste premesse inizia la terza parte dell’anime che nel giro di pochissimo entra nel vivo. Il primo scontro del torneo che viene mostrato è quello dell’uomo più forte del mondo, nonché padre di Baki. Un po’ a sorpresa e senza dare troppe spiegazioni Baki dopo il suo primo incontro guarisce dal veleno.
Nel frattempo questa sanguinaria competizione si trasforma in uno scontro di fazioni fra lottatori della Cina e sfidanti di altri paesi. Inutile dire a favore di chi sia il risultato finale di questi scontri cruenti. Al termine del torneo nonostante alcune avversità e nuovi sfidanti, Baki ha un solo obbiettivo: scontrarsi e sconfiggere l’uomo più forte del mondo, suo padre. Non ci sono state sorprese. Chiunque segua questo anime probabilmente si aspettava esattamente quello che è successo in questa terza parte. E forse questo è uno degli aspetti più deludenti, che conferma la piattezza costante della trama. C’è da dire però che in questi nuovi episodi sono stati comunque aggiunti alcuni nuovi personaggi e quelli già noti sono stati approfonditi. Una vera e propria nota di merito visto che nelle parti precedenti i personaggi presentati avevano creato un discreto caos.
Una profondità superficiale – Baki la recensione
Quest’anime andrebbe guardato per i combattimenti e la crudezza con cui vengono rappresentati. Cercare significati profondi e qualche insegnamento è davvero difficile. Provare a vedere della profondità nella storia vuol dire rovinarsi anche gli aspetti positivi. Purtroppo la trama di Baki vuole presentare sia un ampio ventaglio di personaggi, sia dare qualche insegnamento. In nessuno di questi due casi la storia riesce ad esprimere qualcosa. I personaggi anche se approfonditi rimangono comunque delle caricature stereotipate. Inoltre che siano antagonisti o protagonisti, la loro morale sarà sempre dubbia, discutibile e poco approfondita. Con una costruzione del genere, qualsiasi insegnamento che si cerca di far passare attraverso i personaggi risulta nullo. Molto spesso anzi la morale risulta opposta a ciò che si vuole trasmettere.
Prendiamo il caso del personaggio di Kozue, la fidanzata di Baki. Si cerca in tutti i modi di farla passare per un personaggio forte, che sostiene il suo amato e che anche senza forza fisica gli tiene testa. Il risultato che in realtà si ottiene invece è quello di una ragazza che non sa esattamente quello che vuole e che il più delle volte non capisce le motivazioni altrui. Va inoltre aggiunto che nonostante i tentativi di dare profondi significati sull’amorea farla da padrone in ques’opera è il sessismo. Per citare solo alcuni esempi: Kozue è l’unico personaggio donna che appare, ci sono una serie di battute infelici rivolte a lei ed inoltre è stata caratterizzata in modo davvero debole. Limitarsi solo ai combattimenti, definendo meglio i personaggi ed approfondirli di più avrebbe sicuramente garantito punti in più all’opera.
Il comparto tecnico – Baki la recensione
Baki è un prodotto d’azione “ignorante”, dove la violenza e i combattimenti sovrastano tutto il resto. Ed è con quest’ottica che bisogna avvicinarsi alla visione della serie. Questo perché le scene splatter e ai limiti dell’assurdo sono frequenti tanto quanto i dialoghi. Bisogna quindi guardarlo nella giusta prospettiva. Il misto fra disegni e CGI rende la visione abbastanza godibile. Molto d’impatto e impressionanti le scene cruente che mostrano ferite, mutilazioni, muscoli, ossa e sangue. Questa accuratezza nei particolari macabri è il principale motivo per cui il prodotto è vietato ai minori di quattordici anni. Come sempre si tende ad abusare della CGI e alcune scene di lotta risultano un po’ confuse e legnose.
Altrettanto criticabile l’anatomia corporea. Non solo i fisici sono sbilanciati, ma i personaggi di contorno privi di muscoli e forza sembrano tutti uguali. Più gli episodi si sviluppano e proseguono, più i muscoli di ogni singolo personaggio lievitano. In questa terza parte alle volte si ha l’idea di osservare dei titani dal corpo gigante e con la testa rimpicciolita. Apprezzato il fatto che questo adattamento animato rispetti la somiglianza voluta dei vari lottatori, con wrestler e atleti reali. Altrettanto degna di merito la riduzione degli spazi dedicati alla voce narrante fuori campo e ai flashback. In questo modo l’opera è diventata più scorrevole e meno confusionaria delle parti precedenti.
Considerazioni finali – Baki la recensione
Baki è un tentativo di riportare alla ribalta il genere dei manga Spokon, nella speranza di seguire le orme di grandi esponenti del settore come Street fighter, Tekken o Fatal fury. Purtroppo però la serietà con cui questo prodotto cerca il successo lo fa inciampare spesso nella superficialità e anche nel ridicolo. Le massime della lotta e il credo di vivere per vincere diventano argomentazioni e motivazioni troppo deboli. La trama più avanza e più diventa banale e facilmente intuibile. I colpi di scena sono nulli e quei pochi mostrano eventi già previsti. Inoltre la costante tendenza a focalizzarsi su più personaggi senza terminare l’arco dei precedenti tende a confondere lo spettatore.
Nonostante nella terza parte questi difetti si attenuino, la storia continua a non svilupparsi come dovrebbe. Baki il vero protagonista in molti episodi non appare nemmeno e si perde tempo con sottotrame poco accattivanti. Come spesso accade il finale è aperto e lascia intendere un continuo. Probabilmente verranno riproposte situazioni già vissute nelle precedenti parti. Si spera però che vengano ulteriormente limati gli aspetti confusionari e che magari si possa avere una maggior profondità.
Baki
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Sviluppi più chiari delle precedenti parti
- Realismo impressionante nelle scene cruente
Lati negativi
- Trama prevedibile
- Personaggi piatti e stereotipati
- Anatomia ai limiti dell'assurdo