Intervista ad Andrea Scardigno: nel cast del film La Grande Guerra del Salento di Marco Pollini
La Grande Guerra del Salento è il nuovo film di Marco Pollini tratto dall’omonimo libro di Bruno Contini. La vicenda è ambientata tra il 1948 e 1949 e segue la storia di Antonio, il primo italiano a morire per una partita di calcio. Antonio, un giovane di Supersano, fu ucciso durante gli scontri avvenuti dopo la partita tra Ruffano e Supersano.
Proprio nel periodo in cui l’Italia sta uscendo a fatica dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, nell’assolato Salento si scatena un altro conflitto: quello tra le cittadine di Supersano e Ruffano. Tra delirio di onnipotenza, errata convinzione di potersi permettere qualunque azione e follia collettiva, ad acuire ancora di più l’acerrima rivalità sarà una partita di calcio, che farà da contorno alle questioni in sospeso tra gli abitanti. Nel cast, troviamo anche Andrea Scardigno che incontra Film Post per un’intervista intensa sulla sua esperienza nella pellicola di Marco Pollini.
Intervista ad Andrea Scardigno
Sei nel cast de La Grande Guerra del Salento. Come descriveresti il tuo personaggio?
Sergio, Il personaggio che interpreto in questa pellicola, è un giovane reduce di guerra colmo di conflitti interiori. Sergio patisce la giovinezza spezzata dalla guerra, oltretutto una volta fatto ritorno nel suo piccolo paese salentino, Ruffano, viene abbandonato dalla sua fidanzata. I ricordi orribili della guerra e l’abbandono sentimentale, crescono dentro di lui come veleno durante gli anni del dopoguerra e lo mutano in un uomo violento, pieno d’odio e rancore. Trova così rifugio negli scontri fra tifoserie ed azioni violente per placare il suo travaglio interiore. Ma Sergio non è esclusivamente cattiveria pura, posso affermare di aver trovato in lui note di fragilità, bisogno d’amore, debolezza, necessità di essere accettato e insicurezza, caratteristiche generate dalle vicende esistenziali che hanno devastato interiormente questo personaggio.
Cosa ti ha colpito maggiormente del tuo personaggio? Quali sono gli aspetti del suo carattere che credi che possano assomigliarti?
Ho accettato questo ruolo senza pensarci un istante, avrei accettato con meno entusiasmo un ruolo da “buono”. Da attore, amo entrare e comprendere le tenebre che spingono un uomo a commettere atti malvagi, amo dare una giustificazione e studiare la psicologia più profonda di individui violenti e sforzarmi di capire le loro motivazioni. Durante lo studio spesso chiedevo al mio personaggio: ”Sergio, ma perché continui a commettere azioni così orribili?”. Per darmi una risposta leggevo la sceneggiatura più e più volte fino a comprendere il motore interiore del mio personaggio: Sergio tornato dalla guerra e abbandonato dall’amore non aveva più nulla da perdere, aveva una zavorra pesantissima da reggere dopo il conflitto bellico e uno schiaffone sentimentale che probabilmente non avrebbe mai accettato. E’ un lupo solitario ferito e senza speranze, un animale in fin di vita che mostra i denti, in fondo, per paura. Ecco, in questo mi sono sentito come lui e l’ho abbracciato come un fratello, perchè spesso mi sono trovato senza speranza, con la vita che mi colpiva da tutte le parti senza lasciarmi fiato scagliandomi al tappeto: è grazie a queste caratteristiche comuni che ho capito chi fosse Sergio e perché fosse così e sinceramente, sempre parlando in chiave artistica, è stato un onore dargli vita.
Come è stato lavorare sul set, diretto da Marco Pollini?
Il set allestito da Marco Pollini mi ha permesso di rivivere l’epoca del dopoguerra, oltretutto respirando al contempo aria di casa, dato che è stato girato tutto nella mia terra, il Salento. E’ stato estenuante per certi versi date le numerose scene di lotta che il mio personaggio aveva come da sceneggiatura, ma alla fine, ogni scena è stata portata a casa. Marco ha avuto la capacità di creare attorno a sé un ambiente favorevole e senza tensioni, dimostrandosi costantemente presente ma mai con invadenza, lasciando ampio spazio di espressione a tutti gli attori. Lo ringrazio per aver creduto in me e nelle mie capacità.
In che modo il regista ti ha aiutato a costruire il tuo ruolo?
Marco Pollini aveva notato fin dall’inizio l’attaccamento maniacale e morboso al mio personaggio, infatti lo vedevo soddisfatto fino a metà delle riprese. Ma ad un certo punto mi ha fatto capire che il personaggio di Sergio doveva mutare, non poteva rimanere sempre lo stesso per tutta la durata della pellicola. Con dei suggerimenti di aumento di intensità emotiva mi ha permesso di trovare ulteriori sfumature.
E cosa ami maggiormente di questa storia?
“La grande guerra del Salento” è un film basato su una storia vera. Sì, ci sono storie d’amore, ma è l’odio che vigeva in quegli anni narrati nel film, la storia si chiude con una tragedia che non è una tipologia di disastro umano chiuso, morto e sepolto in quegli anni, anzi, episodi del genere avvengono oggigiorno, spero che lo spettatore una volta uscito dalla sala ne esca modificato nell’animo non dimenticando mai che odio e violenza non hanno età. In questa storia c’è anche la caduta del patriarcato che amo come tema e il rifiuto del rigurgito fascista narrato nella pellicola.
Ad oggi, che significato dai alla parola “arte”?
Per me l’arte è l’espressione della meraviglia interiore che viene tradotta nell’estetica del suono, della parola, del visivo. Qualsiasi forma d’arte, modifica l’uomo e lo induce alla contemplazione spirituale per giorni, aiutandolo a crescere emotivamente e condividere se stesso con il prossimo e confrontarsi.
Quali sono le storie che vuoi raccontare e che ti rendono libero?
Il mio sogno è raccontare tramite un film o una serie, tematiche che riguardano disagi sociali che colpiscono molti, ma che pochi conoscono veramente. Sarei l’uomo più felice del mondo se dovessi recitare in un film che parli del disturbo bipolare, di altri disturbi psichici o di tossicodipendenze, senza usare la pietà come mezzo di divulgazione ma l’arte mischiata alla vera e propria informazione medica.
Quali sono i film e le serie che ami guardare?
Suburra, Romanzo criminale, Vikings, Non è un paese per vecchi, tutti i film di Quentin Tarantino e Kubrick, Non essere cattivo, Il cavaliere oscuro, Joker, Fight Club, American Psycho.
Crediti: VyP Talent Agency Valentina Calabrò