Blonde, Ana de Armas & Marilyn Monroe: lo sguardo maschile che disintegra le vite delle donne
Norma Jean, una bambina non amata da sua madre. Norma Jean, una bambina che non conosce suo padre. Norma Jean, sola e abbandonata. Poi arriva Marilyn Monroe, una seconda vita da cui ripartire, un nuovo inizio per tessere i fili di un’esistenza sbiadita. Marilyn Monroe sorride, é amata dal pubblico, é richiesta da tutti. Diventa l’icona sexy di un mondo intero. Ma cosa c’é dietro questa donna? Quali ferite, quali traumi, quali cocci rotti si nascondono dentro la sua anima sul punto di esplodere?
In Blonde, il regista Andrew Domink sceglie con crudezza, crudeltà e insistenza di compiere una vera e propria autopsia sul corpo di Norma/Marilyn. Lo fa, entrando nel suo utero per scoprire e analizzare tutte le ferite, gli accoltellamenti, le bombe atomiche che hanno contaminato e intossicato ogni suo organo, portandola ad un inevitabile morte.
Ana de Armas & Marilyn Monroe: in Blonde lo sguardo maschile disintegra le donne
Lo sguardo maschile si sente, si respira, si percepisce in ogni angolo del film. É voluto, é cercato, é continuamente presente. Perché? Avevamo bisogno di un altro film su una donna distrutta, diretto da un uomo e composto, pezzo per pezzo, dal suo sguardo? Forse sì, forse no. Ma quello che emerge, passo dopo passo, da questo racconto claustrofobico é l’azione di ogni uomo, le opinioni e i gesti degli infiniti uomini che disintegrano la vita di Norma Jean, uno dopo l’altro, con un’insistenza e una crudeltà esasperante, con cattiveria e indifferenza.
I volti che annegano e affossano Marilyn Monroe in un mare senza fondo sono mostrati come volti sbiaditi, deformati. In ogni inquadratura, quegli uomini sembrano di passaggio e diventano dei mostri con teste enormi e disgustose da non dover ricordare più. Una donna viene resa un oggetto, per tutta la sua vita. Viene ritenuta un pezzo di carne da assaggiare, cucinare e gettare. Una donna viene manipolata, sminuita, forzata e costretta, ogni singolo giorno, ad essere un fantasma, non padrona della sua esistenza.
Ana de Armas ed una performance devastante
In Blonde Ana de Armas, con il suo sguardo sempre presente, con la sua forza sempre sorprendente, racconta il modo in cui gli uomini trattano le donne, il modo in cui cercano di farle sparire in ogni istante. L’attrice, con una performance straziante e commovente, consegna agli spettatori il ritratto di una donna dispersa, appesa ad un filo, disorientata, in gabbia, sempre sul punto di urlare, arrabbiarsi, rompersi. Eppure non ha abbastanza fiato in gola per poterlo farlo: non le é permesso urlare come vorrebbe. Consegna silenzi, lacrime, oppressione, dolore. Non puoi salvarla Marilyn. Non puoi salvarla Norma. Non puoi sottrarla al suo destino di donna.
Quello che succede a Marilyn Monroe e a Norma Jean in Blonde é una corsa veloce e aggressiva che porta ad un incidente mortale, é quello che succede a molte donne nel mondo, ogni giorno. Ancora e ancora. Anche quando ti sembra che certe cose non possano accadere a te.
Lo sguardo maschile di Andrew Dominik é volutamente posto come lo sguardo di tutti gli uomini che non vogliono dare spazio, tempo e potere alle donne e ai loro talenti. Giusto o no, questo film non é irrispettoso nei confronti della vita di una delle star di Hollywood più volute e amate. Ma è un film che vuole essere e diventare una critica sociale netta e decisa, provocante ed esaustiva sulla distruzione di Marilyn Monroe. Sì, vengono condannati tutti gli uomini che hanno accompagnato con mano Norma Jean verso la morte. Si sentiranno tutti colpevoli dopo la visione di questo film. E anche noi, proprio noi, ci sentiremo più sporchi.