Bones and All, Luca Guadagnino: “Non voglio scioccare il pubblico”
Luca Guadagnino su Bones and All: "Spero che il pubblico non lo rifiuti come provocazione"
Bones and All (qui il trailer) è senza ombra di dubbio uno dei film più attesi della prossima Mostra del Cinema di Venezia, che si terrà al Lido tra il 31 agosto e il 10 settembre. Luca Guadagnino torna in laguna con l’adattamento dell’omonimo romanzo di Camille DeAngelis e con Timothée Chalamet e Taylor Russell come coppia protagonista di una storia d’amore cannibale il cui interesse principale, per il regista, non è mai stato “il valore scioccante”. Fanno parte del cast anche Mark Rylance, Michael Stuhlbarg, Chloë Sevigny e David Gordon Green. Firma lo script David Kajganic, lo sceneggiatore che ha già collaborato con Guadagnino per il suo Suspiria. Il film debutterà a Venezia per poi arrivare al cinema il prossimo novembre. Nel corso di un’intervista con Deadline Guadagnino ha riflettuto sul genere horror per poi andare più a fondo della sua personale visione e di quello che, per lui, è il valore del suo Bones and All.
Luca Guadagnino su Bones and All: “Spero che il pubblico non lo rifiuti come provocazione”
“Credo che Suspiria fosse fortemente provocatorio” ha raccontato Luca Guadagnino a Deadline. “Credo che invece questo sia molto più pacato nella sua essenza. La mia speranza è quella che il pubblico non rifiuti il film come una provocazione perché ha a che fare col tabù del cannibalismo. Con Bones and All non sono mai stato interessato al valore scioccante, è una cosa che odio. Ero interessato a queste persone. Ho compreso la loro lotta morale in maniera profonda. Ho capito costa stava succedendo loro. Non sono qui per giudicare nessuno. Puoi fare un film sui cannibali se sei lì con loro nel tormento e non sfrutti l’argomento del cannibalismo come uno strumento per veicolare orrore”. Il regista di Call me by your name ha poi esteso la riflessione al cinema horror in generale per chiarire la sua posizione.
“Non aprite quella porta non è un film horror. È un ritratto devastante dell’America da parte di un cineasta che è un vero e proprio maestro. Anche il secondo capitolo – che io amo allo stesso modo – non è un film horror; è una satira su Ronald Reagan. L’esorcista è un dramma familiare, non è un film horror. Riguarda la maternità e cosa c’è di così alieno in questo? Il film horror come genere è meno interessante perché gioca con un sistema di regole limitato e l’iterazione di queste regole può essere divertente sei vuoi una giornata senza pensieri da passare al cinema coi pop corn a guardare Final Destination. O può essere un’esperienza potente o ancora quella di un grande intellettuale che riflette su quel sistema di regole, come Kubrick con Shining. Ma principalmente si tratta di ripetizione”. Cliccate qui per leggere quali sono, insieme a Bones and All i film più attesi dalla prossima mostra del cinema di Venezia.