Dahmer: quanto c’è di vero e quanto di finzione nella serie Netflix di Ryan Murphy?

Riprendiamo alcuni dei punti principali nella serie tv e scopriamo quanto c'è di vero e quanto, invece, appartiene alla finzione

Al momento in cui scriviamo, Dahmer – Mostro: La vera storia di Jeffrey Dahmer (qui la nostra recensione) è ancora salda al primo posto delle serie tv più viste su Netflix. Creata da Ryan Murphy ed Ian Brenner, la serie articolata in 10 episodi scandaglia la terribile storia vera del Cannibale di Milwaukee indagandola principalmente da un punto di vista esterno, senza assumere mai quello del serial killer protagonista interpretato da Evan Peters. Dopo i primi episodi incentrati principalmente sull’infanzia e adolescenza di Jeffrey Dahmer, Mostro si concentra sulle vittime del killer e sugli errori commessi dalla polizia di Milwaukee, spesso sorda e cieca davanti ai campanelli di allarme e alle continue segnalazioni da parte dei vicini di casa dell’uomo che si è macchiato di 17 delitti aggravati da pratiche agghiaccianti quali necrofilia, violenza sessuale e cannibalismo.

Nonostante i creatori, Evan Peters e in generale la produzione della serie tv abbiano negato fermamente alcun intento di aver cavalcato in qualche modo il dolore dei parenti delle vittime di Jeffrey Dahmer, non sono mancate prese di posizione forti da parte di alcuni dei familiari di coloro che hanno perso la vita per mano del Mostro di Milwaukee. Come riporta IndieWire, ad esempio, Eric Perry – cugino di Errol Lindsey – ha avuto la percezione che la serie abbia parzialmente fallito nel compito di onorare le vittime del serial killer. Ma stando ai fatti, quanto c’è di vero in Dahmer? E quanto, invece, rientra nel territorio della finzione? Riprendiamo nel nostro articolo alcuni dei punti principali della storia.

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Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer. Prospect Films, Ryan Murphy Productions

Cassandra – Quanto c’è di vero nel personaggio della vicina di casa Glenda Cleveland?

Il personaggio di Glenda Cleveland, interpretato da Niecy Nash, è centrale lungo tutta la narrazione. Nella serie, Glenda è la vicina di casa di Dahmer e la vediamo ripetutamente lanciare allarmi alla polizia affinché le forze dell’ordine facciano luce su quel che succede nell’appartamento accanto al suo. Come una vera e propria Cassandra, Glenda rimane inascoltata per buona parte della storia, nonostante il suo impegno costante e la sua determinazione. Glenda Cleveland è a tutti gli effetti un personaggio reale, ma la serie si prende nel tracciare la sua storyline alcune libertà. Nella realtà Glenda non viveva nell’appartamento accanto a Dahmer, ma in una palazzina poco distante. Il personaggio è quindi frutto di diverse istanze: la vera Glenda Cleveland e l’effettiva vicina di casa del killer, Pamela Bass. Nella realtà è stata proprio Pamela a sentire sinistri rumori e odori nauseanti provenire dall’appartamento vicino al suo. Glenda ha invece assistito in prima persona allo straziante tentativo di fuga da parte di una delle vittime più giovani di Dahmer, il quattordicenne Konerak Sintasomphone.

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Dahmer – Mostro. La storia di Jeffrey Dahmer. Prospect Films, Ryan Murphy Productions

Konerak Sintasomphone – Dahmer tra realtà e finzione

La storia di Konerak Sintasomphone, una delle vittime più giovani di Jeffrey Dahmer, è una delle più tragiche, delle più agghiaccianti e disturbanti. Nella serie vediamo il serial killer sperimentare sul giovane laotiano (interpretato da Kieran Tamondong) l’orribile metodo che sfruttava per trasformare le sue vittime in “zombie”. Metodo che consisteva nel praticare un foro nel cranio delle vittime e riempirlo di acido idrocloridrico. Su Konerak la disgustosa pratica non è, in un primo momento, del tutto efficace e quando Dahmer si allontana dal ragazzo – che aveva appena 14 anni – per uscire a comprare da bere, lo ritrova in stato confusionale per strada, insieme ai due poliziotti chiamati da Glenda Cleveland. Riesce a convincere gli agenti che Konerak è il suo fidanzato e così il giovane viene riportato nell’appartamento del suo carnefice.

Lì il killer inietta altro acido nel cranio del ragazzo, che muore poco dopo. Purtroppo, la rappresentazione della storia di Konerak corrisponde alla realtà dei fatti. Rientra nell’ambito della finzione, invece, il trattamento ricevuto dai due agenti intervenuti sul caso del giovane laotiano. Nella serie vediamo i poliziotti chiamati sul posto da Glenda ricevere il riconoscimento di agente dell’anno, quando nella realtà i due sono stati sospesi fino al 1994 a causa di una condotta che sarebbe riduttivo etichettare come superficiale.

Cosa è successo davvero a Tony Hughes?

Tony Hughes è al centro del sesto episodio della serie Netflix. Nella puntata assistiamo al primo incontro tra Dahmer e Tony e, col procedere della storia, abbiamo l’impressione che il killer provi un vero sentimento di affetto nei confronti del 31enne non udente. I due si frequentano per un periodo di tempo e, parallelamente, abbiamo modo di conoscere abbastanza da vicino la famiglia di Hughes e la madre in particolare. Jeffrey Dahmer uccide Tony dopo la prima notte passata insieme e l’anno in cui avviene il tutto è il 1991. Nella realtà i due si conoscono nel 1989 e, nella sua confessione, il serial killer dichiara di non aver mai conosciuto Tony prima della notte dell’omicidio.

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Dahmer – Mostro. La storia di Jeffrey Dahmer. Prospect Films, Ryan Murphy Productions

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