Evangeline Lilly umiliata sul set di Lost: i produttori si scusano
La vicenda riapre il dibattito sulle molestie nel mondo dell'intrattenimento
Nuovo giro, nuova polemica. Nel podcast The Lost Boys (via Entertainment Weekly), Evangeline Lilly ha ammesso che ai tempi di Lost (serie cult nella quale l’attrice recitava nel personaggio di Kate) era stata obbligata a girare scene parzialmente nuda e come questo fatto l’abbia fortemente mortificata. La donna si è espressa nel seguente modo:
“Nella terza stagione, ho avuto una brutta esperienza sul set con il fatto di essere praticamente costretta a fare una scena parzialmente nuda, e non ho avuto alcuna possibilità di scelta in merito. Ed ero umiliata, una volta finita la scena stavo tremando. Avevo le lacrime agli occhi e ho dovuto continuare a girare una scena molto forte da quel momento in poi. Così ho poi detto: ‘Questo è tutto, non lo farò più. Potete scrivere quello che volete, ma io non lo farò. Non mi toglierò mai più i miei vestiti in questo show. E non l’ho fatto.”
Dopodichè ha anche aggiunto, concludendo:
“Non penso che ci sia qualcosa di sbagliato nella nudità, è che non sento di essere a mio agio e al sicuro. Sono fortunata, sono in una posizione privilegiata perché posso essere schizzinosa nelle scelte. Ma le donne che stanno combattendo per entrare nel settore non sanno come orientarsi…”
Le reazioni alla rivelazione
“Nessuna persona dovrebbe sentirsi insicura sul proprio posto di lavoro.”:
Con queste parole i produttori esecutivi di Lost J. J Abrams, Damon Lindelof, Jack Bender e Carlton Cuse si sono scusati per l’esperienza che Evangeline Lilly ha raccontato. Le scuse sono arrivate e sarebbe naturale empatizzare con l’attrice che ha subito una violenza personale, ma online si leggono già discussioni…
Un pensiero
Come avevamo già chiarito in un nostro video (che potete vedere qui) su questioni del genere bisogna andarci con i proverbiali “piedi di piombo”. Le cose sono complesse e le variabili tante. Però permetteteci una riflessione. La frase che più frequentemente, purtroppo, si legge è: “Beh, se non avesse voluto avrebbe potuto andarsene e rifiutare.” In questi ultimi mesi in seguito agli scandali legati a grandi personalità e nomi di Hollywood come Harvey Weinstein o Kevin Spacey è capitato spesso che alla vittima si biasimasse la volontà, in realtà, di subire quella violenza; denunciare successivamente il fatto, insieme ad altri attori e attrici, dunque, sarebbe solamente un “aggregarsi al carro”.
I punti da considerare sono molti, anzi, troppi, ma in seguito a vicende che toccano non solo Hollywood e posti lontani, ma che sono ben presenti e radicati anche qui in Italia (come ad esempio quella legata al regista Fausto Brizzi), l’importanza va data all’idea che la persona si forma della notizia. Partendo dal presupposto che l’effettivo avvenimento o meno delle azioni imputate debbano essere lasciate ad una Corte di Giustizia (e l’esempio di Brizzi, scagionato recentemente ne è testimone), non si può continuare ad attaccare le vittime invece dei carnefici.
Sarebbe facile, da fuori, dire: “Sì ma io avrei fatto così.” senza rendersi conto che, nella maggior parte dei casi, non esiste davvero una vera e propria scelta, come ha ben spiegato l’attore Terry Crews (lui stesso molestato) davanti a membri del Senato degli Stati Uniti d’America. Rifiutare un’avance, una proposta scomoda, fuggire da una molestia è a volte possibile, ma significare perdere quasi sicuramente una qualunque carriera nel business per sempre.
Per concludere, il percorso è ancora estremamente lungo e difficile, ma sicuramente il primo passo DEVE essere quello di smetterla di giudicare un qualunque estraneo senza essere riusciti, nemmeno per un attimo, ad empatizzare con lui.