Francis Ford Coppola al Cinema Ritrovato: la master class del regista

Il regista de Il Padrino e di Apocalipse Now al Cinema Ritrovato di Bologna parla di passato e futuro del cinema

Francis Ford Coppola Cinema Ritrovato. Bologna si conferma ancora una volta un polo cinematografico unico in Italia. Dopo il Biografilm Festival, sotto le stelle di Piazza Maggiore infatti prende vita la trentatreesima edizione di un altro festival altrettanto importante: Il Cinema Ritrovatocurato dalla Cineteca di Bologna. 500 titoli, numerosi eventi, conversazioni, presentazioni e tanti, tanti film restaurati. Questo  il programma di un festival che ha fatto del restauro il suo cavallo di battaglia soprattutto grazie a una ricca gamma di proposte e collaborazioni che riportano alla luce centinaia di capolavori, ritrovati nella loro originalità. Tuttavia il fiore all’occhiello del Festival sono sicuramente gli ospiti. Erano presenti a Bologna, ospiti del festival Nicolas Winding Refn, Francis Ford Coppola, Jane Campion, Marco Bellocchio e molti altri.

Fra tutti gli incontri ricordiamo qui la master class di Francis Ford Coppola. Il regista presa confidenza col pubblico si apre e si mostra nella sua incredibile umanità: un uomo modesto e umile che rifiuta il titolo di maestro, anzi si considera uno studente ancora desideroso di imparare cosa sia il cinema. Il suo è un approccio sperimentale, curioso e rispettoso di quelle che sono le nuove potenzialità del cinema; è per questo motivo che il suo modo di parlare risulta così interessante per pubblico e addetti ai lavori.

Indice

Le origini e l’approccio al mondo del cinema – Francis Ford Coppola al Cinema Ritrovato

Affiancato da Gianluca Farinelli, direttore della cineteca e da Paolo Mereghetti, autore dell’omonimo dizionario, Coppola si racconta al pubblico partendo dalle sue origini.

La mia famiglia italo-americana coltivava due grandi passioni: mio padre era un eccellente musicista classico […] mio nonno era appassionato di tecnologia e scienza […].
Credo che il cinema sia venuto fuori dalla combinazione di musica e tecnologia.
Mio fratello era bravissimo a scuola, molto più di me. Desideravo però diventare un fisico nucleare come Enrico Fermi. Dopo diversi tentativi fallimentari è stato mio padre a convincermi che non era la mia strada e che avrei dovuto fare qualcosa di diverso.

Coppola, dopo queste parole, non esita a rivelare il suo approccio con il cinema.

Sono del 1939, la mia generazione è vissuta tra due tendenze forti.
C’era il cinema hollywoodiano tradizionale, con i grandi Studi della California. Io e i miei fratelli andavamo a vedere i film di Billy Wilder o John Huston e ne eravamo impressionati.
Poi c’era il cinema nuovo, europeo e giapponese. In particolare dopo la Seconda guerra mondiale cominciarono ad arrivare film dall’Italia: Rossellini, Fellini, Antonioni, Germi e anche quelli furono una sorpresa, perché a differenza di quelli hollywoodiani erano più personali, dedicati a questioni sociali. Essere ibrido, un italo-americano, ha influenzato anche la mia carriera da cineasta.

Alla domanda su chi sia stato il regista che più lo ha ispirato, Coppola ha solo un nome in mente: Roger Corman.

Sono stato fortunato perché ero uno studente povero, vivevo con poco più di un dollaro al giorno. Affiancai Corman sul set di un film russo: mentì sul fatto che capivo la lingua perché avevo bisogno di un lavoro. Diventai suo assistente e imparai da lui tutto quello che si poteva sapere su come fare un film senza avere praticamente soldi.

Il Padrino

Passati più di trenta minuti, si arriva finalmente a parlare de Il Padrino, uno dei momenti più attesi dal pubblico. Mereghetti chiede al regista quale sia stato il motivo che ha portato la Paramount a scegliere proprio lui per dirigere il film diventato poi un cult senza tempo.

Il Padrino non doveva essere un film particolarmente importante, il budget iniziale era basso, circa 2 milioni di dollari e la Paramount non era sicura sull’esito. La scelta è ricaduta su un regista italo-americano perché la casa di produzione temeva risentimenti da parte di quella comunità che nel frattempo era diventata influente negli Stati Uniti (la Bank of America, ad esempio, era nelle mani di un genovese).
Volevano un regista giovane (su cui poter far ricadere la colpa in caso di fallimento) pensando di gestire facilmente qualcuno senza esperienza. Io in fondo tutto sommato avevo una buona reputazione, anche perché avevo scritto delle sceneggiature che erano piaciute.

Apocalypse Now

Non poteva mancare, poi, una domanda su Apocalypse Now, di cui il regista ha curato un nuovo montaggio inedito. Il Final Cut del film sarà distribuito infatti nelle sale in inverno, ma la stessa versione è stata trasmessa al Cinema Ritrovato, in anteprima per tutti gli appassionati.

Apocalypse Now è un viaggio strano e surreale, molto più di quanto pensassi quando ho iniziato a girarlo. Più prendeva forma più veniva fuori qualcosa di assurdo, dovevamo finirlo ma sembrava un’impresa impossibile. Era talmente strano che non poteva chiudersi con la classica battaglia finale. Prima che il film uscisse vennero pubblicati diversi articoli denigratori, dicendo che era un disastro. Io ero parecchio frustrato quindi a Cannes nel 1979 ho deciso di portarlo non finito ma nella versione work in progress. La Palma d’Oro in ex aequo è stata una sorpresa, a quel punto abbiamo deciso di concluderlo. I distributori però volevano che lo tagliassi e togliessi tutte le parti più strane e così ho fatto, ho tolto tantissimo. Fortunatamente al pubblico è piaciuto.

Due anni dopo mi trovavo in Inghilterra, stavano trasmettendo Apocalypse Now in tv. L’ho visto tutto ed è incredibile come cambiano le cose in due anni: improvvisamente non sembrava più così strano. I distributori allora mi hanno contattato dicendo di raggiungere le parti tagliate: il risultato, Apocalypse Now Redux è un film di 54 minuti più lungo. Per il quarantesimo anniversario del film ho cercato la lunghezza perfetta, un po’ di più dell’originale ma un po’ meno della versione Redux. Ho lasciato quindi quelle che credo siano le sequenze essenziali che rendono il film migliore. E poi in tutto, qualità del suono, delle musiche, delle immagini, Apocalypse Now – Final Cut sarà sorprendente.

Essere sé stessi nel cinema – Francis Ford Coppola al Cinema Ritrovato

Durante il momento dedicato alle domande, improvvisamente Coppola stesso pone una domanda al pubblico.

Ci sono degli studenti che vogliono fare cinema fra il pubblico?
Vorrei parlare con chi, qui dentro, vuole fare cinema sperando di dirvi cose che vi interessino. Mi è stato detto che questa era una master class, ma io non sono un maestro e voglio parlare agli studenti, come uno studente.

Detto questo un’orda di studenti si precipita davanti al regista per fargli delle domande. E lui risponde a tutti, parlando di regia, recitazione, tecnologia e scrittura. Su un punto, il grande regista sembra essere particolarmente categorico: chi sceglie di fare cinema, deve essere sé stesso.

È necessario essere personali, siamo tutti nati da due gameti, siamo tutti assolutamente unici. Come artista, quelle sono le tue risorse, sai che devi fare qualcosa di tuo, totalmente tuo, che si basi sui tuoi sentimenti o quello che sei. Molto spesso la gente dice:” mi piacerebbe fare qualcosa come ha fatto quel regista o quell’altro”. È fondamentale invece essere personali, l’ho ripetuto sempre ai miei figli. Loro hanno seguito la tradizione; tutti sono registi, ma tutti hanno fatto qualcosa di personale, che veniva dal loro cuore.

Certo bisogna collaborare molto, ma le risorse devono essere le tue, l’istinto deve essere tuo. Questo è difficile, l’istruzione cancella questi istinti, queste intuizioni. Non so se vi è mai capitato di vedere la foto di un bambino di tre anni, è sempre bellissima e non c’è eccezione. Bisogna cercare, come diceva Epicuro, di cancellare tutto quello che ci insegnano la scuola e la religione e di tornare ad essere unici.

Scrittura, idee e rapporto con gli attori – Francis Ford Coppola al Cinema Ritrovato

Ma come si può essere unici e avere delle idee che portino alla realizzazione di così grandi capolavori?

Le migliori idee vengono da una curiosità e non sai dove andranno. Io generalmente scrivo, anche solo un paragrafo, poi lo lascio lì, su carta. Non è ancora un’idea, è semplicemente qualcosa che mi ha colpito. Lasciandola lì, nel tempo cambia. Magari non cambia ma nel tempo cambi tu. Non spaventatevi, scrivete quello che sentite, perché quelle frasi si modificheranno e vi porteranno a un viaggio molto interessante.

Parlando di adattamenti cinematografici e di film tratti da libri, il discorso sembra essere lo stesso.

Dipende dal tuo gusto, quello che non ti piace buttalo via come se fossero dei fogli vecchi. Saranno poi quei fogli a pregarti di riprenderli. Li prenderai, li ributterai, alcuni rimarranno a terra per sempre, altri no ma non abbiate paura di buttare via ed eventualmente di recuperare.

Qual è il rapporto fra attore e regista? Come fa un regista ad ottenere una grande performance da un attore?

Il regista è solo “l’allenatore” dell’attore: deve essere sul set solo per aiutarlo e pensare a possibili suggerimenti. In The French Connection, Gene Hackman non sapeva come gestire il suo personaggio. Risolvemmo il problema la mattina dopo, quando lui immerse la ciambella nel caffè, l’addentò e la buttò via. In quel modo capì quale doveva essere il suo personaggio.

Tanta gente si meraviglia del fatto che i registi riescano a far fare ai loro attori delle grandi performances, in realtà non è vero. È l’attore che deve essere ispirato e dare il proprio meglio. Un altro consiglio: essere sempre accanto alla macchina da presa, perché indipendentemente da dove si trova la camera, il regista non deve andarsene via. Così l’attore lo vede meglio: in fondo l’attore recita per il regista.

Il passato come studente di teatro – Francis Ford Coppola al Cinema Ritrovato

Afferma Coppola ricordando i suoi giorni da studente di teatro.

Sono stato uno studente di teatro e mi piacciono le prove. Ritengo sia sempre un periodo creativo quello delle prove, mentre al cinema le prove si fanno poco spesso. Io ho sempre cercato di dedicare almeno cinque giorni alle prove. Non si tratta tanto di rileggere la sceneggiatura, ma creare un rapporto con gli attori, permettere loro di improvvisare, permettere a te stesso di conoscerli meglio, fare esercizi di teatro. Puoi dirgli che al personaggio piace questa o quella cosa, ma devi farli diventare quel personaggio a cui piacciono quelle cose. Nel caso di una coppia, quell’uomo e quella donna hanno dei ricordi, si sono amati, hanno litigato, ma l’attore non ha quei ricordi.

Così durante le prove il regista può aiutarli, facendo in modo che alla fine l’attore diventi il personaggio e a quel punto diventa facile per il regista dirigerlo, consentendogli di sentirsi nel personaggio anche ne minimi gesti. Quindi l’attore diventa personaggio, ma in ultima analisi è il personaggio a diventare l’attore, perché è l’attore che ti serve per fare il film e il fantasma del personaggio si trasforma nell’attore che riesci a dirigere. Un altro consiglio: l’improvvisazione deve essere reale e sensuale: mangiare cucinare, ballare, qualcosa di reale che sia più memorabile per chi improvvisa perché l’autore potrà beneficiarne di più.

Il futuro del cinema – Francis Ford Coppola al Cinema Ritrovato

Durante la master class, non si parla però solo di cinema che è stato ma anche del futuro. Francis Ford Coppola infatti aveva predetto l’arrivo del digitale negli anni 70′ e vedere la sua reazione all’arrivo di queste nuove tecnologie è molto interessante.

Sappiamo già che tutto sarà convertito e progettato in digitale, ma, ad esempio, mia figlia Sofia in questo momento sta girando un nuovo film e lo sta girando in pellicola. È il suo modo di fare parte dei 120 anni di cinema, quel cinema che ama così tanto. Molti registi la pensano come lei, in futuro però sarà possibile fare molte cose e prima o poi ci sarà qualcuno che si accorgerà che ci sono nuove tecnologie che permettono al cinema di volare. Immagino collaborazioni tra il cinema e i giochi online o la nascita del live cinema, film che sono un insieme di immagini in tempo reale.

Il regista infatti non sembra essere spaventato dai mutamenti tecnologici in atto. Infatti, quando uno studente gli domanda se il cinema potrebbe interagire con la realtà virtuale, estasiato lui risponde pieno di gioia:

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