House of the Dragon e Game of Thrones: quali sono le principali differenze? Parola allo showrunner
House of the Dragon sta per debuttare: Ryan Condal parla del rapporto fra il prequel spin-off e la serie originale
House of the Dragon debutterà lunedì 22 agosto in esclusiva su Sky e in streaming su NOW. L’appuntamento è fissato per ogni lunedì su Sky Atlantic, per 10 settimane, con programmazione in contemporanea alla messa in onda negli Stati Uniti (alle 3 del mattino da noi) in versione originale sottotitolata e in replica alle 22.15. Dal 29 agosto, poi, lo show arriverà nella versione doppiata in italiano alle 21.15. Manca davvero pochissimo quindi per scoprire cosa ci aspetta dalle serie spin-off prequel di Game of Thrones e una delle questioni più interessanti è proprio quella che riguarda le principali differenze con la serie originale. Parlando con Comicbook lo showrunner Ryan Condal ha parlato di questo aspetto concentrandosi soprattutto sul piano narrativo e ha discusso di quelle che sono state le difficoltà (ma anche i vantaggi) principali nel confronto con una serie che è stata una vera e propria pietra miliare nella storia della televisione.
“House of the Dragon sarà una storia più complessa”
“In tutta onesta credo che si tratti di una storia più complessa. Non credo che sareste potuti partire da qui. Credo che sia stato un vantaggio aver potuto appoggiarci saldamente sui benefici della serie originale e gettare la basi da lì” ha spiegato Ryan Condal a Comicbook parlando del rapporto tra House of the Dragon e Games of Thrones. “Ma se tornassimo indietro e ci fosse di nuovo la minaccia degli Estranei o un’oscura minaccia da lontano in Assahi o qualcosa del genere, saprebbe di qualcosa di già visto“. Una delle differenze principali sarà dunque quella che Condal stesso ha sintetizzato come la mancanza di una minaccia esistenziale. “Winter is coming” sarà dunque più che altro un ricordo nella mente dei fan della serie originale. Questa mitologia, questo simbolismo, dunque, non sarà presente sin dall’inizio, lasciando aperte molte possibilità.
“Credo che la cosa più avvincente qui sia raccontare una tragedia shakespeariana che non faccia affidamento su un grande male, un grande cattivo. Il grande male è già dentro sin dall’inizio. E cambia man mano che la storia prosegue, perché avrete la sensazione di trovarvi davanti a quello che prima è un eroe e poi diventa un cattivo e viceversa, mentre si svela la cronologia degli eventi. Quindi credo che sì, sia una storia più adulta”. Per far maggiore chiarezza, lo showrunner sfrutta poi un paragone con Star Wars. “Voglio dire, quel che dico sempre è che L’Impero colpisce ancora non avrebbe potuto esistere senza Una nuova speranza e la Morte Nera. L’Impero colpisce ancora è questo piccolo dramma familiare di questo gruppo di amici che fugge dall’Impero. E certamente, Darth Vader è sempre lì ma non come una minaccia incombente portata avanti per tutta la storia. Il risultato è un dramma interessantissimo. E un sacco di gente lo apprezza più dell’originale, ma non sarebbe potuto esistere senza Una nuova speranza”.