Il pianista: la commovente storia vera dietro il film di Roman Polanski
La vera storia di Wladyslaw Szpilman
Il pianista, film del 2002 diretto da Roman Polanski, è la pellicola che è valsa ad Adrien Brody un meritatissimo premio Oscar come Miglior attore protagonista. Palma d’Oro al Festival di Cannes, il film ha vinto nel 2003 anche come Miglior regia e sceneggiatura non originale agli Academy Awards a fronte di ben sette candidature. Racconta una storia vera, una delle più toccanti tra le molte raccontate nel corso della storia del Cinema e ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia è quella del compositore e pianista ebreo polacco Wladyslaw Szpilman e suo è il romanzo autobiografico da cui il film è tratto. Vediamo qui di seguito la commovente storia vera dietro Il pianista di Roman Polanski.
Wladyslaw Szpilman nasce Sosnowiecz, in Polonia, il 5 dicembre del 1911 da una famiglia ebrea di musicisti: il padre violinista e la madre pianista. Eredita la passione e il talento per il pianoforte proprio dalla madre che per prima gli impartisce lezioni di musica. Fin da piccolissimo Szpilman decide di dedicare la sua vita alla musica e studia prima all’Accademia Chopin di Varsavia e successivamente all’Accademia delle Arti di Berlino. Tornato a Varsavia dalla Germania nel 1935, suona il pianoforte per la radio polacca, compone opere sinfoniche, concerti per violino e orchestra e persino colonne sonore per film. L’attività così promettente di Wladyslaw Szpilman si interrompe bruscamente il 23 settembre del 1939 e sono proprio queste le vicende della storia vera dietro Il pianista di Roman Polanski.
La storia vera dietro Il pianista
Dopo l’occupazione nazista della Polonia, l’aviazione tedesca bombarda Varsavia e Szpilman viene rinchiuso nel ghetto della città insieme alla sua famiglia e a più di 400.000 ebrei. Szpilman e la sua famiglia vivevano in condizioni di estrema povertà, costretti a continui soprusi e violenze di ogni genere. Il destino della famiglia Szpilman è irrimediabilmente segnato quando viene decisa la deportazione nel campo di sterminio di Treblinka. Proprio come raccontato ne Il pianista di Roman Polanski, fu la musica a salvare Szpilman, che non smise mai di suonare nemmeno nei momenti più tragici e bui.
Un poliziotto del ghetto lo riconobbe dopo averlo visto esibirsi in un concerto e decise di non farlo salire sul treno destinato al campo di sterminio. I genitori di Wladyslaw, il fratello e le due sorelle non sopravvissero alla deportazione. Szpilman continuò a vivere nel ghetto di Varsavia fino al 1943 e successivamente nascondendosi in vari luoghi della città, fino a trovare rifugio in un edificio abbandonato. Lì venne trovato da un poliziotto della Wehrmacht, che regolarmente gli portò cibo e abiti per coprirsi. Dopo la guerra continuò a suonare per la radio polacca e a comporre. Nel 1986 smise di suonare per dedicarsi completamente alla composizione.