Intervista a Valentina Romani: dopo il successo di “Mare Fuori”, torna in TV con “Alfredino – Una storia italiana”
Valentina Romani ha, da poco, compiuto venticinque anni. Ma la sua carriera è costellata di progetti importanti che le hanno permesso di raccontare le giovani donne determinate e coraggiose del nostro tempo. Dopo aver interpretato, con grande credibilità ed attenzione, il ruolo di Naditza nella serie di successo Mare Fuori, diretta da Carmine Elia, l’attrice è nel cast della miniserie Sky Original “Alfredino – Una storia italiana“, diretta da Marco Pontecorvo e prodotta da Marco Belardi per Lotus Production. Il cast vanta nomi come Anna Foglietta, Vinicio Marchioni, Francesco Acquaroli, Beniamino Marcone, Giacomo Ferrara. Il progetto andrà in onda, in prima tv, con due appuntamenti: il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su NOW.
Così, Valentina Romani è pronta a raccontare una nuova e toccante storia. Nel corso degli anni, questa giovane attrice, dalla trasparenza evidente e dall’estrema professionalità, ha dimostrato di saper accogliere ed attraversare storie che pongono al centro gli esseri umani. Una donna, in continua evoluzione, che sperimenta e si incammina verso percorsi cinematografici e seriali di grande valore. Si definisce una ragazza ed un’attrice “senza filtri” e quando FilmPost la incontra, riconosce in lei la sincerità, la semplicità e la concretezza.
La nostra intervista a Valentina Romani
Hai definito il tuo personaggio coraggioso e sincero. In che modo hai costruito Laura nella miniserie Alfredino – Una storia italiana?
Laura ha una personalità forte. É una ragazza che ha fiducia nelle proprie capacità, nei propri studi e nelle proprie conoscenze. La geologia è una materia molto complessa. Ho cercato di informarmi il più possibile. Ho guardato i video che c’erano su YouTube di alcune immagini di repertorio, ho letto documenti. Quando è avvenuto il dramma di Vermicino, Laura Bortolani aveva venticinque anni, l’età che ho io oggi. Penso che sia stata una giovane donna molto coraggiosa nel modo di esporsi, nel dire la sua e nell’avere una grande fiducia in sé stessa. Non si è lasciata confondere, è rimasta sempre lucida in una circostanza in cui era possibile perdere la lucidità.
Inoltre, ho trovato questo personaggio molto sensibile. Raccontiamo la storia di esseri umani che cercano di salvare un’altra vita. Quando un essere umano cerca di salvare l’altro, c’è sempre qualcosa di molto profondo che emerge. Perché cercare di salvare una persona è un atto di altruismo, un atto eroico. Dico sempre che gli eroi non sono quelli che vincono sempre ma quelli che non si arrendono mai. Alfredino è stato il figlio ed il nipote di tanti italiani. Questa serie non vuole raccontare soltanto la drammaticità di ciò che è accaduto ma anche la potenza dell’unione. Da una tragedia del genere, sono nate cose importanti e belle come il Centro Rampi e la Protezione Civile.
Per raccontare una storia del genere, inevitabilmente, come interprete hai sentito una grande responsabilità. Quali domande ti sei posta affinché la narrazione si svolgesse nel modo più giusto possibile?
Questa storia merita di essere trattata con enorme rispetto. Durante quel dramma, la famiglia di Alfredino Rampi si è allargata, in un certo senso. Tutta l’Italia è diventata la famiglia Rampi, nel momento in cui si cercava di aiutare il bambino. Tutti gli italiani, all’epoca, hanno fatto il massimo per aiutarlo. Ho sentito, sin da subito, la responsabilità di ciò che dovevo raccontare attraverso il mio personaggio. Ho cercato di trattare la vicenda con rispetto ed onore. In questi anni di pandemia, abbiamo capito quanto sia importante avere la Protezione Civile che ci aiuti in momenti delicati e le Istituzioni che ci aiutino.
Sei tornata in TV con Mare Fuori, dove interpreti Naditza. A dirigerti c’è stato Carmine Elia, con cui avevi già lavorato ne La Porta Rossa. Credo che Elia sia un regista che pone molta attenzione agli attori, li ascolta e rende i loro personaggi visibilmente tangibili. Cosa ne pensi del suo modo di lavorare?
Carmine Elia è geniale. Lo considero un ottimo direttore d’orchestra. Ha un carattere coinvolgente e contagioso. É una persona energica che ama il lavoro che fa. Quando ti capita di essere su un set in cui il regista ama così tanto il suo mestiere, non ti sembra di lavorare. Ti lasci guidare da questa passione incredibile, da questa fame di bellezza che non ti fa sentire mai stanca perché lavori con entusiasmo. Carmine ha il potere di contagiarti con l’entusiasmo.
Avevo lavorato con Elia per due stagioni de La porta rossa e per me, ha sempre rappresentato un regista che fa un lavoro meraviglioso sugli attori. Come hai detto tu, compie un grande lavoro sull’ascolto.
Naditza non l’ho costruita da sola. Ma l’ho creata con Carmine, con i ragazzi del cast che mi hanno aiutata a parlare in napoletano, con tutti gli addetti ai lavori che, nonostante la stanchezza, erano sempre lì a regalarci un sorriso. Mare Fuori è una serie incredibile, molto lunga ed impegnativa.
La nostra intervista a Valentina Romani
Mare Fuori è stata apprezzata tanto, soprattutto dai giovani. Che effetto ti ha fatto questo riscontro positivo?
Mare Fuori è una serie che parla a tutti: agli adulti, ai genitori, alle persone che non hanno figli, ai giovanissimi. La serie tocca delle tematiche molto attuali ed importanti. Sono molto felice che una storia del genere abbia avuto un riscontro così entusiasmante. Il messaggio che vogliamo mandare è molto preciso: il mare fuori c’è. La speranza c’è sempre. Credo che sia fondamentale, a volte, ricordare ai ragazzi tutto questo perché l’età adolescenziale è una fase delicata che si porta con sé tante difficoltà e sfide da superare con il mondo esterno.
Nella tua carriera, hai interpretato sempre giovani donne che hanno mostrato voci forti e determinate. La narrazione dei personaggi femminili, all’interno della serialità, sta cambiando, secondo te?
Negli anni, ho interpretato donne coraggiose, giovani donne che, nel loro percorso, sono diventate forti. É inutile negarlo: nel 2021, essere una ragazza è qualcosa di estremamente prezioso ma anche molto difficile. Ci tengo tanto a parlare ai giovani. Nel 2016, ho preso parte al film Un bacio, dove interpretavo Blu. Quel ruolo era molto significativo per me. La storia trattava temi sociali importanti ed attuali come il bullismo e l’omofobia. Se penso a Nadizta di Mare Fuori, penso ad una ragazza piena di energia ed è un lato di lei che amo tanto. Ammiro le persone piene di forza e voglia di fare e lei è un personaggio bellissimo. Di personaggi energici ne abbiamo visti tanti, di donne coraggiose anche. Ce ne sono e ci saranno ed è molto incoraggiante, per me.
Adesso, c’è un ruolo che ti piacerebbe affrontare?
Un ruolo angelico. Adorerei fare un progetto in costume perché le serie in costume hanno un potere di immagine meraviglioso.
So che vorresti essere diretta da Luca Guadagnino.
Sì, mi piacerebbe davvero tanto poter fare un film con lui. Mi piace il suo linguaggio artistico. Credo che sia un regista con una profondità incredibile. Potrei solo che imparare da un’intensità ed una profondità come la sua.
Valentina Romani in Alfredino – Una storia italiana. Foto di Lucia Iuorio
La nostra intervista a Valentina Romani
Che spettatrice è Valentina Romani? Quali sono le serie e i film che hai visto nell’ultimo periodo?
Cerco di guardare un po’ tutto. Non ho un genere che prediligo. Quando ho voglia di sorridere, guardo una commedia. Quando voglio immergermi nella mia profondità, guardo un film drammatico. Adesso, sto facendo una bella carrellata di film Marvel. Recentemente, ho visto Normal People, la serie con protagonisti Paul Mescal e Daisy Edgar- Jones. La considero la serie della vita, un vero capolavoro. Daisy e Paul sono due interpreti meravigliosi. Quando i loro personaggi si guardavano negli occhi, da spettatrice, mi sentivo male. Questa è una storia reale e malinconica. Se la guarda un adulto, ritrova la sua adolescenza. Se la osserva un adolescente, si ritrova nel presente che vive.
La serialità internazionale sta dando molto spazio alle giovani interpreti. Quali sono le artiste che ti ispirano maggiormente?
Sono una persona semplice. Sono proprio come mi mostro. E per questo motivo, mi affascinano molto le persone che, come me, non hanno filtri, non sono agganciate ad un’idea ma al realismo. Ammiro tanto Daisy Edgar-Jones. Nella serie Normal People, questa giovane artista ha fatto un lavoro straordinario, in termini di ascolto. Ha ascoltato i sentimenti del suo personaggio.