J.K. Rowling in carcere? Ecco cosa sta accadendo alla nota autrice di Harry Potter
J.K. Rowling andrebbe "felicemente" in carcere pur di poter avere la libertà di affermare che il vero sesso di una persona sia solo quello biologico
La creatrice e autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, ha rivelato che sarebbe felice di finire in prigione a causa delle sue opinioni sulle donne transgender. Sembra che la Rowling stia rispondendo ad un articolo apparso sul Mail on Sunday, in cui si riportava che un governo laburista in Gran Bretagna potrebbe rendere gli attacchi all’identità di genere un reato penale. I critici hanno detto al giornale che ciò potrebbe comportare pene detentive per coloro che rifiutano di usare i pronomi preferiti di una persona transgender.
J.K. Rowling potrebbe finire in carcere a causa delle sue opinioni sulle donne transgender
“Mi farei volentieri due anni se l’alternativa fosse il discorso forzato e la negazione forzata della realtà e dell’importanza del sesso”, ha detto la Rowling su X, il social network precedentemente noto come Twitter.
La Rowling è diventata una sostenitrice dei diritti biologici delle donne nel mezzo del difficile dibattito trans. Il suo post sembra suggerire che sia disposta a commettere un crimine nel suo desiderio di libertà di espressione (qui il tweet).
J.K. Rowling ha aggiunto che un caso in tribunale sarebbe “più divertente di quanto si sia mai divertita su un tappeto rosso”, prima di iniziare a scherzare con i suoi seguaci sui suoi immaginari doveri in prigione. “Spero nella biblioteca, ovviamente, ma penso che potrei andare bene in cucina”, ha detto. “La lavanderia potrebbe essere un problema. Ho la tendenza a rimpicciolire le cose/a farle diventare rosa accidentalmente. Tuttavia, immagino che non sarà un grosso problema se si tratta principalmente di camici e lenzuola”.
L’idea sul carcere di J.K. Rowling è arrivata dopo che aver pubblicato una foto su X dalla rivista Dazed, che nel 2018 aveva proiettato la dichiarazione “Ripeti dopo di noi: le donne trans sono donne” negli uffici del Ministero della Giustizia britannico. “No”, così l’autrice ha sottotitolato la foto (qui il tweet).