L’ultimo appello: la storia vera a cui è ispirato il film di James Foley
Ripercorriamo la storia da cui è tratto il film di James Foley
L’Ultimo appello è un film di James Foley del 1996 e nel cast vede grandi nomi come Gene Hackman e Faye Dunaway insieme al giovane Chris O’Donnell. La storia raccontata nella pellicola è basata sul romanzo, L’appello dello scrittore di gialli John Grisham pubblicato nel 1994. A sua volta Grisham si è ispirato alla storia vera di un detenuto del Mississippi. Il film sarà trasmesso questa sera su Iris alle 21:00. Scopriamo la storia a cui l’autore si è ispirato e rivediamo la trama de L’Ultimo appello.
L’ultimo appello: chi era Jimmy Lee Grey
L’Ultimo appello(sia Il film che il romanzo) raccontano la storia di Sam Cayhall (Gene Hackman) un membro del Ku Klux Klan che ha bombardato l’ufficio di un avvocato ebreo uccidendo i due gemelli dell’uomo. Accusato per l’omicidio l’uomo viene condannato alla pena di morte nella camera a gas. Ventinove anni dopo, un giovane avvocato decide di prendere il caso di Cayhall pro bono e provare a ribaltare la sentenza. Si scopre che l’uomo non è altro che il nipote di Cayhall, Adam che è in cerca di risposte riguardo al gesto violento dello zio e desidera scoprire di più sulla sua famiglia. Per cercare di risolvere il caso Adam conosce anche sua sia Lee(Faye Dunaway) che lo mette in guardia. Procedendo con le sue indagini Adam scopre che probabilmente Sam non era direttamente coinvolto nella fabbricazione della bomba, ma che fosse presente un terzo complice. Il ragazzo farà di tutto per provare a difendere suo nonno.
Nella stesura del romanzo, John Grisham, si è ispirato ad una vicenda simile realmente accaduta: quella di Jimmy Lee Grey. L’uomo fu condannato per l’omicidio, il rapimento e la violenza sessuale su una bambina di 3 anni, Deressa Jean Scales nel 1976. In quegli anni l’uomo era stato rilasciato in libertà vigilata dopo aver scontato 7 anni dei 20 di ergastolo ai quali era stato condannato per l’omicidio della sua fidanzata sedicenne nel 1968. Jimmy Lee Grey fu condannato a morte con la camera a gas nel 1983 e fu la prima persona ad essere uccisa in questo modo. Ci furono infatti delle polemiche poiché la camera non era attrezzata nel modo giusto e l’uomo reagì al gas che lo stava soffocando battendo violentemente la testa sul supporto della sedia che non aveva nessuna fibbia che lo legasse. A seguito di questo caso lo Stato del Mississippi sostituì la camera a gas con l’iniezione letale.