Oppenheimer, la spiegazione del finale del film di Christopher Nolan
Riprendiamo il finale di Oppenheimer, alla ricerca del significato più profondo dell'ultimo epico film di Christopher Nolan
Oppenheimer (qui la nostra recensione) è finalmente in sala. L’ultima opera di Christopher Nolan, sicuramente uno dei film più importanti dell’anno, porta in scena la parabola di J. Robert Oppenheimer, il Prometeo americano, il padre della bomba atomica. Basato sulla biografia firmata da Kai Bird e Martin J. Sherwin, il film è un epico dramma storico in tre atti, ciascuno dei quali incentrato su un aspetto della vita e la carriera del fisico teorico che ha cambiato le sorti della Seconda Guerra Mondiale e del mondo stesso. Vari piani temporali tra bianco e nero e colori che si intersecano in maniera non lineare, ma estremamente fluida, dagli anni alla guida del Progetto Manhattan alle conseguenze pubbliche e personali di quanto realizzato a Los Alamos, passando per il Trinity test.
Nolan sceglie di dare grandissimo spazio alla questione morale, all’etica, al dilemma che ha afflitto il fisico al confronto con le implicazioni devastanti della sua creazione. Dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, Oppenheimer è diventato l’uomo la cui creazione ha cambiato la Storia, spingendo il mondo sull’orlo costante di un baratro fatto di annichilimento e distruzione. La parabola del Prometeo americano porta con sé riflessioni profonde per tutto il corso del film, ma sul finale vi è un dialogo che porta a interrogarci in maniera ancora più compiuta sulla sua eredità e sul nostro destino. Un momento carico di significato che necessita di una spiegazione. ATTENZIONE: da qui in poi seguono SPOILER sul finale di Oppenheimer.
Il dialogo con Albert Einstein – Oppenheimer spiegazione del finale
Nel finale di Oppenheimer (qui il trailer) ascoltiamo per la prima volta un dialogo tra il fisico teorico e Albert Einstein (Tom Conti). Per la prima volta poiché li vediamo interagire già all’inizio del film, assumendo il punto di vista di Lewis Strauss (Robert Downey Jr.), che li osserva da lontano. Un breve scambio che assume un significato importantissimo alla luce del successo della creazione della bomba atomica e delle sue conseguenze. All’inizio quel che vediamo è solo Einstein allontanarsi con un’espressione cupa in volto, mentre ignora Strauss, convinto in maniera egoriferita che i due stessero parlando di lui. Il film si muove avanti e indietro tra i piani temporali e l’incontro con Einstein è punto focale.
Agli occhi della nuova generazione di fisici cui appartiene Oppenheimer, Einstein rappresenta il passato. Un passato fondamentale, che ha gettato le basi per quello che la nuova generazione di fisici ha portato a compimento e ha lasciato una grande eredità con cui confrontarsi. Ed è con un’eredità simile che dovrà confrontarsi Oppenheimer, ora che la sua creazione è stata testata e sperimentata con un “successo” carico di morte destinato a cambiare per sempre le sorti del mondo.
Come un vaso di Pandora
Dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki quello che si è aperto è un vero e proprio vaso di Pandora. E poco importa che il padre della bomba atomica cerchi di “porre rimedio” a quanto fatto opponendosi allo sviluppo e all’impiego futuro di altre armi di distruzione di massa ancor più potenti (la bomba H). L’ordigno che avrebbe dovuto porre fine a ogni guerra è uno strumento in grado di distruggere l’umanità e il suo creatore lo sa bene. Se per la popolazione di Hiroshima e Nagasaki il vaso di Pandora si è già scoperchiato, per il resto del mondo – Stati Uniti in primis – nulla è cambiato e la prospettiva è nient’altro che vittoriosa. In una sequenza di rara potenza vediamo il protagonista – interpretato da Cillian Murphy, alla sua prova migliore di sempre – rivolgersi a una folla dopo il successo dei bombardamenti.
Pronuncia un discorso che negli intenti dovrebbe essere vittorioso, ed è proprio così che suona alle orecchie di chi lo ascolta. Ma non c’è trionfo nel suo sguardo, mentre le grida di giubilo dei presenti si confondono con quelle di dolore, assordanti, che Oppenheimer sente riecheggiare nella sua coscienza e i volti che ha di fronte si sfigurano come quelli di coloro investiti dal fuoco atomico. E la metafora del vaso di Pandora torna nel finale, volutamente insistita e raggelante, con Christopher Nolan che rende più esplicito che mai il messaggio profondo della parabola che ha portato sullo schermo.
La reazione a catena – Oppenheimer spiegazione
Torniamo al dialogo tra Oppenheimer e Einstein e all’eredità con cui il padre della bomba atomica deve fare i conti. Ed è proprio Einstein, in quel dialogo cui finalmente riusciamo a prendere parte con un punto di vista privilegiato, a spiegare ad Oppenheimer che dovrà convivere con le conseguenze dei risultati ottenuti. Il mondo della Scienza gli tributerà riconoscimenti e deferenti strette di mano, la Storia potrà finire col perdonarlo, ma gli effetti a lungo termine rimarranno quelli di una reazione a catena. La stessa reazione a catena tanto temuta nelle prime fasi del progetto portato avanti a Los Alamos.
Poco prima che l’interazione tra i due giunga al termine, Oppenheimer chiede ad Einstein se si ricordi del racconto della preoccupazione che ha attanagliato i fisici del Progetto Manhattan fino al Trinity test: la possibilità che l’esplosione dell’ordigno atomico generasse una reazione a catena inarrestabile che avrebbe finito per incendiare l’atmosfera e distruggere il mondo. Quando il fisico tedesco risponde di sì e che sarebbe stato impossibile dimenticarlo, l’affermazione di Oppenheimer è raggelante: “Credo che lo abbiamo fatto”. Einstein rimane in silenzio, mentre il peso di quelle parole rimane nell’aria e riecheggia nella mente dello spettatore.
Il significato del finale
Oppenheimer ha davvero generato una reazione a catena inarrestabile e una volta messo da parte l’ego del moderno Prometeo restano i pensieri dell’uomo. La creazione della bomba atomica ha messo in mano agli uomini un fuoco dal potenziale distruttivo che potrebbe distruggere il mondo in qualunque momento. I governi e le potenze mondiali continueranno a progettare e sviluppare ordigni sempre più efficienti e micidiali e la fine del mondo dipenderà davvero solo dalla pressione esercitata su un bottone di innesco. La reazione a catena si è effettivamente innescata. Non come ipotizzato dai calcoli precedenti il Trinity test, ma in un modo altrettanto spaventoso e senza via di uscita.
Rimasto da solo, Oppenheimer ha un’ultima terrificante visione, che si materializza attraverso lo sguardo di Cillian Murphy e si trasforma nel nostro incubo peggiore. È il compimento della reazione a catena, l’innesco senza ritorno, mentre con Oppenheimer guardiamo attoniti una serie di testate missilistiche levarsi verso il cielo e l’atmosfera divorata da una fitta coltre di fiamme. È l’eredità di Oppenheimer, un angosciante presagio di morte pronto a verificarsi in qualunque momento.